Patto di mutuo soccorso
16 Gennaio 2008
Raffaello Ugo
Non ho letto il libro “La casta” poiché sono debole di stomaco e non lo leggerò. L’irritazione e il sospetto con cui percepisco i politicanti non ha alcun bisogno di elementi di sostegno. Burattinai delle emozioni. Preferisco le emozioni, sentirmi parte del tutto piuttosto che appendice di qualcosa. A Decimoputzu il 29 dicembre c’erano gli agricoltori strangolati dalle banche e guardando le loro facce vedevo gli indios di Oruro che approvavano la Costituzione della Bolivia. C’erano gli operai abbandonati al loro destino dalla Unilever e pensavo agli operai della Zanon argentina. C’eravamo noi del social forum e del Comitato antiG8. In un salone strapieno di esseri umani “scorticati” si rifletteva sul dolore condiviso. E il coordinatore di Altragricoltura Gianni Fabbris aveva ben chiaro il panorama. Non c’è nessuna lotta corporativa da sostenere. Oltre lo strozzinaggio delle banche in Sardegna lui indicava un orizzonte ancora più lontano, il problema della “sovranità alimentare” e della “filiera corta”. Qui come in Burkina Faso. E quando decine, centinaia, migliaia di esseri umani guardano dalla stessa parte la visione si stratifica in emozioni che moltiplicano la propria forza uscendo dall’individualità e diventando anima collettiva. Quando gli indigeni di Cochabamba si facevano ammazzare per le strade rivendicando il loro diritto all’acqua non erano soldati di qualche esercito spinto in guerra ma un assoluto che semplicemente dichiarava “io sono”. Chi cerca di imbrigliare il dissenso incanalandolo e depotenziandolo come hanno fatto sindacalisti e politici nella vicenda di Unilever è già stato privato dell’anima. Che l’abbia venduta o gli sia stata rubata è un problema suo. Gli esseri umani chiedono altro. Chiedono dignità e la dignità non si trova nella atomizzazione dei conflitti ma nella condivisione di un orizzonte. Nella vicenda del parcheggio di via Manzoni a Cagliari una donna commentava perplessa al termine di quelle giornate: “Ma adesso che avevamo cominciato a comunicare tra noi vicini dovremmo già rinchiuderci in casa?”. Perché è proprio il rivoluzionario “diventare tutti parte della stessa cosa” che terrorizza i prestigiatori del “voglio essere molto chiaro su questo” e “se no le persone non ci capiscono”. I cittadini non sono più individui soli davanti al televisore ma diventano un interlocutore carico di un energia deflagrante. Compito del Movimento e quello di fare da lievito. L’esperienza del cittadino che subisce un torto e cerca giustizia è spesso faticosa e frustrante e richiede grandi energie ma, quando è un gruppo di persone che si muove, il sostegno che ognuna riesce a dare agli altri moltiplica le energie e il senso di responsabilità. La convinzione di fare la cosa giusta fa il resto. Per questo è necessario far maturare la visione d’insieme che colleghi i diversi episodi e in questo senso il patto di mutuo soccorso è un esperienza con un grande passato e con enormi potenzialità per il futuro. La spazzatura di Napoli e la base Dal Molin non ci riguardano? La guerra in Iraq e le elezioni negli Usa sono problemi troppo lontani? A me vengono in mente due frasi ben note: «Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo.» (José Martì). “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.” (“Lettera ai giudici” di Don Lorenzo Milani). La condizione umana non consente grandi voli e la dignità richiede un impegno che va ben oltre la ricerca della soluzione ai propri problemi personali. C’è là fuori, al freddo, da combattere contro l’insopportabilità dell’ingiustizia. E se anche ogni volta la sensazione è di ricominciare tutto da capo, pure “bisogna immaginare Sisifo felice”.