Soriani o antisoriani?
16 Ottobre 2008Marco Ligas
Spesso nei commenti di alcuni lettori, anche a noi vicini, veniamo considerati indifferentemente o sostenitori del Presidente della Giunta o suoi denigratori. Al tempo stesso questi lettori ci chiedono di definire con maggiore chiarezza la nostra posizione. Non è la prima volta che riceviamo questo invito, ce lo fanno soprattutto amici e compagni impegnati nell’area del centrosinistra. Per loro è evidentemente difficile capire chi non condivide una scelta basata su un unico indicatore: ‘stare con Soru o contro Soru indipendentemente da quel che fa’; trovano più semplice suddividere l’universo in due sottoinsiemi disgiunti e classificare in base a scelte simmetriche.
Non vogliamo adesso ripercorrere le tappe del quindicinale e la fase che ha ne preceduto la nascita, però ci preme sottolineare, anche ripetendo concetti già espressi, alcuni aspetti che rispondono al quesito che periodicamente ci viene posto. Preliminarmente precisiamo che il manifestosardo non dipende in nessuna maniera da Soru, né è prevenuto nei suoi confronti per torti precedentemente subiti. Già da quando emerse la prima volta il nome di Renato Soru come possibile candidato-premier alle elezioni regionali del 2004, criticammo questa indicazione. Di Soru si diceva allora che, essendo stato un buon imprenditore, avrebbe potuto rappresentare una sintesi tra la politica e il sistema produttivo. Non ci convinse questo binomio e l’assunzione, da parte del centro sinistra, della filosofia per cui, per vincere una competizione elettorale, occorresse puntare sulle componenti sociali che attribuivano grande importanza ai valori dell’impresa. Ciò perché la natura stessa della coalizione avrebbe potuto subire delle mutazioni.
Successivamente, in più occasioni, abbiamo espresso le nostre critiche alle scelte della Giunta: quando è stata approvata la legge statutaria, quando Soru ha licenziato con un comportamento più consono ad un Amministratore Delegato di una Spa alcuni assessori, quando si è candidato a segretario del Partito Democratico. In tutte queste circostanze abbiamo messo in evidenza un deficit pericoloso di democrazia, una mancanza di collegialità e una sottovalutazione del ruolo dei cittadini nelle scelte che contano. Il concetto di democrazia partecipativa, abbiamo sottolineato, non fa parte evidentemente della cultura politica di Soru.
Naturalmente, non ritenendo che tutta la politica della Giunta fosse da condannare, abbiamo anche apprezzato alcune iniziative ritenute importanti. Innanzitutto la richiesta perché venisse allontanata dal territorio della Sardegna la base di Santo Stefano. Si è trattato di una decisione significativa, avanzata forse per la prima volta da un Presidente della Regione. Abbiamo ritenuto interessanti anche alcune iniziative legislative finalizzate alla tutela delle coste e alla salvaguardia dei beni comuni. È vero che talvolta queste iniziative sono state condotte con poca diligenza, senza osservare adeguatamente le procedure stabilite dalle leggi per una corretta attuazione, provocando così conflitti di competenza tra organi dello Stato e la stessa Regione, lungaggini burocratiche e anche spese superflue. E ciò ne ha ridotto sicuramente l’efficacia. Però è innegabile che questi tentativi siano stati fatti.
In definitiva ci sembra di aver assunto nei confronti della politica della Giunta una posizione equilibrata e soprattutto coerente con le scelte fatte al momento della nascita del manifestosardo. Se volessimo dare una risposta concisa alla domanda iniziale dei nostri lettori diremmo che sicuramente non ci sentiamo soriani, ma neppure antisoriani, tantomeno per principio.
