Il territorio, un giacimento d’interessi
31 Dicembre 2008
Sandro Roggio
Ora è più chiaro, anche se c’erano pochi dubbi. Le brutte storie che tempestano i governi locali c’entrano molto con il governo del territorio, giacimento d’interessi grandi. Dietro ogni brutta storia si nasconde un guasto ai luoghi, una catena di alterazioni ai paesaggi, botte ai beni culturali. Se si tratta di reati si vedrà. Intanto i casi controversi si ampliano costantemente, come si è visto in questo scorcio del 2008, ma in modo occasionale e convulso si propongono all’opinione pubblica. Sono trattati dagli organi d’informazione a traino di una indagine giudiziaria, sull’onda curiosa di confuse intercettazioni, ma senza curarsi di spiegare il quadro, salvo lamentare genericamente la bruttezza delle città costruite in questi decenni. C’è grande attenzione alle decisioni che riguardano economia, sanità, giustizia, dalle quali certamente dipendiamo. Eppure sono scelte reversibili (lasciando strascichi serissimi, si capisce, e numerose vittime). Ma le scelte sbagliate che si riflettono nella forma del territorio, occorre riconoscerlo, sono più resistenti e direi irrimediabili. La domanda che occorre riproporre, nello sfondo di fatti recenti, come quelli di Napoli, Firenze, ecc., è se nelle scelte i governi locali, anche quelli di sinistra, siano stati attenti a non cedere, oltre la soglia raccomandabile, agli interessi di pochi nel nome della modernizzazione. La risposta è agevole. Anche perché l’impressione è che nel frattempo le cose siano peggiorate proprio in linea con l’idea di mediare al ribasso su tutto. Che a qualche buon principio nei programma corrisponda la spregiudicatezza dell’ azione locale faidate è ormai evidente. Altrimenti non ti spieghi il discredito dei partiti. E rieccoci a discutere della superiorità morale della sinistra. Sempre meno sicuri, questa è una novità, che da destra non ci possa essere prima o poi un’attenzione inedita su questi temi. Non mi sorprenderei se accadesse. Stare a sinistra ha significato per molti di noi la scelta di sostenere un progetto a vantaggio dei gruppi sociali più sfortunati a vivere meglio. E non per garantire l’interesse di pochi. Nell’epoca del craxismo si chiese che i vincoli morali fossero recisi di netto per andare spediti verso la liberta e la ricchezza, con spregiudicatezza e cinismo a volta riconoscibili negli atti amministrativi (quelli urbanistici si prestano assai). Ora si capisce quanto quel messaggio sia penetrato, fino ad incrinare la diversità di sinistra, nonostante Berlinguer e il suo richiamo all’austerità (non caso tempestivamente associato all’urbanistica nel titolo di un libro). Che quel messaggio sia sembrato troppo di sinistra soprattutto a sinistra?