Non e’ tutto oro
16 Giugno 2008
Chiara Fabrizi
Londra. Un mese e una settimana dopo la caduta dello storico Ken Livingstone e l’elezione del nuovo sindaco Boris Johnson Londra vive sempre lo stesso meraviglioso e paradossale status di capitale del mondo. Un organizzazione capillare in grado di permettere a 14 milioni di persone di vivere una quotidianità di discreto livello e, visti i tempi duri che la politica mondiale sta vivendo, non é cosa da poco. Organizzare 14 milioni di persone é di per sé molto difficile, ma organizzare 14 milioni di persone di diverse nazionalita’ credo sia decisamente più difficile. La più grande tra le “skills” di questa capitale europea, importantissimo centro nevralgico dell’economia finanziaria, é appunto quella di saper accogliere chiunque desideri “traslocare” per qualche tempo. In effetti, sono davvero tante le persone che decidono di lavorare a Londra per un periodo di tempo più o meno lungo; le ragioni possono essere diverse come l’assenza nel paese di provenienza di qualsiasi offerta lavorativa soddisfacente per cui il rumeno, il bulgaro, l’ecuadoreno, il boliviano partono alla volta di Londra con l’intenzione di lavorare duramente per qualche anno per poi tornare a casa con una certa quantità di denaro, non é poi cambiato di molto il mondo. Altra ragione piuttosto frequente, soprattutto tra i giovani spagnoli, italiani, francesi e greci é quella relativa alla lingua, non ho nominato i tedeschi perchè loro l’inglese lo imparano a scuola e a 16 anni quasi tutti i giovani tedeschi parlano un inglese di buon livello. Questi giovani europei vengono a Londra, lavorarono, molti studiano nelle scuole, vivendo una vita frenetica ma assolutamente gratificante da numerosi punti di vista. Poi ci sono i business-men, uomini di affari più o meno emergenti, più o meno importanti, impiegati nelle centinaia di aziende creditizie presenti nella city, anche loro provenienti da qualsiasi parte del mondo. Poi c’è la grande massa di orientali la cui attività principale é la vendita di qualsiasi oggetto esistente sul mercato: dal phone centre all off license – piccolo market, il più delle volte aperto fino a tardi, dove puoi trovare sigarette, alcolici, alimentari e molte altre cose. E gli inglesi dove sono? Sicuramente a Londra non ce ne sono molti altrimenti non troverebbe ragione la frequente affermazione popolare secondo la quale “London is London, is not England”. E così questa città, motore economico e avamposto di ogni sorta di novità, permette che milioni di stranieri vadano ad abitare e a formare il vero popolo di questa capitale. Si tratta di una grande prova di intelligenza che merita applausi. E’ paradossale vivere la quotidianità londinese, con i suoi bus e tube piene di centinaia di quieti e miti stranieri, e ritrovarsi alla fine della giornata a leggere nel Manifesto che in Italia si sta vivendo una vera e propria caccia allo straniero. Ma, come spesso accade, non è tutto oro quello che luccica, l’amministrazione londinese riesce attraverso dei servizi, a parer mio ineccepibili, ad offrire ai sudditi di sua maestà un importante appoggio nell’affrontare le esigenze quotidiane; appoggio che evita e che cerca di contenere un clima potenzialmente ostile dovuto alla frenetica e stancante vita in una capitale delle proporzioni di Londra. Paradossalmente un apparato politico-amministrativo in grado di organizzare una collettività cosi vasta e variegata rimane assolutamente inerme di fronte a uno dei maggiori problema di Londra: il proliferare delle gang. Ragazzini dai 12 ai 16 anni dal coltello veloce sono in grado di seminare il panico in qualsiasi momento. Da quel che si legge nei giornali il disagio dei ragazzi non si manifesta solo nelle gang, si tratta di un fenomeno molto più vasto che inizia nelle scuole, dove il livello di istruzione è in discesa libera e continua negli ambienti familiari per poi riversarsi nelle strade. Appare più giusto affermare che le gang sono gli effetti di una serie di mancanze che i giovanissimi vivono, tutti i giorni, sulla loro pelle. Ovviamente il problema è al centro di un grande dibattito politico che ha gia messo in atto la sua prima linea guida: pugno duro. Boris mette in campo, o meglio in strada, tutti gli uomini e i migliori mezzi a disposizione per iniziare la lotta alla criminalità giovanile. Perciò non è apparso strano vedere, nell’ultimo mese, controlli a base di scanner e pistole all’interno delle stazioni metropolitane più frequentate; e non é sembrato strano nemmeno vedere sul famoso bus numero 14 una perquisizione a quattro mocciosi, arrestati perché in possesso di più di 60 coltelli, una ventina di pistole e oggetti pericolosi. Dopo i controlli a tappeto il SuperSindaco decide, insieme al suo staff, di vietare gli alcolici nelle metropolitane e negli autobus dal primo giugno. Come dicevo prima non e’ tutto oro quello che luccica.
19 Giugno 2008 alle 17:02
Il mondo ci appare sempre più globalizzato, sempre più simile a se stesso.
Ma a volerla leggere bene questa realtà, così come è riuscita a fare Chiara, ci rendiamo conto che ogni fenomeno sociale che genera pericolo provoca, molto spesso, reazioni uguali e contrarie allo stesso pericolo che si vuole controllare o combattere. Il confine tra le realtà sociali inclusive e tollerante e quelle dominate dalla paura e intolleranti è veramente molto sottile e il passaggio dall’una all’altra può essere più repentino di quanto si creda. Londra è sicuramente un esempio mirabile di integrazione di popoli molto diversi, una vera e propria Babilonia: su questo non c’è dubbio. Ma quando la politica e i suoi rappresentanti perdono la capacità di generare azioni volte a risolvere i problemi e si limitano a vestire i panni dello sceriffo, allora il rischio è che i divieti, i controlli, i metal detector, gli arresti etc etc diventano l’unico rimedio possibile e, in quanto tale, il più pericoloso.
19 Giugno 2008 alle 21:13
Criminalizzando gli stranieri e generando così il panico (ricordate l’inusuale attenzione mediatica che si concentrò sul caso della ragazza violentata a Roma proprio nei giorni delle elezioni romane?? ) il governo sta ottenendo l’effetto di distogliere l’attenzione da manovre molto più pericolose per il comune cittadino quali il tentativo di cancellare il “contratto nazionale”…..Ve l’immaginate cosa diventa un comune lavoratore che si trova a contrattare appunto il suo contratto personale al cospetto del datore di lavoro senza un contratto nazionale ??? Credo che l’immagine di un topolino fra le mani di…. un drago….renda l’idea….