11 novembre sciopero!

10 Novembre 2011

Mariano Carboni

Ancora una volta, siamo costretti a ricorrere allo strumento dello mobilitazione e dello sciopero, per richiamare l’attenzione sui gravissimi problemi presenti nella nostra isola. In più di una circostanza abbiamo rivendicato il rispetto degli impegni assunti, dalla Giunta Regionale Cappellacci e dal Governo Berlusconi, a partire dall’attuazione di un Grande Piano di Rinascita della Sardegna, che fosse in grado di creare nuova occupazione, di superare la condizione di precarietà dell’economia e del lavoro, di dare corso a tutte quelle attività immediatamente cantierabili, ancora ferme a causa di inaccettabili ritardi burocratici, si pensi all’infrastruttura GALSI. E’ stato detto e scritto, in tutti i documenti ufficiali, che la Sardegna non avrebbe potuto rinviare l’attuazione di un’efficace programma straordinario per il lavoro, in grado di contrastare l’incremento delle percentuali di disoccupazione dei giovani, degli ultracinquantenni e delle donne.
Inoltre, sono anni, o forse decenni, che si cita il tema dello sviluppo equilibrato, che si parla dello spopolamento delle zone interne, che ci si interroga sul come contrastare questa tendenza, che si pone il problema del sostegno del settore primario, della valorizzazione delle risorse ambientali e forestali, dell’utilizzo della risorsa enogastronomica, dell’allungamento della stagione turistica. A questo punto mi chiedo: che cos’altro deve succedere, prima che si passi dalle parole ai fatti? Non bastano le percentuali di disoccupazione e di inoccupazione in continua evoluzione? E’ tollerabile il fatto che, a fronte di una forza lavoro di circa 570.000 unità, oltre 100.000 persone stiano beneficiando dei vari strumenti di ammortizzazione sociale, vale a dire, tutte le forme di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione?
Come si pensa di scongiurare i licenziamenti di decine di migliaia di persone, in cassa integrazione a causa della crisi, che non possono beneficiare perennemente del sostegno al reddito? Quali settori bisogna sostenere e sviluppare per uscire dalla crisi? Quale politica economica ed industriale regionale si pensa di attuare? Con quali risorse? A tutti questi interrogativi bisogna dare una risposta sé si vuole scongiurare un disastro dalle proporzioni gigantesche, avendo la consapevolezza che il tempo a disposizione è limitato.
La Cgil, il Sindacato Confederale, stà provando a fare la sua parte! Non si sta limitando ad assumere un ruolo protestatorio, si sta assumendo le sue responsabilità, si è fatto promotore di numerose proposte ed ha sottoscritto svariati accordi, finanche, con la Giunta Cappellacci. Prova ne è, il fatto, che uno dei punti qualificanti, posti alla base dello sciopero generale regionale, dell’11 novembre 2011, è il mancato rispetto dell’accordo sottoscritto, presso la Regione Sardegna, in data 04 giugno 2010. Quando fù sottoscritto, si convocò una conferenza stampa e si dichiarò, con molta enfasi, l’importanza del contenuto di tale accordo, sia per quanto riguardava lo sviluppo della regione, sia per quanto concerneva la condizione lavorativa ed occupazionale di migliaia di sardi. A distanza di 15 mesi, che fine hanno fatto quelle considerazioni? Perché non si è dato corso a quell’impegno? Anche queste domande esigono una risposta!
E poi, lo sciopero regionale ha anche un’altra finalità.
Noi non ci vergogniamo di dire di essere assolutamente contrari a politiche meramente assistenziali. Vogliamo avere la possibilità di guadagnarci lo stipendio mensile, vivere grazie al nostro lavoro e non attendere  i chiari di luna della cassa integrazione. Sappiamo che queste risorse non sono illimitate e che prima o poi finiranno. Preferiremo essere artefici del nostro futuro, contare sulla nostra intelligenza e creatività. Siamo oggi nella condizione di farlo?
La mia, modesta, risposta è no! Non possiamo farlo perché la politica non riesce a programmare il futuro e non conosce neppure, può apparire paradossale, l’ammontare delle risorse di cui dispone. Fino ad oggi non si è risolto il contenzioso Stato – Regione  sull’ammontare delle entrate a favore della Sardegna. Anche questa situazione è intollerabile. Noi sardi abbiamo il diritto, perché lo dice la Costituzione Repubblicana e perché lo ribadisce lo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna, di disporre, con certezza, senza ricatti ed indebite sottrazioni delle risorse che ci consentono di programmare il nostro futuro, di alimentare i servizi minimi essenziali, e di migliorare la condizione infrastrutturale.
Non possiamo tollerare che queste risorse siano utilizzate, impropriamente, dal governo Berlusconi per pagare l’ennesima cambiale in bianco a favore della Lega Nord di Umberto Bossi. Per tutte queste ragione è prevista una grande giornata di mobilitazione che, considerando i temi oggetto della discussione, vedrà la partecipazione di migliaia di sardi. Ci vediamo in Piazza Giovanni XXIII  a partire dalle ore 09,00.

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