C’è da spostare un fenicottero
1 Settembre 2007
Gian Luca Scroccu
C’è da spostare un fenicottero. Parola di Gianni Chessa, Assessore al Patrimonio del Comune di Cagliari. Accorciare un po’ le Saline è l’unico modo con il quale l’autorevole esponente della Giunta Floris e dell’Udc ritiene si possa assicurare un nuovo futuro di radioso sviluppo turistico al nostro capoluogo. Costruendo alberghi, discoteche, ristoranti là dove ora c’è una straordinaria risorsa naturalistica; solo così Cagliari potrà diventare la “porta” del turismo del Mediterraneo! La proposta, in effetti, è sembrata quantomeno azzardata (per abbondare in eufemismi) anche a molti suoi colleghi di maggioranza. Suvvia, suggerisce Chessa, spostiamo le Saline di 50 metri e vedrete cosa riusciremo a fare. Riportiamo testualmente i virgolettati dall’intervista dell’Assessore all’Unione Sarda: «Ma non lo vedete che oggi il Poetto è una casbah?». E questi fenicotteri poi…. dai, dice il buon Gianni, «notoriamente si abituano subito ai nuovi “panorami”». E poi sarà anche bello il loro delicato piumaggio rosa, ma insomma, «non hanno mai portato un euro» (chissà che scomodo tenere un portaeuro tra le ali, con quelle gambe lunghe come una stecca).
Chessa non lo dice, ma sotto sotto spera che i fenicotteri prendano atto da soli che il vento sta cambiando e che emigrino spontaneamente alla Camargue, facilitando i suoi progetti di “grandi opere” (e con questo non vogliamo certo augurarci che facciano la stessa fine di quelle berlusconiane, sia chiaro). E poi che pizza questi ambientalisti, che, tra l’altro «cosa producono? Si siedono su un prato, mangiano un panino e se ne vanno.… Ai poveri disoccupati non ci pensa nessuno? E gli albergatori cagliaritani e i lavoratori che vi sono occupati?». Ora, con la speranza che gli ambientalisti non lascino sui prati la carta dei loro panini (le solite contraddizioni della sinistra!), e visto che i lavoratori del settore alberghiero cagliaritano interessano tanto a questa amministrazione (mica i grandi costruttori edilizi e quindi anche quelli di alberghi, maliziosi che non siete altro!), cosa saranno mai una decina di hotel da edificare dove oggi c’è solo acqua e sale? Ma davvero ci cambia il mondo se tagliamo di cinquanta metri le saline? Ajò, magari ci facciamo anche un casinò e George Clooney viene a girarci il prossimo film, tipo “Ocean’s 14”. Suvvia, se poniamo un po’ di fiducia nella lungimiranza del nostro Assessore magari riusciamo anche a fare di Marina Piccola niente poco di meno che un «un polo di attrazione per la vita notturna, con ristoranti e discoteche». E se disturbiamo chi al Poetto ha anche la casa? E basta, dice l’Assessore, «siamo fermi ai tempi dei nostri nonni. Dobbiamo superare questa cultura chiusa, da sud del mondo, per abbracciare le novità che nel resto d’Europa sono la norma». Ora, a parte che non sapevamo che Gianni Chessa fosse un antropologo esperto delle “culture chiuse da sud del mondo” (ma possiamo concedere ad un individuo che ha queste grandi idee di essere un po’ unpolitically correct, anzi l’uomo controcorrente in politica oggi funziona), le perplessità più grandi ci sono venute quando abbiamo letto che la sua proposta nasce dalla volontà di «contribuire a migliorare l’estetica e la vivibilità di una città smorta e sonnolenta». E ci siamo chiesti: ma dov’era Gianni Chessa in tutti questi anni di amministrazione di centrodestra in cui la città diventava questo zombie da lui così efficacemente descritto? Si candidava forse con il centrosinistra? O non è stato, forse, sempre nelle maggioranze di centrodestra che hanno governato la città da quando c’è l’elezione diretta del sindaco?
La trovata di Chessa ha suscitato scandalo, ma sinceramente non mi ha sorpreso: Tuvixeddu non ci ha fatto capire nulla della scarsa lungimiranza di questa classe dirigente cagliaritana? Se uno ha fatto costruire sopra la più grande necropoli punica del Mediterraneo cosa saranno mai dei fenicotteri e un po’ di acqua e sale? E poi, dai, sono solo 50 metri sino alla gloria e Cagliari verrà rivoluzionata. E dire che in questa estate è uscito un lusinghiero articolo sul New York Times intitolato significativamente: “Cagliari: The Other Sardinia”, dove una giornalista americana è riuscita a dare un quadro vivo della maniera quantomeno intelligente attraverso la quale alcuni imprenditori del settore turistico della città stanno tentando di recuperare le bellezze ambientali e culturali della città, valorizzando aree colpevolmente trascurate dall’amministrazione comunale e tentando così di creare un polo capace di legare con una profonda sinergia il mare e il territorio, sposando qualità dell’offerta e rispetto e valorizzazione del patrimonio artistico-ambientale cagliaritano.
Ah, questi dannati yankees, mica siete come la Generalitat de Catalunya ….lì almeno l’Assessore Chessa, come ha dichiarato all’Unione, è stato preso sul serio. Fermi tutti: ma lì al governo c’è una coalizione di sinistra sponsorizzata dal premier socialista spagnolo più odiato dal centrodestra italiano (e forse anche da qualcuno del centrosinistra)! Niente paura, l’Assessore al Patrimonio del Comune di Cagliari è uomo di mondo e sa andare oltre le ideologie. Speriamo solo che, nel caso in cui il suo progetto sulla riduzione delle Saline venga cestinato, non si metta a gridare per disperazione: “W Zapatero”. I fenicotteri, di fronte ad una scena così, se ne andrebbero anche senza la costruzione degli alberghi.