Roma, 16 ottobre
16 Ottobre 2010FIOM
Il lavoro è un bene comune. Diritti, Democrazia, Legalità, Lavoro, Contratto. Sono queste 5 parole la base della manifestazione nazionale indetta dalla Fiom e aperta a coloro che sentono la necessità e l’urgenza di rispondere all’attacco e alla prepotenza dichi sta utilizzando la crisi per annullare le conquiste sociali, a partire da quelle ottenute con le lotte del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, e riportare la società in un passato in cui vale solo la legge del più forte. Una regressione materiale, civile, culturale, in cui le disparità e gli egoismi crescono senza limiti e la finanza decide sulla materialià delle condizioni di vita.
Sarà una manifestazione di parte, dalla parte di chi ha pagato questa globalizzazione dei mercati e delle merci secondo un modello di consumo inarrestabile delle persone e dell’ambiente. Sarà la manifestazione di chi rifiuta di considerare lo sfruttamento e l’impoverimento come conseguenze inevitabili della concorrenza fra imprese e del diktat del pareggio di bilancio per gli Stati.
Diritti
Quella del 16 ottobre è una manifestazione per i diritti dentro e fuori i luoghi di lavoro. Non è accettabile lo scambio lavoro-diritti che la Fiat di Marchionne vuole imporre e che questo Governo e la Confindustria hanno considerato come modello generale da estendere a tutto il mondo del lavoro. Rifiutiamo la logica per cui si è tutti precari, per tutta la vita, perché il lavoro è solo un costo e non invece il valore che si dà all’operare collettivo e individuale per contribuire al miglioramento sociale. Noi siamo perché si rafforzino i legami di solidarietà, rivendicando pari diritti e dignità per tutte e tutti, al di là dell’azienda o servizio in cui si lavora, del tipo di rapporto di lavoro, della nazionalità.
DemocraziaLa democrazia non è una perdita di tempo per chi ha il compito di decidere e produrre.
Senza di essa c’è l’imposizione autoritaria che porta alla regressione e all’imbarbarimento dei rapporti sociali; così Federmeccanica pretende di cancellare il contratto nazionale di lavoro conquistato con decenni di lotta, negando ai lavoratori la possibilità di pronunciarsi. Noi rivendichiamo il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere sulle piattaforme e sugli accordi che li riguardano attraverso il referendum e di partecipare con pari dignità nella definizione delle proprie condizioni, facendo pesare il proprio punto di vista. Perciò ci opponiamo all’attacco al diritto di sciopero garantito dalla Costituzione e avanziamo una proposta di legge su rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali nei luoghi di lavoro.
Legalità
Vogliamo una legalità che sia certezza di parità di diritti, che liberi lo Stato, l’economia, i servizi pubblici, i beni comuni dal peso insopportabile della connivenza fra interessi mafiosi e criminali con affari e finanza e ci opponiamo alla logica delle leggi fatte per garantire privilegi ai potenti e per opprimere i più ricattabili, a partire dai migranti. Siamo per una legalità a sostegno della democrazia e dei diritti cominciando dal diritto al lavoro in uno sviluppo sostenibile nel Mezzogiorno d’Italia e nel resto del paese.
Lavoro
Il riconoscimento del valore sociale ed economico del proprio lavoro è alla base del rispetto della dignità della persona; il diritto al lavoro è l’elemento che unifica e ribalta il paradigma della concorrenza fra poveri per rivendicare giustizia sociale.
Non si possono considerare le donne e gli uomini che lavorano come una merce, da usare finché serve e buttare quando è logorata. La precarietà è diventata il tratto distintivo dello sfruttamento di questo secolo, sia per chi ha un’occupazione stabile ma sempre a rischio secondo le convenienze di mercato, sia per chi ha rapporti di lavoro a termine come condizione normale, sia per chi il lavoro non lo trova. L’effetto di tanta precarietà nel lavoro è una insicurezza sempre più estesa e l’attacco ai diritti e alla democrazia.