Ci poniamo piuttosto altri interrogativi, più importanti, già espressi nei numeri precedenti del quindicinale e rimasti senza risposte. Oggi le componenti del centrosinistra, anche in Sardegna, sono in grado di ritrovare un rapporto con la società reale e far proprio il bisogno di cambiamento che può favorire il risveglio di tanti cittadini che stanno pagando gli effetti di una crisi politica ed esistenziale molto grave? E se nello scenario delle formazioni tradizionali manca una leadership adeguata a questa esigenza, è davvero impossibile individuare un nuovo gruppo dirigente che possa, se non guidare da subito la politica isolana, almeno condizionarla per indirizzarla su un terreno più consono sia allo sviluppo della democrazia partecipativa sia ad un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione? Proviamo a cimentarci su queste questioni. E smettiamola una volta per tutte di prendere scorciatoie, attribuendo a Soru limiti e incapacità che sono invece esclusivi di una classe dirigente che non solo ha abbandonato le idealità che hanno caratterizzato la storia del movimento operaio ma che usa il potere per consolidare i privilegi che si è arbitrariamente assegnata.
20 Ottobre 2008 alle 17:48
“un deficit pericoloso di democrazia, una mancanza di collegialità e una sottovalutazione del ruolo dei cittadini nelle scelte che contano. Il concetto di democrazia partecipativa, abbiamo sottolineato, non fa parte evidentemente della cultura politica di Soru.”
Non mi sembra robetta di poco conto.
“Abbiamo ritenuto interessanti anche alcune iniziative legislative finalizzate alla tutela delle coste e alla salvaguardia dei beni comuni. È vero che talvolta queste iniziative sono state condotte con poca diligenza, senza osservare adeguatamente le procedure stabilite dalle leggi per una corretta attuazione”
ovvero col fare del despota che legittimerà, al prossimo cambio di bandiera, un fare uguale e contrario in danno dei beni ambientali.
E le inziative a favore dei redditi più bassi ed a tutela del lavoro, dove sono?
Se Soru è di sinistra…
20 Ottobre 2008 alle 23:19
ma avete perso la memoria di come era il governo della Sardegna prima? di come si atteggiavano gli uomini di sinistra al governo che in 5 anni – di giunta Palomba – non hanno trovato il tempo di aggiustare i piani per il paesaggio venduto al migliore offerente. Di politiche di sinistra me ne ricordo poche e ho quasi 50 anni. Mi ricordo le trasse di corridoio di politicanti incompetenti di tutto, pronti a tutto e che ancora stanno lì a tentarsela. Sono molto arrabbiati perchè Soru che non è di sinistra gli ha tolto un po’ di acqua melmosa nella quale nuotavano. Non passano più i bigliettini per ordinare e questo li sgomenta. Perchè non fanno dibattiti nelle città questi che sono di sinistra sui temi? Ve lo dico io. Perchè se ne infischiano e non sono in grado, gli manca competenza e passione se non per restare lì. Vedete ora che la legisl è finita come si agitano? Ormai è fatta, i 5 anni utili ok e anche un cugino di un mio amico in Consiglio ora comincia a dare calci perchè vuole più democrazia. Ha ancora appetito mi ha spiegato il mio amico. Ma mi dite per favore un esempio di buon governo di sinistra? Ma al governo non c’è pure la sinistra? Ah dimenticavo che quando la sinistra è al governo pensiamo che è meglio mandarla all’opposiz. anzi toglierla dal Parlamento, portarla al 2%. Ma dai Andrea – parlo spesso con tua figlia studiosa di questi temi – che c’entra Soru con la incapacità della sinistra di esserci?
21 Ottobre 2008 alle 18:56
Ammiro lo sforzo del direttore nel voler tenere unite le due anime presenti nel Manifestosardo (vale sia per i collaboratori che per i lettori.) Ma non mi pare che una sostanziale equidistanza sia la via da seguire. Siamo in tempi in cui occorrono scelte chiare e nitide: in fondo fu il criterio che a suo tempo ebbero la forza di assumere i fondatori del Manifesto. Non credo si debba operare sulla base di singoli provvedimenti, ma piuttosto sulle linee di tendenza, sulle ferite che certi atti possono comportare all’ordinamento democratico. Ogni azione di governo, sia nazionale che regionale, presenta aspetti positivi……anche il populismo li ha, ve ne sono anche nel conservatormo, ma non per questo diventiamo populisti o conservatoiri. E’ ormai giunto per tutti noi il tempo di capire cosa comportano certi fenomeni e di scegleire conseguentemente.
