Elezioni. A Cagliari la palestra delle politiche Renziane e del pensiero Unico italiano

16 Giugno 2016
claudiazuncheddu
Claudia Zuncheddu

Il risultato elettorale delle amministrative di Cagliari merita un’analisi attenta, non a caldo e distaccata. E’ evidente che tra i principali blocchi politici concorrenti, centro sinistra e centro destra, non c’è chi ha perso, al di là della vittoria di Zedda al primo turno e dell’apparente sconfitta di Massidda.

La riconferma di Zedda sindaco di Cagliari, non è una sua vittoria personale, e ancor meno esclusiva dello schieramento di centro sinistra. Di fatto è la vittoria di un sistema politico variegato e complesso che attorno al potere si è saputo compattare e consolidare. Interi segmenti di centro destra sono transitati all’interno del centro sinistra, e il caso Psd’Az ne è un esempio. Il Partito Sardo che ancora oggi fa parte della minoranza di centro destra nel Consiglio della Regione Autonoma, per le amministrative di Cagliari trasloca nel centro sinistra, ma non prima di essersi caricato di forze di centro destra. Gran parte dei voti dell’UDC sono infatti la dote che questo Psd’az porta al centro sinistra garantendogli la vittoria al primo turno ed evitandogli un rischioso ballottaggio. Per non parlare dei fiumi di voti, che in modo più o meno subdolo, per le contraddizioni interne alla destra sarda, sono confluiti nel centro sinistra.

A elezioni concluse, quindi, possiamo ribadire che nessuna vittoria per il centro sinistra cagliaritano sarebbe stata possibile senza la sua deriva a destra.

L’anomalia cagliaritana in definitiva viene esaltata in Italia come vittoria delle strategie del PD, una vittoria controtendenza rispetto ai risultati elettorali che in diverse città d’Italia hanno decretato la sconfitta e lo scricchiolamento del partito di Renzi.

Un approfondimento necessario da cui non si può prescindere nello scenario politico sardo è il ruolo delle cosiddette forze sovraniste oggi all’interno del cosiddetto centro sinistra che non ha neppure il pudore di definirsi identitario come si proclamava in altre stagioni politiche. Nella Regione Autonoma, elementi di spicco, ieri del centro destra di Cappellacci, oggi sono assessori di spicco della Giunta Pigliaru, mentre a Cagliari sono parte integrante della maggioranza variopinta di Zedda.

Certo è che per i sovranisti, in barba al nome che portano, resta difficile motivare il loro appoggio politico incondizionato ai processi di fusione dei blocchi italiani, del Pensiero Unico, del Partito della Nazione (naturalmente italiana) che la Sardegna dovrà subire.

La Legge elettorale sarda, della precedente legislatura, che come intuivo e denunciavo nello stesso Consiglio della RAS, ha agevolato il bipolarismo italiano, decretando l’esclusione dalle istituzioni di tutte le minoranze politiche a partire da quelle identitarie. Con Renzi l’accelerazione inaspettata di quei processi è stata tale da superare il passaggio successivo previsto dal bipolarismo al bipartitismo perfetto, per celebrare of course la fusione perfetta dei due blocchi italiani, il Pensiero Unico alla base del nuovo sistema oligarchico che vorrebbe avere la sua benedizione con il “SI” al referendum di ottobre sulle modifiche alla Costituzione. Un pensiero italiano che in modo beffardo viene sperimentato proprio nella realtà sarda, dove fermentano da lungo tempo sentimenti indipendentisti, seppur senza mai quagliare in forme di unità politiche importanti come auspicato dal popolo sardo.

Le elezioni di Cagliari rappresentano il laboratorio perfetto di questa sperimentazione tutta italiana che inevitabilmente si è conclusa con la vittoria di un sistema variegato e la sconfitta di un’Idea di unità delle nostre forze, di un progetto tutto sardo che nonostante stenti a decollare, resta l’unica alternativa possibile per il cambiamento e la salvezza economica e sociale della Sardegna nella tempesta della globalizzazione. Ora il PD porta a Roma il suo trofeo sardo Zedda, ufficialmente aderente a Sel, per sostenere la campagna elettorale di Giachetti, e per mostrare in Italia come si può vincere senza ostacoli e senza creare sconfitti all’interno delle lobby della politica italiana.

I veri sconfitti sono stati tutti quei sardi che auspicavano la creazione di un ampio polo civico alternativo ai due blocchi continentali. E’ stata fino ad ora sconfitta l’idea di innescare, a partire dalle esigenze e criticità dei quartieri e dei cittadini cagliaritani, un processo di valorizzazione e di unità di tutte queste forze minoritarie che unite avrebbero rappresentato, anche in Consiglio comunale, l’inizio di un percorso alternativo possibile. Purtroppo ancora una volta hanno prevalso logiche minoritarie e personali perdenti, funzionali alla conservazione del potere e del sistema.

