Is Arenas, un danno da pagare
16 Giugno 2010Stefano Deliperi
La Corte di Giustizia europea di Lussemburgo ha condannato (sentenza Sez. IV, 10 giugno 2010, causa C-491/08) l’Italia, su ricorso (causa C-491/08) della Commissione europea, per l’avvenuta realizzazione in corso del progetto turistico-edilizio del gruppo immobiliare Is Arenas sulle dune boscate di Is Arenas (Narbolìa – San Vero Milis, OR) senza l’approvazione di un’adeguata valutazione di incidenza ambientale, come sarebbe stato necessario ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora, trattandosi di un sito di importanza comunitaria.
Ha avuto, così, fine lo scandaloso atteggiamento lassista, quando non di pesante compromissione, tenuto dalle autorità nazionali, regionali e locali in favore di una delle più arroganti iniziative speculative mai sbarcate in Sardegna.
Per lunghi anni chi si è opposto a questa speculazione edilizia in palese spregio delle normative di tutela ambientale in maniera disinteressata e trasparente è stato fatto oggetto di pressioni, diffamazioni, iniziative legali prive di fondamento, intimidazioni, in un clima di antipatico isolamento. Ma esiste un giudice in Europa, in Lussemburgo.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico – che hanno inoltrato i ricorsi alla Commissione europea, decisivi per l’apertura della procedura di infrazione e conducono da anni questa lunga battaglia per la legalità e l’ambiente – esprimono forte soddisfazione per la condanna dell’Italia e, mediatamente, della Regione autonoma della Sardegna per violazione della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora. Gli effetti finanziari negativi della condanna saranno oggetto di segnalazione alla competente Procura della Corte dei conti.
La Commissione europea aveva aperto la procedura di infrazione n. 4381/2000 con invio del parere motivato ex art. 226 trattato CE con lettera SG (2001) D/286069 del 9 febbraio 2001 su ricorso delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico n. 2346/1998 e successive integrazioni. Sulla vicenda sono state presentate numerose interrogazioni al Parlamento europeo da parte dell’on. Monica Frassoni (Verdi/A.L.E.), attualmente presidente del Partito Verde Europeo, che hanno ampliato ed approfondito le argomentazioni inerenti la suddetta procedura di infrazione.
Nel 2003 l’allora Ministro dell’ambiente Altero Matteoli provava senza successo a stralciare Is Arenas dalla lista dei siti di importanza comunitaria. Il 22 dicembre 2004 ed il 13 dicembre 2005 venivano inviate altre lettere di messa in mora complementari, senza alcun esito. Nel febbraio 2008 un’ulteriore parere motivato, ancora senza esito. Dopo una serie di attività regionali senza alcuna risoluzione definitiva delle gravi inadempienze, la Commissione europea ha inoltrato (25 novembre 2008) il ricorso (causa C-491/08) alla Corte di Giustizia europea.
Nell’aprile 2009 la Regione autonoma della Sardegna aveva cercato in extremis di correre ai ripari: con la deliberazione Giunta regionale n. 20/01 del 28 aprile 2009 aveva approvato uno stralcio del piano di gestione del sito di importanza comunitaria – S.I.C. “Is Arenas” (ITB032228), con una serie di misure di tutela:
“* riduzione del 10% del volume edificatorio previsto dall’accordo di programma immobiliare del 1997 (222.900 metri cubi di volumetrie complessive, n.d.r.) con l’apertura di corridoi allo scopo di contenere l’eccessivo impatto del tessuto edificato;
*consentire l’attraversamento della fauna e favorire il dinamismo della vegetazione;
* riduzione controllata dei consumi della risorsa idrica per le attività legate al golf, mediante progressiva e graduale sostituzione delle attuali essenze erbacee con altre meno idroesigenti; * ampliamento del perimetro del S.I.C. per una superficie pari a circa 163 ettari a terra, per la tutela dell’habitat dunale, e a circa 3.850 ettari a mare, per la tutela dell’habitat marino praterie di Posidonia Oceanica, secondo la perimetrazione individuata e prodotta in allegato al Piano di Gestione stralcio”.
Ma ormai il danno ambientale è stato fatto, le strutture ricettive sono state aperte, analogamente al campo da golf, e le ville sono in vendita.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico continueranno a fare quanto possibile perché chi ha sbagliato – e ha comportato un danno ambientale – paghi.