21 Ottobre 2008 alle 23:07
Il commento di Francesco è di grande utilità, perché permette di capire come l’uso di letture categoriali non pienamente adeguate produca conseguenze errate e persino stranianti: ad esempio (sperando di non confondere ulteriormente il quadro) non mi riconosco, pur lavorando sodo a questo Manifesto Sardo, in nessuna delle presunte due anime, e non so neppure – forse perché sono agnostico – se ne possiedo o interpreto una terza. Confesso che ho sempre provato una grande invidia per chi riesce a fare scelte chiare e nette. Io ad esempio ne sento l’esigenza, ma i miei limiti e quelli del quadro politico mi ostacolano irrimediabilmente. Non mi sembra comunque che sia equidistanza, né con essa c’entri, ribadire l’esigenza di una nuova classe dirigente. Personalmente ho la sensazione che tale classe ora non esista, e comunque che sia più opportuno e corretto lavorare per costruirla anche sulla base di una forte vigilanza critica, abituandoci al ragionamento che allontana dal tifo e dalla necessità di adesione a categorie in fondo manichee. Che serva lavorare per la individuazione e la discussione di temi e programmi.
Fa ovviamente piacere che le scelte dei fondatori del Manifesto siano apprezzate da una platea più ampia di chi le interpretò attivamente. Furono scelte chiare e nette su temi diversamente impegnativi, la cui mancata condivisione tuttora si sente.
22 Ottobre 2008 alle 00:07
sono un lettore del manifesto che guarda con attenzione le cose buone che fa Soru e si allarma per le cose non buone o cattive. E fa un bilancio come le persone ragionevoli. Bilancio appena sufficiente, cioè un bel sei più che di questi tempi non è male e meglio ancora se guardo al passato. Sono comunista, sono stato comunista ( abitavo in Campania) e capisco cosa vuole dire Cocco che non guarda i provvedimeni ma “le linee di tendenza”, che non so cosa voglia dire ma mi ricordo che nel Pci bastava dire cose così per mettere a tacere tutti. Nel Pci appunto dove c’erano populisti e conservatori. Gente come il mio amico Gavino che, popullista e conservatore, non sa dove stare- nel PD forse ma chissà – e si regolerà infine con ” le linee di tendenza” , ciè in funzione di cosa tenderà verso di lui. Ha ragione Demuru che spiega molto semplicemente il vero difetto di Soru, quello di avergli tolto spazi di manovra ai politici politicanti di mestiere, da quando sono andato via dalla Sardegna sempre dediti alla politica. sempre loro,nel frattempo sono cambiati tre papi e molti presidenti americani. Ma loro sono sempre lì a guardia della democrazia sotto i portici di via Roma. E staranno lì per via delle “linee di tendenza” che è bene non si flettano. Buffo è che alcuni di loro – nei partiti – hanno sempre finto la partecipazione; ora la rivendicano ma se ne stanno a casa invece di fare qualche assemblea per farci capire cosa non va nel governo reg e cosa si potrebbe fare.
