Una tutela in fuga

16 Marzo 2009

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Marcello Madau

Non stupisce che in una società dove muore la solidarietà e prevalgono pratiche securitarie, interventi speciali, apologia del successo, la grande tradizione italiana della tutela dei beni culturali e paesaggistici sia in crisi. Ci sono stati il grave taglio dei fondi da parte di Tremonti, l’indebolimento delle Soprintendenze (in Sardegna, l’accorpamento in sedi uniche), la nomina a direttore del circuito museale di un esperto ìn hamburger e sale da gioco (Resca), il commissariamento della Soprintendenze Archeologiche di Roma e di quella di Ostia, passate sotto Guido Bertolaso. Infine,  le dimissioni di Salvatore Settis da  Presidente del Consiglio Nazionale per i beni culturali e paesaggistici  e di personalità come Andrea Emiliani e Andreina Ricci.
La nomina di Bertolaso appare ancora più grave di quella di Mario Resca, quest’ultima di profilo curriculare discutibile, mentre l’incarico di  Bertolaso amplia in maniera abnorme e speciosa il concetto dell’emergenza. E’ la fine concettuale e politica del sistema nazionale della tutela  e dei relativi obblighi costituzionali.  Gli incassi dei Fori Imperiali  e del Colosseo rappresentano un punto da controllare evitando le resistenze imposte per legge dai loro custodi istituzionali. Un vero golpe, contro il quale hanno cercato di opporsi autorevoli personalità e, con uno sciopero,  i gestori di Colosseo, Fori, Palatino, Casa di Augusto, delle quattro sedi del Museo Nazionale romano, delle Terme di Caracalla, dei monumenti sulla via Appia a partire dalla Villa dei Quintili: tutta la grande Roma monumentale.
Ma nella regione Lazio Piero Marrazzo non è più ‘mandato da Rai-Tre’, accetta temporaneamente (!) Bertolaso e, assieme al PD, pratica un’irresponsabile e perdente logica bipartisan, che dimostra senza ombra di dubbio l’assenza di una fondata cultura delle tutela nel devastato PD: ecco una spettacolare risposta all’allarme di Vittorio Emiliani che sull’Unità chiedeva al PD un segno contro l’assalto alla tutela! Anche la linea che sta prevalendo nell’organizzazione museale e degli eventi sta dando i primi esiti. Si afferma il modello Abu Dhabi: il Louvre negli Emirati Arabi, azione orchestrata da Sarkozy e contrastata da una rivolta dei migliori intellettuali francesi. Anche qua il PD risponde alla richiesta di Vittorio Emiliani tramite Martini, presidente della Regione Toscana, sposando per gli Uffizi tale modello. Peccato che i capolavori degli Uffizi siano di tutti, non di Martini, nè di Firenze. Come di tutti sono le statue richieste da Berlusconi al Museo Nazionale Romano: questa privatizzazione di un bene comune ha un eccezionale valore simbolico. Spiega come meglio non si potrebbe cosa sta succedendo nel nostro Paese.
Infine, e non a caso, le norme di tutela del paesaggio vengono neutralizzate per diversi mesi, giusto per qualche cubatura: anch’esse ‘civilmente protette’?
Sarebbe errato difendere acriticamente un sistema della tutela non sempre coerente. Il  mancato riconoscimento professionale di archeologi e storici dell’arte è una delle lacune più gravi per un pieno dispiegarsi, dentro e  fuori dalle Soprintendenze, delle professioni inerenti al campo della tutela. Ma nonostante questi limiti ed errori, il sistema è celebre in tutto il mondo e va difeso per poterlo migliorare. Dovremmo contrapporci a chi vuole azzerare la conquista che portò, nel dicembre del 1974, a generare il Ministero dei beni culturali e ambientali da quello della Pubblica Istruzione. Credo che la questione richieda la risposta nazionale e trasversale di tutte le tradizioni che colgono, da diverse ottiche, il pericolo della prevalenza mercantilistica sul bene comune di cultura e paesaggio, dalle forze progressiste storicamente impegnate nel Novecento (penso a Giulio Carlo Argan e Ranuccio Bianchi Bandinelli)  a quelle della destra storica attente ai valori dello Stato (non dimentichiamo che le fondamentali leggi di tutela, con seri limiti e grandi meriti, furono emanate dal Ministro Bottai nel 1939).
Anche nell’isola questo andamento ben presto sarà percepibile. A rischio le collezioni museali e i manufatti più pregiati, poiché a decidere sulla loro uscita non sarà più la tutela, peraltro in crisi verticale dopo l’accorpamento delle sedi delle soprintendenze operato da Rutelli. Un’identità incredibilmente connessa al territorio, con ventimila monumenti quasi tutti fragili o fragilissimi, ora con meno fondi. Il tentativo di trasferire le competenze sulla tutela dallo Stato alla Regione, piuttosto che condividerle all’interno di un unico sistema,  è un errore grave quanto quello di non riconoscere la svolta regionalista ed autonomista del nostro Stato. Nello specifico, l’idea di una tutela integrale dell’area di Tuvixeddu sembra avere grandi difficoltà, ma in compenso, a giudicare dalle linee del nuovo assessore Baire, potrebbe prendere sostanza quella lettura integralista già emerso nel programma elettorale di Cappellacci a suo tempo segnalata: la definizione di un “patrimonio di identità, storia, lingua, cultura, tradizioni e produzioni derivante dalle bimillenarie radici cristiane del popolo sardo” che taglia tutto ciò che dalla preistoria si spinge sino alla fase precristiana dell’impero romano. Una lettura integralista che ha qualche debito con Gregorio Magno, ma con minore dignità di Ospitone.
I tagli di bilancio nel settore, la desertificazione delle Soprintendenze e la fuga/emorragia in corso dalle stesse rendono beffarde le parate spettacolari del G8.  Siamo stati fra i primi a scrivere “meglio portare Monti Prama piuttosto che Riace”, ma ideologia, selezione e proposta sono militaresche (guerrieri e atleti), costosissime e rischiose. E’ inaccettabile togliere fondi alla tutela ordinaria e ai concorsi per risolvere i vuoti nei ruoli direttivi delle soprintendenze, non destinare nell’isola neppure un soldo a Museo Lamboglia e Compendio garibaldino di Caprera, impegnando fiumi di denaro in spostamenti assai pericolosi di capolavori per una rappresentanza del mondo mai delegata dall’ONU. Se non stupisce che il successore di Settis, Andrea Carandini, così attento all’archeologia spettacolo (ricordate il Lupercale?) sia favorevole, la protesta di grandi nomi dell’archeologia e delle associazioni culturali e ambientali è stata vasta ma, come un muro di gomma, ecco una nebbiosa coltre di silenzio che cala su queste vicende.
L’articolo 9 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ma chi ci tutelerà da ministri e direttori incompetenti? Forse è anche per questo che il concetto stesso della tutela viene smontato pezzo per pezzo.

