Quegli alberi fanno Gulag
16 Marzo 2009
Stefano Deliperi*
E’ difficile trovare una città così amante dei propri alberi come Cagliari. I suoi amministratori hanno inventato per loro, proprio per loro, un efficiente arcipelago Gulag. Come nel saggio-verità di Aleksandr Solzenicyn, l’Amministrazione comunale di Cagliari manda volentieri in vacanza i propri alberi quando interferiscono con i propri disegni. Qualche esempio? Qualche anno fa cacciò via gli alberi di via Amat per fare posto al parcheggio interrato della Società Apcoa, tuttora spesso vuoto. Un pino è stato viceversa ucciso sul posto sulla scalinata di Bonaria perché disturbava la ripresa televisiva della visita di papa Benedetto XVI nel settembre scorso. Soltanto grazie ad una forte mobilitazione popolare promossa dal Cagliari Social Forum (e perché gli intendimenti comunali erano stati scoperti in anticipo) si salvarono dalla deportazione gli alberi di Piazza Giovanni XXIII. Ora è il turno delle Jacarande di piazzetta Maxia, fra via Pessina e via della Pineta. Brutalmente capitozzate e poi allontanate via in malo modo le altre, per realizzare quella poetica “via dei fiori”, magari in futuro impreziosita da prati di crisantemi in ricordo delle tante Jacarande spedite via chissà dove. Quasi un milione di euro di fondi pubblici per far funzionare a dovere quell’arcipelago Gulag casteddaio, dove comanda l’agronomo Papoff. Quello che ha fatto tagliare un pino di 40-50 anni presso la scalinata della Basilica di Bonaria “per esigenze televisive” senza curarsi dell’esistenza del vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni, D.M. 11 febbraio 1961) e che se la prende con gli ambientalisti perché gli impedirebbero di sistemare gli alberi come vorrebbe (vds. Il Sardegna, 28 gennaio 2009). Nell’arcipelago Gulag… Questa volta sono furibondi anche i commercianti della zona, che han visto oltre alla sparizione degli alberi anche quella dei pochi parcheggi che consentivano un migliore accesso alle loro attività (pensate la felicità di un meccanico di fatto privato della sosta davanti alla propria officina.). E ancora una volta tanti cagliaritani hanno cercato di far ascoltare la loro protesta anche attraverso le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico. Lo abbiamo fatto, ma non è più sufficiente. Situazioni simili si verificano quotidianamente in tutte le città italiane. Stiamo pensando ad una proposta di legge nazionale che tuteli i parchi, i giardini, le vie alberate storiche (con almeno 50 anni) delle nostre città, da sostenere con una forte petizione popolare. E’ una grande battaglia di civiltà.
* Gruppo d’Intervento Giuridico
21 Marzo 2009 alle 00:00
Dice bene Stefano Deliperi e agli amministritatori che uccidono gli alberi bisognerebbe inviare il bellissimo piccolo libro di Jean Giono “L’uomo che piantava gli alberi”. O forse no, perché tanto è lo stesso: quegli assassini non capiscono quello che fanno e quindi, poveretti, non sarebbero neppure in grado di capirne l’alto e poetico messaggio.
In che mani siamo!!!!!! meglio non pensarci perché c’è veramente da spaventarsi
3 Agosto 2010 alle 15:24
Un agronomo che non ama gli alberi dovrebbe essere radiato dall’Albo e merita il pubblico ludibrio, invece gli si affida il verde pubblico. Siamo ormai all’assurdo; d’altra parte la competenza è solo un fatto di partito.
Quanti agronomi sono schierati con le lotte dei pastori??
Come agronomo chiedo ai colleghi di prendere posizione su queste questioni. Anche la sopravvivenza dei tecnici è legata alla conservazione e allo sviluppo dell’agricoltura e al rispetto per l’ambiente,
Non bastano le parole ci vuole una reale mobilitazione popolare e oggi è possibile su temi che toccano la vita di tutti i sardi.
4 Agosto 2010 alle 18:24
bene! Marcello Scano chieda pubblicamente all’Ordine di appartenenza di esprimersi sull’operato del dott. Papoff, dirigente di settore del Comune di Cagliari. Prossima “tappa” dell’arcipelago gulag degli alberi cagliaritani sarà Piazza Garibaldi…