Contratto
La logica delle deroghe, ultima fase dell’attacco al contratto nazionale di lavoro, porta alle estreme conseguenze di un suo vero e proprio superamento.
Senza il contratto collettivo i rapporti di lavoro diventano rapporti di tipo commerciale, il proprio lavoro si vende come un qualsiasi oggetto materiale in un rapporto fra il singolo lavoratore e chi lo assume. È la fine del diritto del lavoro come si è sviluppato in quasi due secoli di storia.
L’obiettivo di questo Governo, attraverso gli interventi legislativi sostenuti dalla Confindustria, è l’attacco allo Statuto dei lavoratori. La contrattazione prevede il confronto fra parti a pari dignità, conflitto e mediazione sociale; il contratto collettivo riconosce pari diritti a parità di lavoro, respinge i ricatti e costringe le imprese a misurarsi su convenienze fondate sulla qualità e non sul peggioramento delle condizioni di vita e lavoro. Per questo la difesa del contratto collettivo è la priorità per salvaguardare i diritti, la democrazia, la legalità, il lavoro.
16 Ottobre 2010 alle 18:24
La manifestazione di Roma sta andando davvero bene. Piazza S. Giovanni è piena e rossa. Il tentativo di isolare la CGIL, e dentro la CGIL la FIOM in particolare e la sua linea di intransigente opposizione al modello Marchionne, ha oggi un ostacolo più serio. E’ la vera risposta politica, di massa, alle gravi politiche sindacali di CISL e UIL. Il no al modello di Pomigliano non è isolato, e lo sapranno cogliere in molti anche dentro la CGIL.
C’è pure la Sardegna, nel corteo e nelle parole dal palco. Operai, studenti, cassaintegrati: si parla di lavoro, diritti, democrazia. Non si sentono le stanche e vecchie e vuote formule del dibattito in corso su Statuto sardo e sovranità. Qua la “lingua comune” è una sola: quella del lavoro come diritto inalienabile.
La FIOM e i suoi lavoratori, che ringraziamo, ci ricordano che è innanzitutto attorno alla centralità dei diritti del lavoro che si costruisce e difende la democrazia, e che si (ri)costruisce la sinistra.
17 Ottobre 2010 alle 10:31
L’emozione e la ragione vanno assieme, nella lettura della straordinaria giornata di ieri. Ma dopo il commento ‘a caldo’ che abbiamo inserito dalla redazione, a qualcuno va di discuterne?
Ci provo con qualche osservazione. Vi è un preciso segnale alla sinistra che viene dai metalmeccanici, ma non serve ispirarsi ad essi cavalcandoli, come alcuni leader politici hanno fatto ieri in piazza, se se non vi è una vera pratica politica di ‘riferimento’ operaio.
La centralità del lavoro, pur nelle forme proprie del III millennio, è per un partito di sinistra irrinunciabile, senza equidistanza fra padroni e FIOM.
Oggi la FIOM del ‘no al modello Marchionne’ è la realtà operaia organizzata più strutturata e di massa, e il suo segnale va quindi tenuto in debita considerazione.
Infine: sono certo che la reazione operaia di ieri e la sua capacità di attrazione verso altre categorie in lotta – nella forma e nella qualità, che è anche numerica – abbia sorpreso molti.
E, lo dico con rispetto e stima, mi auguro che nell’affermazione di Vendola che nella piazza di ieri individuava il cantiere, la fabbrica della sinistra, non ci fosse una localizzazione tutta e solo concettuale di cantieri e fabbriche che in realtà sono ben altro, e che la sinistra, che sembra averli smarriti, farebbe meglio a rifrequentare.
17 Ottobre 2010 alle 12:05
Natalino Piras (molti non lo sanno, è anche un ex FLM…) ha scritto una poesia ‘operaia’ – In Memoria della Rivoluzione d’Ottobre – pubblicata sul suo sito e che rilanciamo volentieri. Selezionate questo link.