Attittidu
8 Aprile 2009
Marcello Madau
Stiamo vivendo in Sardegna un’elaborazione del lutto con morfologie ripetitive e talora grottesche. E’ una specie di attittidu senza fine, un po’ identitario, dove le varie parti invocano vendetta. Leggiamo ancora lettere e commenti, persino editoriali di una retorica poco sopportabile e sospetta, che ruotano alla sconfitta di Soru. E’ un fatto significativo: Soru manca a chi lo appoggiava sinceramente e a chi ne riceveva vantaggi, a chi ne aveva bisogno come capro espiatorio o perché vantaggi attesi non arrivavano. Al solito, per quanto riguarda noi, ci si accusa di averlo sabotato, di averlo sostenuto e ora di attaccare gli operai perchè non lo hanno votato. Ricordano il realismo socialista scritti come quelli apparsi sul blog di Andrea Pubusa a proposito del nostro ‘Avete voluto la bicicletta, pedalate!’. Parole, quelle di Pubusa, frutto di una tenace tradizione di sfiducia assoluta nella possibilità di una scelta concettualmente autonoma da parte della classe operaia, incapace di agire senza la direzione… del gran partito. Gli operai hanno certamente scelto, e noi ‘ci permettiamo’ di criticarli a muso duro, senza aver mancato di rilevare, e comunque dopo, le responsabilità della sinistra, del PD e di Renato Soru, come testimoniano tanti scritti del Manifesto Sardo. Riteniamo che abbiano sbagliato, come talora sbagliano le masse popolari appoggiando la destra lungo le spesso dolorose vicende della storia, sino alle derive fasciste e nazionalsocialiste. Sarebbe una semplificazione politica dire che la critica del voto a Cappellacci significhi che Soru è di sinistra. Ma mettere sullo stesso piano Soru e Berlusconi (pardon, Cappellacci) e soprattutto le rispettive coalizioni, più che una sbandata, è apparsa un’evidente scelta di campo qualunquista. Andrea Pubusa non è nuovo a queste critiche nei nostri confronti. In genere usa male il fioretto essendo più propenso alla rudezza. Ritiene di legittimare le sue critiche mettendo in evidenza il distacco tra l’immagine di Luigi Pintor che appare nel nostro sito e le cose che diciamo, secondo lui lontane dalle posizioni di Pintor. In questo modo la nostra squalifica diventa inconfutabile. Quando esprime questi giudizi colpisce la sua risolutezza. Fa venire in mente D’Alema quando, nel periodo in cui era in auge, si lasciava andare ad affermazioni del tipo ‘Si, ho parlato con Tony e… sono riuscito a convincerlo che in Iugoslavia bisogna assolutamente andar giù duri’. I rilievi che ci muove questa volta trovano origine nel fatto che lui è nato nel Sulcis e perciò ha imparato che cosa sia la lotta di classe. Eppure, a parte questo dato geografico che non ritengo significante, mi pare che non abbia meriti pregressi per usare nei nostri confronti la severità che mostra.
E’ difficile, ci rendiamo conto, non avere più il bersaglio Soru. Anche se qualche speranza, a quanto pare, resta: ma stavolta con meno credibilità e fascino, e comunque in un partito come il PD che non può neppure aderire ai moderati socialisti europei, Nonostante tutto, meglio poter scegliere fra i vendoliani di ‘Sinistra e Libertà’ o l’aggregazione comunista di Ferrero, Diliberto e Cesare Salvi. Meglio che, rispettosamente, Peppino Balìa.
8 Aprile 2009 alle 15:47
Mi stavo giusto domandando quando sarebbe arrivata questa replica, che speravo contenesse proprio le argomentazioni che ha espresso Marcello Madau. Probabilmente chi scrive in Democrazia Oggi è troppo intellettualmente raffinato per essere compiutamente compreso da chi si rende consapevolmente conto che il “gran partito” non esiste più da qualche tempo, ma che ancora coltiva, forse ingenuamente e sicuramente nostalgicamente, un’idea della sinistra che abita ancora almeno nelle cultura e nelle speranze di chi ha avuto gli stessi maestri: Gramsci, Berlinguer, Bobbio…
I lavoratori dell’Euroallumina sono stati abbagliati dalle lanterne magiche berlusconiane e hanno sbagliato, come ha sbagliato quell’operaio che ha detto: “I miei figli non mangiano gli alberi”.
L’Euroallumina avrebbe comunque chiuso, non sarebbe certo stato Renato Soru ad impedire che i russi cambiassero idea, ma almeno ci saremmo risparmiati la beffa, più difficilmente il danno.
Ma è proprio su Democrazia Oggi che si leggono delle tesi, rispettabilissime per quanto riguarda il loro contenuto critico sull’operato di Renato Soru, meno apprezzate quando attengono all’aspetto caratteriale dell’ex governatore della Sardegna: il tiranno introverso, il monarca, il bonapartista etc. C’è che si è spinto a dire che, pur di non far rieleggere Soru, ha “soffertamente” dato il voto a Cappellusconi. Fatto davvero rivoluzionario e, soprattutto, riconducibile ad un’idea “di sinistra”: complimenti!