24 Ottobre 2008 alle 09:35
“Non mi sembra robetta di poco conto”-“le linee di tendenza”. Queste sono parole che in questi anni ho sentito più volte ripetere a certi compagni. Compagni funzionari, dirigenti, dipendenti regionali, impiegati: tutti comunque sempre ben sistemati nella nostra catto-borghese società; sempre…”critici” verso chi sembra/va mettere in discussione il sistema consolidato. La scesa in campo di Soru ci spaventò tutti tranne gli “onorevoli-pescatori” che, eclettici come sempre, avevano pensato bene di fare buon viso e cattivo gioco non potendo combattere con il populismo che loro stessi avevano alimentato (e che continuano ad alimentare) nel teatrino delle parti.Pensavano, erano certi di riportare tutto nell’alveo consolidato pre-alluvione. Invece… però ecco che proprio in questi giorni ci stanno dando un bell’esempio di democraticità con le pantomine vecchia maniera in Aula. Questa è la democrazia che la statutaria avrebbe messo a rischio? sarebbe questo? Mi fa male,tanto male aver constatato che siano state fatte più cose di sinistra in questi 4 anni di quante ne abbiano mai pensato certi “compagni” con studio professionale e cattedra magistralis. Mancherebbero “le iniziative a favore dei redditi più bassi ed a tutela del lavoro, dove sono?(Andrea)”, possiamo sempre chiedere al “compagno di idee”: Medde. Sembra che dica le stesse cose ogni santo giorno dal tg3 regionale. tutti cislini? Assemblee, dibattiti, informazione proprio come fa il manifesto,ecco la risposta giusta.
24 Ottobre 2008 alle 17:27
Non so dare un giudizio deciso su Soru. So però che in confronto agli avversari e a molti della sua coalizione lui sembra John F. Kennedy.
24 Ottobre 2008 alle 22:47
Ciao Francesco anche io come sai penso come te. Chiedo da mesi ad amici cari nella sinistra già arcobaleno di fare un nome, uno – di un candidato credibile che possa prendere voti. Ce ne sono di bravi compagni che possono arrivare anche al 3,5% ma forse non basta per…
Non mi piace del tutto Soru, ma è un gigante confrontato con… se si parla della Sardegna oggi è anche – e non solo – grazie a lui.
25 Ottobre 2008 alle 09:17
Il programma elettorale che Soru propose era certamente preferibile a ciò che poi lui è stato.
Spiace che sia passato il momento in cui poteva essere, come promesso, realizzato un irripetibile progetto di rinnovamento a cui nessuna forza “politicante”, sul’onda del sostegno sociale, avrebbe potuto opporsi.
Chi conosce i retroscena di alcune esibizioni “culturali” della politica renatiana, sa con rammarico, che a Soru andrà il merito di aver preparato il miglior terreno di coltura per il ritorno del vecchio che ri-avanza.
25 Ottobre 2008 alle 11:43
John F.Kennedy?Colui che autorizza in America la ripresa degli esperimenti nucleari?O è il John che non mantenne le promesse elettorali sulla questione dei negri? Si verificano,sotto la sua presidenza delle gravi discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo dando vita a grandi rivolte guidati da Martin L.King? Non sara’ il Kennedy immagino che tento’ con la forza militare la liquidazione del castrismo cubano? E’ sempre lui che’ trovo con l’Unione Sovietica un accordo e un intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze,garanti della pace e della guerra?E’ lo stesso Kennedy che decise la guerra nel Vietnam,violando gli accordi di Ginevra, che con un intervento militare in grande stile avrebbe messo in ginocchio in Nord Vietnam in soli 40 giorni(naturlmente fu mal consigliato).
Durante la guerra nel Vietnam sulla repubblica democratica del Laos,gli Stati Uniti pur non dichiarando ufficialmente guerra furono sganciati due milioni di tonnellate di bombe che continuano a mietere vittime ancora oggi.Secondo me è lui JOHN F.KENNEDY!
“L’umanità deve mettere fine alla guerra,o la guerra mettera’ fine all’umanita.”
John Fitzergerald kennedy
Boh… forse questo non è lui?