Le stesse logiche di divisione in Sardegna, hanno fatto sì che il brand 5 Stelle, sulla scia della grancassa d’oltre Tirreno, in questa tornata elettorale approdasse in consiglio comunale, interpretando anch’esso un ruolo in commedia, e cioè essere elementi di divisione e di distruzione di un progetto cagliaritano e sardo antagonista ai blocchi italiani sempre più simili. Questo ruolo politico, che gli è congeniale, nasce principalmente dalla totale mancanza di autonomia dei loro militanti nei territori ed è anch’esso funzionale al sistema.

2 Commenti a “Elezioni. A Cagliari la palestra delle politiche Renziane e del pensiero Unico italiano”

  1. Riflettendo sulla città e dintorni… e non solo… | Aladin Pensiero scrive:

    […] Elezioni. A Cagliari la palestra delle politiche Renziane e del pensiero Unico italiano 16 giugno 2016 di Claudia Zuncheddu, su il manifesto sardo […]

  2. Riflessioni su ballottaggi, referendum, città e dintorni… | Aladin Pensiero scrive:

    […] Il trombettiere tace, scansa le telecamere, si nasconde… ma dovrebbe sparire. Perde dappertutto e con percentuali da frana. Doppiato a Roma, surclassato a Torino, malamente spazzato via in Toscana e, giù già, fino a Carbonia. Fassino, uomo di tutti i tradimenti e revisionismi (si è schierato perfino con Marchionne contro i lavoratori) viene rottamato dagli elettori. L’ex sindaco di Torino, da presidente in pectore del nuovo senato della Boschi e di Verdini viene letteralmente cacciato dal municipio. Il trombettiere doveva usare il lanciafiamma contro i dissenzienti, ora è incenerito dal voto in risposta alle sue sparate. L’uomo della divisione, dell’alleanza con Verdini e Alfano, l’uomo del “partito della nazione” viene punito senza appello dagli elettori. L’uomo delle bugie continue, dette in TV ad ogni ora del giorno e della notte: una ripresa continuamente decantata, mentre tutto intorno dice il contrario, le fabbriche che chiudono, i negozi che abbassano le serrande, i giovani disoccupati e maltrattati, la corruzione dilagante in ogni luogo dove il PD mette piede. L’uomo dell’attacco sfrontato alla Costituzione, alla Resistenza e ai Partigiani, l’uomo che deride perfino l’ANPI, l’associazione che racchiude e valorizza i migliori valori dell’Italia migliore, avrà il colpo di grazia ad ottobre, se ci arriva. Renzi, che credeva d’essere furbo, facendosi su misura l’Italicum, proprio con quella legge, sta consegnando il Paese al M5S, che ai ballottaggi è micidiale, li vince tutti di fronte a chi ha usato l’arma della divisione come clava verso gli altri rimanendo solo e così pestando malamente se stesso. La gente capisce che, per risolvere i gravi mali del Paese, ci vogliono anzitutto parole di verità e occorre una grande mobilitazione unitaria. Bisogna unire e non dividere, come nei momenti migliori della vita nazionale. Sarà un caso? Il M5S difende la Costituzione con coerenza e decisione e vince. I pentastellati, mentre gli altri rubano, rinunciano perfino ai fondi cui hanno diritto per legge, non ritirano il finanziamento pubblico, e riducono a metà le loro indennità parlamentari, destinandole a fini sociali. Un esempio non parolaio di etica pubblica e di rigore in politica. Un rilancio dei valori racchiusi nella Costituzione, come frutto della Resistenza. In Sardegna è esemplare la vittoria della Massidda a Carbonia, dove da decenni consorterie, ammantate da sigle partitiche e in lotta permanente fra loro, si dividono, senza ritegno, risorse e poteri conducendo la città negli abissi del degrado più nero, dando al territorio il triste primato della zona più povera d’Italia. Un monito anche alla giunta regionale, la più triste della storia dell’autonomia, disastrosa in tutti i settori, dai trasporti alla cultura, ai settori economici. E’ un risultato in parte nascosto dal successo di Massimo Zedda a Cagliari, frutto, tuttavia, di un convergenza sul trasformista di SEL del voto moderato dei benpensanti che si accontentano dei giardinetti nuovi e dei marcipiedi, come già fecero con le piazzette di Mariano Delogu. Questo giugno elettorale segna uno spartiacque nella politica non solo locale. Dopo la caduta di Berlusconi si avvia la sepoltura del berlusconismo impersonato da Renzi. ————————– Elezioni. A Cagliari la palestra delle politiche Renziane e del pensiero Unico italiano 16 giugno 2016 di Claudia Zuncheddu, su il manifesto sardo […]

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