Prove di G8
16 Marzo 2008Raffaello Ugo
Dopo Genova, se penso alle forze dell’ordine, mi vengono in mente solo schizzi di sangue sul muro e corpi martoriati. Credo che anche molti poliziotti quando pensano ai noglobal vedano sangue da tutte le parti. Solo che il sangue che vedono non è probabilmente il proprio e questo credo che dipenda in buona parte dalla diversa attrezzatura con cui si va alle manifestazioni. Detto questo è inutile negare che qualche idiota che non vede l’ora di menare le mani si trova sempre. Detto così sembra troppo semplice. Ci vuole anche una strategia. Ma senza esagerare. Diciamo che ci vuole una ricetta sicura. Bene. C’è. Tanto per non sbagliare si può cominciare individuando un pericolo abbastanza riconoscibile ma i cui contorni sfumino nell’indistinguibile, per esempio gli anarcoinsurrezionalisti o i terroristi in generale, la più grande trovata linguistico/mediatica dal 1 settembre 1939 data di invenzione delle guerre umanitarie. Certo, per far le cose in grande occorrerebbero grandi fondi, strutture, tanta gente che lavora nell’ombra. Ma, in piccolo, può bastare anche qualche funzionario zelante delle forze dell’ordine che deve mostrare il lavoro prodotto ai superiori. Ci sono persone che hanno un gran fiuto e sentono da dove tira il vento. Poi ci vuole un attentato. Detto così sembra brutto ma sennò facciamo solo chiacchiera. A Genova ci furono due o tre piccole bombe di dubbia origine nei giorni precedenti la mattanza e a un giovane militare una di queste scoppiò anche, purtroppo, tra le mani. Ma non conviene essere troppo impressionabili. Funziona. Certo importante è organizzarsi per tempo. Ed è bene far bollire la pentola partendo col fuoco basso. Basterebbe per esempio, già in questi giorni, far circolare un documento in cui si suggerisce che ci sono buoni motivi per riservare una sorveglianza speciale a delle persone individuate come capro espiatorio. Certi venticelli velenosi qualche traccia comunque alla fine la lasciano. Importante in questa fase è creare un clima. Più avanti si potrebbe arrestare qualcuno per dare un segnale più forte del tipo: siete tutti sotto tiro. Tanto i processi durano anni e nel frattempo il risultato è ottenuto. A nessuno fa piacere entrare nel mirino di polizia o carabinieri. Si creerebbe così anche un vuoto intorno al capro espiatorio che semplificherebbe molto le cose. Ci sono, d’altra parte, persone che si prestano facilmente al gioco. A volte sono solo ragazzi che fanno quello che fanno molti ragazzi mentre crescono, frequentano posti “alternativi” e hanno un sincero bisogno di veder cambiare il mondo. Se le forze dell’ordine fossero educate li seguirebbero come si seguono i figli un po’ vivaci, lasciandogli il tempo di cambiare idea e compagnie cento volte. Ma questo non porterebbe certo ai risultati richiesti e non è spendibile politicamente. Vuoi mettere il chiasso di un bell’arresto di massa? Che può avvenire indifferentemente prima o dopo l’attentato. Nel primo caso la tensione sale e la fiducia nelle forze dell’ordine aumenta, nell’altro la percezione sarà che il pericolo sia più grande di quello che si temeva. Fa insomma sempre gioco. La scelta va valutata a seconda delle circostanze. Secondo alcuni comunque con l’attentato lo spettacolo ci guadagna. E qualcuno che si presta al gioco anche senza saperlo si trova. Ci sono quelli che pensano di essere eroi e ci sono quelli disperati. Infine si sistemano delle batterie antiaeree sui tetti. A quel punto il grosso del lavoro è fatto. Basta lasciar cadere un cerino, non ci vuole mica il lanciafiamme. C’è, è vero, un altro problema. Le persone che si scontreranno poi fisicamente arriveranno così vicino gli uni agli altri che potrebbero guardarsi negli occhi e c’è quindi il rischio reale che vedano altri esseri umani. Anche in questo caso le soluzioni ci sono e di provata efficacia. Durante gli scontri di piazza Tien an men i corpi dell’esercito erano stati scelti tra quelli delle regioni più lontane della Cina perché non potessero comunicare con i manifestanti. Qui, per il g8 si potrebbero scegliere divisioni sudtirolesi o persino battaglioni dal napoletano, tanto la nota mimica sarebbe impedita dalla divisa corazzata. Comunque è una scelta da prendere seriamente in considerazione perché se cominci a parlare con qualcuno, difficilmente finisci per massacrarlo. Meglio evitare di fraternizzare, c’è sempre il rischio di arrivare alla conclusione che tutti gli uomini hanno più o meno le stesse esigenze e desiderano le stesse cose. E questo sarebbe un po’ destabilizzante. Un bel casco con visiera oscurata è un messaggio efficace ed univoco. Naturalmente poi ci sono anche persone perbene tra le forze dell’ordine ma detesto i ristoranti che non espongono il menu. Quelli del “famo noi dottò” mi lasciano perplesso. Si sentono certe brutte voci su cosa succede nelle cucine. Ma brutte. Quando proprio non ho voglia di cucinare io vado dalla mia mamma. Lei di sicuro ha le mani pulite.