La tassa del migrante

16 Gennaio 2012

Manuela Scroccu

La Lega non è più al governo “con il corpo” ma è decisamente ancora presente “in spirito” . Dal 30 gennaio, infatti entrerà in vigore la nuova tassa che ogni straniero extracomunitario dovrà pagare per ottenere il permesso di soggiorno.  Da questa data gli stranieri dovranno versare 80 euro per un permesso di soggiorno compreso tra i tre mesi e un anno, 100 euro i permessi validi fino a 2 anni e 200 euro per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno. 
Saranno esenti dal pagamento, bontà loro, i minori di 18 anni, i richiedenti il permesso per asilo, protezione sussidiaria o per motivi umanitari, quelli che chiedono la conversione o l’aggiornamento del permesso di soggiorno in corso di validità e chi entra nel territorio italiano per curarsi, con i relativi accompagnatori.  Il “contributo” va ad aggiungersi ai 27,50 euro del permesso di soggiorno in formato elettronico e ai 30 euro del “servizio di accettazione delle istanze sottoposte al bollo”.  La norma era già prevista dalla legge sulla sicurezza del 2009 – e già allora venne aspramente criticata e bollata come “inaccettabile” addirittura dalla Cei –  ma è rimasta inattuata fino al decreto firmato il 6 ottobre 2011 dagli allora ministri dell’Interno Roberto Maroni e dell’Economia Giulio Tremonti. L’hanno già ribattezzata “la tassa sulla povertà”, un’imposizione che aggraverà ulteriormente la posizione degli stranieri extracomunitari nel nostro paese, cui andrà ad aggiungersi tra qualche mese il permesso di soggiorno “a punti”, un’altra delle invenzioni dell’allora ministro degli Interni Roberto Maroni. Dopo il 30 gennaio, il signor Amir (un nome a caso), la moglie e i loro due figli di poco maggiorenni, per poter rinnovare il permesso di soggiorno per altri due anni, dovranno pagare 100 euro a testa, il che significa 400 euro oltre alle altre spese fisse.
E non è che il signor Amir non paghi le tasse come tutti  i cittadini italiani. Tra coloro che stanno portando sulle spalle il peso della crisi ci sono, infatti, anche i lavoratori stranieri e le loro famiglie che già contribuiscono con il loro lavoro, le imposte e i contributi al fabbisogno economico del paese. Con l’unica differenza che se il signor Amir dovesse perdere il posto di lavoro diventerebbe automaticamente clandestino e potrebbe essere arrestato, condannato ed espulso. Questi soldi, tra l’altro, non saranno utilizzati per snellire una burocrazia che fa attendere dai sei mesi a un anno, contro i 20 giorni previsti dalla legge, l’immigrato che richiede un permesso di soggiorno o un rinnovo. Infatti, e qui viene il bello, gli introiti ricavati dalla nuova tassa serviranno, in buona parte, a finanziare il “fondo rimpatri”. Insomma, lo Stato scarica sui migranti regolari l’onere si rimandare a casa gli irregolari.
Una beffa crudele. Con un sussulto di buon senso e, forse, di dignità i nuovi ministri Riccardi e Cancellieri hanno annunciato la loro intenzione di rivedere questo provvedimento, considerato iniquo. Il Viminale, infatti, d’intesa con il dicastero dell’Economia sta studiando la possibilità di una sostanziale riduzione della tassa, anche con l’introduzione di esenzioni per particolari situazioni di reddito o composizione del nucleo familiare.
“Una cosa – queste le parole del sottosegretario Ruperto – è contribuire, giustamente, alla copertura dei costi amministrativi legati al rilascio del permesso di soggiorno e alle altre attività connesse alla gestione del fenomeno immigratorio, altra cosa è invece aver introdotto un contributo a carico degli immigrati regolari, destinato al sostegno dei costi dei rimpatri degli irregolari”. Parole sensate ma eccessivamente prudenti.
L’unica soluzione veramente equa e non lesiva dell’art. 3 della nostra Costituzione sarebbe l’abolizione di quest’ingiusto balzello in modo da far pagare agli immigrati quello che gli italiani corrispondono per le normali pratiche burocratiche, né di più né di meno. E pazienza se Calderoli e Tosi ci rimangono male.
I dirigenti della Lega hanno promesso barricate ma in questi giorni, tra lo scandalo dei soldi investiti in Tanzania e la guerra in atto tra Bossi e Maroni, sembrano avere altre gatte da pelare. Forse si ricompatteranno nel nome della loro guerra santa ai migranti. Nel frattempo, l’Italia e l’Europa stanno affrontando una crisi economica profonda che non potrà che avere conseguenze sulle politiche della migrazione e della cooperazione.
Ci sono quattro milioni di stranieri sul territorio italiano e, tra loro, 300 mila disoccupati che a causa della mancanza di lavoro e di una legislazione assurda, rischiano di tornare in clandestinità. Nel 2011 sono sbarcate in Italia oltre 62.000 persone provenienti dall’Africa del Nord, ma originari di vari Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Oltre 51.000 sono arrivate a Lampedusa. Una nuova legge bonificata dalle storture ideologiche di matrice leghista, un sistema nazionale più efficiente che assicuri un’accoglienza adeguata e diffusa sul territorio, risorse economiche certe: sono una necessità da tempo invocata da chi si occupa di questi temi.
Solo così potremmo offrire accoglienza, rispetto della dignità e dei diritti delle persone. E’ finito il tempo dei regali, sotto forma di provvedimenti ingiusti e incostituzionali, a forze politiche incapaci anche solo di comprendere i grandi mutamenti della nostra epoca, con lo sguardo miope che non riesce ad andare oltre il giardino di casa.

1 Commento a “La tassa del migrante”

  1. joan oliva scrive:

    Sono testimone del fatto che per un mero errore materiale nella compilazione del modulo per la richiesta del rinnovo del permesso di soggiorno, un “extracomunitario”, residente in Italia da oltre trenta anni e con regolare contratto da vari anni, ha dovuto acquistare un’altro modulo alle poste, perchè allo sportello avevano la direttiva di non accettare correzioni sui moduli. E’ un supruso intollerabile che ci offende!

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