1 Commento a “Una tutela in fuga”

  1. Andrea Nurcis scrive:

    Italia Nostra Sardegna – Legambiente sardegna
    Social Forum Cagliari – Studenti Universitari di Cagliari
    WWF Sardegna

    Promuovono una manifestazione per la salvaguardia del colle di Tuvixeddu e la realizzazione di un grande parco paesaggistico- archeologico per domenica 5 aprile.
    È tempo di emergenza per Tuvixeddu . Vogliamo scongiurare una ulteriore e grave compromissione del Colle, già martoriato in passato da azioni di trasformazione che ne hanno pesantemente alterato i valori archeologici e paesaggistici e riaffermare il valore culturale, sociale ed economico del bene, che rimane ed è sancito da studiosi di chiara fama, oltreché dalla diffusa percezione dei cittadini. Un valore di legami, appartenenza e identità storica, non negoziabile con promesse di sviluppo economico di breve durata, ma, al contrario, suscettibile di vantaggi economici importanti e durevoli, se utilizzato in modo saggio e lungimirante.
    La dorsale dei colli, matrice geomorfologica cui corrisponde la stratificazione storica degli insediamenti, ininterrotta dall’antico al contemporaneo deve essere salvaguardata, come prevede il Piano Paesaggistico Regionale conformemente alle disposizioni della legge nazionale del 2004 “Codice del Paesaggio”. L’unica via percorribile rimane la creazione di un parco paesaggistico-archeologico che preservi definitivamente il patrimonio culturale del sito.

    Programma Domenica 5 aprile 2009:
    ORE 10 – inizio della catena umana dalla sommità del colle (prolungamento Via Bainsizza);
    ORE 11 – concentramento in Via Is Maglias (parcheggio facoltà di Ingegneria);
    ORE 12 – conclusione in Viale S. Avendrace Vico I (Grotta della Vipera).

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