Qualcuno volò sul nido del fenicottero
15 Aprile 2012Stefano Deliperi
Il parco naturale regionale “Molentargius – Saline” è tornato all’attenzione dell’opinione pubblica in queste ultime settimane, ma non per avvenimenti positivi, come l’ormai consueta nidificazione di migliaia di Fenicotteri rosa (Phoenicopter roseus). C’è normalmente una sorta di deformazione ottimistica nelle cronache sul parco di Molentargius nell’informazione locale: va tutto bene, i fenicotteri svolazzano, i percorsi salute sono pieni di visitatori, il centro di educazione ambientale fa il pieno di scolaresche e va bene così.
La realtà è un po’ diversa, però. Da qualche giorno protestano duramente 21 dipendenti a tempo determinato del Consorzio di gestione del parco naturale regionale “Molentargius – Saline”. I loro contratti a termine sono scaduti il 31 marzo scorso e non sono stati rinnovati. Alcuni di loro affermano di lavorarvi da sei anni, con le tipologie contrattuali più disparate (lavoro interinale, co. co. co., collaborazioni, ecc.), e lanciano pesanti accuse. “Non esiste che noi veniamo rimandati a casa”, dichiara con forza Alessia Atzeni, biologa, già dirigente di Legambiente e dell’Associazione per il parco Molentargius-Saline-Poetto.
Parlano di raccomandazioni per far lievitare fino a 42 unità la pianta organica del Consorzio per il periodo 2012-2014. Secondo le loro affermazioni, le risorse umane del Parco sarebbero divenute un condensato di raccomandati: dalla figlia dell’assessore comunale quartese al nipote del consigliere regionale selargino, ai rampolli di docenti universitari, consulenti storici del medesimo Parco.
Sempre secondo le proteste dei licenziati, sarebbe addirittura a rischio la nidificazione dei Fenicotteri, avvenuta quasi ogni anno fin dal 1993 senza il permesso di nessuno. Vogliono la stabilizzazione tout court, già oggetto di pesanti pronunce della Corte costituzionale, più volte1.
Parlano di raccomandazioni, ma nemmeno loro hanno superato alcun concorso pubblico, al pari degli altri.
A quale titolo, per quali meriti, sono stati assunti a tempo determinato? Anche loro raccomandati? Il presidente del Consorzio di gestione Mauro Contini (sindaco di Quartu S. Elena) annuncia l’ennesimo tavolo tecnico per la soluzione del problema. Blà, blà, blà oppure parole, parole, parole. Scegliete l’espressione che preferite, darà in ogni caso l’idea della situazione. Per quale motivo non è mai stato fatto un concorso pubblico per l’acquisizione del personale necessario alla gestione dell’importantissimo compendio naturalistico? Mistero. Per quale motivo ci sono ben 42 unità nella pianta organica, cioè un decimo circa delle unità presenti nei 15 Enti parco nazionale italiani (su 21) dotati dello strumento di gestione del personale. Mistero. Poi quella dei tavoli tecnici fra amministratori pubblici sul futuro del parco naturale regionale “Molentargius – Saline” è un solfa continua. Ad esempio, per ben tre volte (la prima nel settembre 2010, la seconda nel maggio 2011, la terza nel giugno 2011) è stata annunciata la disponibilità di ben 37 milioni di euro per rilanciare l’area protetta che fa perno sulla zona umida d’importanza internazionale dello Stagno di Molentargius.
In realtà sono disponibili 20 milioni di euro, di provenienza regionale. Gli altri 17 dovrebbero metterli investitori privati al momento nemmeno individuabili.
Ma tant’è, basta annunciare. Soprattutto, nemmeno una parola sui veri problemi dell’area protetta, da affrontare senza indugio. A iniziare dall’abusivismo edilizio. 190 abusi edilizi conclamati, scarichi delle residenze abusive fuori controllo, vari cumuli di rifiuti, attività agricole in abbandono in favore dell’edilizia strisciante, viabilità in pessime condizioni.
Addirittura una temporanea chiusura canina nel marzo 2009. A dodici anni dalla legge regionale istitutiva n. 5/1999 la situazione è solo leggermente in via di miglioramento. Una situazione, quella del parco naturale “Molentargius-Saline”, sotto gli occhi di tutti: dopo la devastante stagione degli incendi di qualche anno or sono, nonostante gli sforzi effettuati, nonostante gli ingenti investimenti di denaro pubblico per opere di risanamento e manutenzioni (oltre 60 milioni di euro) e l’agognato arrivo del Corpo forestale e di vigilanza ambientale per la più volte richiesta vigilanza, le discariche abusive sono ancora presenti, così come – soprattutto – gli abusi edilizi ed i rischi di un loro risanamento assurdo quanto illegittimo. Ancora lontani il piano di gestione (la redazione è stata affidata2 nel lontano 2007 e l’approvazione permette, fra l’altro, l’accesso ai fondi comunitari) ed il piano del parco, ancora lontana la ripresa della produzione salina che potrebbe dare un’importantissima e fondamentale risorsa economica (oltre che ambientale) all’Area protetta.
Non bastano certo alcuni sentieri e zone verdi aperti (ed in parte chiusi) al pubblico, birdwatching esclusivamente a pagamento per fare un parco.
C’è la nidificazione di migliaia di fenicotteri a dare un segnale di speranza, ma fin quando non si affronterà seriamente il problema dell’abusivismo edilizio e conseguentemente si potrà predisporre e approvare il piano del parco e via via gli altri strumenti di gestione e programmazione (anche turistica) non si potrà fare nulla di concreto e valido per quest’autentico gioiello naturalistico finora preda di troppi lanzichenecchi.
E spiace davvero per chi ha a rischio il proprio lavoro, ma la soluzione del concorso pubblico è l’unica legittima e trasparente per le professionalità necessarie alla gestione dell’area protetta.
1 Sentenze Corte costituzionale n. 210/2010, n. 235/2010, n. 30/2012.
2 La redazione del piano è stata affidata a un gruppo di professionisti coordinati da Francesco Carrer e Franco Piga. Collaborano Rita Cannas (aspetti economici), Marco Cadinu (paesaggista), Fausto Pani (geologo) e Antonio Sanna (aspetti normativi). Secondo una ricerca del Dipartimento di ingegneria del territorio dell’Università di Cagliari, l’edificato in buona parte abusivo di Medau su Cramu (Cagliari – Quartu S. Elena) ha una volumetria complessiva di 200.000 metri cubi (64% residenziale, 24% attività produttive, 12% maneggi e attività rurali) che occupano lo 0,7% dei1400 ettari della superficie complessiva del parco (il 75% sono specchi acquei). Il sistema viario è da lottizzazione pura e gran parte delle costruzioni sono state erette tra il 1979 e il 1992, successivamente – come dimostrano le aereofotogrammetrie – ci sono stati prevalentemente ampliamenti.