28 aprile
30 Aprile 2011Marco Ligas
28 aprile 1971: insegno a Carbonia. Finita la lezione ho fretta di rientrare a Cagliari: là troverò i compagni con i quali la sera prima abbiamo organizzato la diffusione del primo numero del Manifesto. È una circostanza importante, da mesi parlavamo di questa iniziativa editoriale e finalmente, dopo molteplici difficoltà, si concretizzava. Non aspetto il rientro a Cagliari per acquistare il Manifesto. Appena esco da scuola lo compro nella prima edicola che trovo.
“Dai duecentomila della Fiat riparte oggi la lotta operaia. È una lotta che può far saltare la controffensiva padronale e i piani del riformismo ….”. È un titolo impegnativo, mi dico, soprattutto per noi sardi che non abbiamo mai vissuto lotte operaie così decisive.
Sempre nella prima pagina c’è l’articolo di Pintor: un giornale comunista. Pintor spiega le ragioni di questa iniziativa: “… le stesse che ci hanno fatto vedere nella ribellione operaia e studentesca di questi anni una nuova occasione storica per l’avanzata del comunismo”.
Non ho il tempo per leggere tutto, mi limito a vedere i titoli e mi dirigo verso la sede Manifesto in via Manno. Non trovo però l’entusiasmo che mi aspettavo, al contrario visi delusi e incazzati: il giornale a Cagliari non è arrivato e perciò non è stata possibile la diffusione militante.
Arriverà in ritardo e la diffusione sarà ridotta, rinviata al giorno successivo. È il primo tributo che abbiamo pagato ad una pessima distribuzione, questo incidente si ripeterà spesso nel corso degli anni e ancora oggi lo subiamo.
Superata la delusione del primo giorno il Manifesto si riprenderà rapidamente sia a Cagliari che in tutta la Sardegna. Subito dopo nel solo capoluogo se ne venderanno più di 1000 copie: è il segno di un consenso che si è faticosamente costruito e ancora oggi questo legame è presente e viene difeso con tenacia.
28 Aprile 2011 alle 09:36
Quel 28 aprile a Cagliari ci demmo appuntamento nella sede del Manifesto in via Manno per commentare insieme il primo numero e per fare diffusione militante: la sede stava proprio nel centro cittadino, bastava scendere per strada. Ma la delusione e la rabbia furono grandi. Il giornale non arrivò. Disguidi nella distribuzione, che stranamente fu regolare in provincia. Telefonate al distributore locale, alla redazione a Roma, ma niente da fare. Il giornale arrivò solo in tardissima mattinata, quando ormai molti compagni erano andati via. Comunque tornò l’allegria. Ognuno di noi leggeva la sua copia. la guardava con compiacimento. Il titolo era scoppiettante, i commenti entusiastici e pensare che sarebbe uscito tutti i giorni ci dava una grande gioia e sicurezza.
Andrea Pubusa Cagliari
29 Aprile 2011 alle 19:12
Il Manifesto ha dodici anni più di me, e a lui guardo come a un fratello maggiore infatti. Non un padre, perchè i padri giustamente ci avete insegnato ad ‘ammazzarli’ (in senso freudiano, beninteso!). E’ un fratello maggiore, un fratello che ne ha viste tanti, con cui confrontarsi e a cui chiedere consigli nei momenti difficili. Un fratello che, da ben 40 anni, è dalla parte del torto. E speriamo continui ad esserlo ancora a lungo, dalla parte del torto.
2 Maggio 2011 alle 10:25
Mi trovavo a Macomer quel giorno del 28 aprile, avevamo poco piu’ di vent’anni qualcuno anche di meno, avevamo una riunione ALL’UNLA, qualche compagno arrivo’ di pomeriggio e portò il manifesto, ovviamente la curiosita’ fu tanta. Da quel giorno per me come per molti altri IL Manifesto diventò un punto di riferimento certo, era una dispensa, una vera scuola di politica e di coerenza sul piano morale e sul piano etico, siamo cresciuti leggendo il manifesto. Non c’era crisi politica per noi in quel periodo perche’ bastava leggere Il Manifesto e tutto diventava piu’ chiaro.
Oggi un po meno, pazienza non si puo avere tutto dalla vita, eppoi i Grandi non non si ripetono.
10 Luglio 2011 alle 17:54
Io non ho solo ricordi: ho anche la quasi totalità dell’annata del ’71, orfana… del numero del 28 aprile naturalmente ed anche di qualche altro.
Per quanto difficile fosse operare e lottare, erano tempi…quelli, in cui si poteva coltivare la speranza di un giorno migliore.
Auguri a tutti.