27 Ottobre 2008 alle 02:07
Nel 2004 partii, come molti altri, con una sorta di profondo scetticismo nei confronti del candidato Soru, imprenditore, benestante, possibile Berlusconi sardo in una Italia che cercava un padrone…
Oggi mi chiedo e Vi chiedo, compagni, oltre le parole, i luoghi comuni e le calunnie facilmente riscontrabili in molti attacchi rivolti all’attuale Presidente delle regione, un nome, un personaggio, un programma, una idea di sviluppo differente sulle quali confrontarsi con soriani, antisoriani e tutto il resto della società di Sardegna. Se esiste un candidato migliore basta proporlo, si faranno primarie di coalizione e sarà il popolo a decidere, non credo, anzi sono sicuro, vista proprio la Statutaria, che Soru avesse mai avuto intenzione di fare della politica una carriera, a differenza di molti compagni che da trent’anni non fanno altro. Ne con Soru ne contro, ma obiettivamente per la Sardegna, bisogna scegliere il meglio e il merito e per fare questo bisogna conoscere i fatti, non le dicerìe ma la verità, spero che il vostro giornale possa continuare a dare un contributo ad essa in un mare di informazione asservita a Pubblitalia o a questo o quello speculatore, a distinguersi in una sinistra che da qualche tempo ha forse un po’ smarrito la strada e perso di vista i veri nemici. Ascolterei anche l’intervento di Soru al dibattito sull’autonomia di Rif. Comunista, poi discuterei. A menzur bidere
http://www.renatosoru.it/j/x/65?s=4&v=9&c=282&va=x&id=5027&b=
27 Ottobre 2008 alle 16:20
L’amico Gavino sa che questa anche per me è la discussione da fare. Non ero a sentire Soru a Rifondazione ma dicono che è stato un incontro serio e partecipato. Ora ci attendiamo una proposta alternativa a Soru, un nome credibile a sinistra con cui sia immaginabile vincere, non un nome di testimonianza per perdere con disonore ( e non per la bravura e l’onestà del prescelto). Se abbiamo un nome da fare facciamolo subito insieme scriviamo un programma alternativo articolato per punti. Perchè no questa bellissima rivista? Ci sono tra i redattori le energie per entrare nel merito basta leggere gli articoli. Se posso? Perchè tante critiche impietose a Soru anche da questo blog e niente ai politici di lungo corso ( 40 anni) che a lui si contrappongono? Saranno presentabili questi che hanno visto tutto comprese le schifezze di Capoterra e vicinanze? Che hano fatto tutte le alleanze possibili per fare affari. Ma confronto a questi Soru è un gigante pure con i suoi difetti gravi. Lo stanno combattendo perchè gli sta bloccando qualche altro affaruccio a Sestu o a Pirri? Mi viene da pensare che ci sia del marcio daquallche parte. Pino
28 Ottobre 2008 alle 14:03
Gavino,inizio dalla fine del tuo post,secondo me tu rovesci un concetto e,mi rendo conto che lo fai per un atto di partigianeria….Dici:” La sinistra ha smarrito la strada(la sinistra chi?…sarebbero gli elettori che tolgono i consensi elettorali alla sinistra quando non governa bene?) e non riesce piu’ a distinguere chi sono i veri nemici”,sinceramente mi sembra azzardata un affermazione di questo genere.Chi avrebbe smarrito la strada gli elettori o chi ha governato male il paese con i voti degli elettori di sinistra??.Capisco che la paura che torni la destra al governo fa 90,e che sarebbe meglio avere una sinistra incapace di governare che una destra capace.Ma l’elettore non ragiona cosi.Poi dici che in sardegna non c’è nessuno meglio di Soru.(?) Che le critiche che gli vengono mosse da sinistra sono caluinnie e dicerie.(conosco questo modo di ragionare sia a destra che a sinistra quando si critica il manovratore.)Proviamo invece a ragionare in un altro modo per conoscere la verita’,senza schieramenti preconcetti ne contro, e ne pro Soru.Facciamo una cosa elementarissima ,prendiamo il programma della campagna elettorale di Soru del 2004, verifichiamo quanto è stato realizzatoe quanto no.La carta canta.Invitiamo la redazione de il manifesto sardo a farsi carico di questa iniziativa,incontriamoci tutti insieme in una sede neutra,senza fare comizi e senza partigianerie.Facciamola questa verifica puo’ essere utile per tutti.
28 Ottobre 2008 alle 14:51
Confesso di esser perplesso. Lo votai, ne ho apprezzato molte battaglie, non ho mai condiviso il metodo non collegiale. Su alcune battaglie oggi è fermo, non capisco se per l’impossibilità (umana) di seguire tutti i fronti personalmente insieme all’incapacità di demandare, o per effettivi paletti imposti dalla sua maggioranza. Oggi mi preoccupano voci, pare tutt’altro che infondate, che lo danno in fase di acquisizione, per mezzo di società legate a suoi parenti stretti, di molti terreni che, nella prossima legislatura, mancando quasi sicuramente lui, diventeranno terra di conquista per speculazioni edilizie…
e son sempre più perplesso…..
30 Ottobre 2008 alle 20:05
Il confronto con la figura e l’opera di Renato Soru richiederebbe un richiamo più stringente alla storia politica passata della Sardegna autonomistica. Nessuno potrà negare la scossa che Soru ha dato alla politica sarda facendola uscire da una palude di compromesso, inefficienza, sperpero. Il colpo di coda esemplare dato dalla classe dirigente di tutti i partiti è stata l’ineffabile istituzione di altre 4 inutili province. Si possono discutere tutte le scelte di Soru, ma sul piano della correttezza politica democratica gli si deve riconoscere di non aver insistito sul partito personalistico, che oggi potrebbe essere ago della bilancia nella politica sarda, e di essersi invece confrontato con la politica di massa attraverso il Partito Democratico. Che in esso il suo ruolo non sia quello di un iscritto qualsiasi fa parte di una logica naturale dei rapporti umani e politici che vale per qualsiasi persona entri in politica con una notorietà qualsiasi. La crisi dei partiti non data da ieri e da qualche decennio non si vedono molti leader scelti grazie ai meriti di militanza. Vorrei infine proporre che il manifesto sardo allarghi e porti in sedi pubbliche questo dibattito, estendendo il quadro e facendolo uscire dalla contrapposizione sulla persona per arrivare a discutere delle prospettive dello schieramento progressista in Sardegna per le imminenti regionali. In esso Soru, a quanto pare, continuerà ad avere un ruolo centrale.
30 Ottobre 2008 alle 20:26
Quando nove anni fa insegnavo a Milano, all’Accademia di Brera, i miei studenti mi dicevano: la connessione più veloce è quella di Tiscali. Non per questo pensai a Soru come candidato della sinistra, anche se l’identità sarda, che, come è noto, si marca più distintamente in emigrazione, mi faceva guardare i milanesi con qualche inedito motivo di orgoglio.
Dovremo riflettere su cosa significhi oggi la rappresentanza, sostenerne il radicamento con temi e istanze del lavoro, operaio e cognitivo: su ciò la situazione è drammatica. La personalizzazione è un dato che attraversa questi decenni con particolare forza, e non può essere letta scordando genesi e sorte di Progetto Sardegna, o la scalata di Soru nel Partito Democratico e nell’Unità. Bisogna lavorare per formare una nuova coscienza e classe politica democratica, per liquidare vecchi e nuovi navigati naviganti. Un lavoro lungo e fra poco si vota: per i meccanismi della democrazia di tipo parlamentare dovremo scegliere chi proporrà al meglio un programma di sinistra, sapendo per giunta vincere senza dare l’isola a Berlusconi o a vecchi notabili amici di Flavio Carboni. Con tale mediazione andrò all’urna, ma la democrazia si gioca in molti altri luoghi, per me assolutamente prevalenti, dove non ci sono sconti, neppure per Renato Soru, sulla priorità del lavoro, sulla pratica dell’intelligenza collettiva e della collegialità, sulla separazione dei poteri, sull’ambiente come bene comune, sul conflitto di interessi.