Umiliati e offesi
16 Luglio 2012Mariano Carboni
Martedì 10 luglio 2012 ho assistito, mio malgrado, a scene di assedio urbano per la difesa della dignità umana e per ragioni di vera e propria sopravvivenza. Ero presente al sit-in organizzato in Piazza Trento e nello sguardo di decine di persone ho colto lo smarrimento e la disperazione di chi non sa più che cosa fare. Ho incontrato centinaia di lavoratori, collocati in cassa integrazione a zero ore, a partire dal mese di gennaio 2012, che non hanno ancora percepito un centesimo di euro. Gente comune che ha voluto urlare la propria rabbia pensando ai sacrifici ed alle privazioni di mesi e mesi di disperazione e di assenza di prospettiva. Non sto parlando di persone viziate che lamentano l’impossibilità della vacanza al mare.
Parlo di cose diverse, dell’impossibilità di pagare il mutuo, con il pericolo di perdere la casa, dell’impossibilità di continuare a mandare i propri figli nelle scuole, di ogni ordine e grado, dell’impossibilità di fare correttamente la spesa e di nutrirsi con una certa regolarità, rinunciando alla carne, alla frutta ed alla verdura. Taluni mi hanno perfino raccontato l’umiliazione subita perché costretti a chiedere soldi a parenti ed amici, sostenendo la tesi del bisogno assoluto. Vi posso assicurare che non sto riflettendo nessuna esagerazione, ma ho registrato davvero il segno profondo della disperazione.
Ecco perché ci sono stati momenti di tensione che hanno portato all’occupazione di alcune sale dei vari assessorati al grido: “ Vogliamo rispetto! La nostra dignità non può essere calpestata! Che fine hanno fatto le Istituzioni Regionali? Dove sono i rappresentanti eletti che si devono occupare di questi problemi?”.
Io credo che quanto successo nella giornata del 10 luglio debba far riflettere tutti. Deve far riflettere la politica regionale e nazionale! Deve riflettere il consiglio regionale quando decide di appellarsi agli aspetti logistici, e rifiuta di incontrare il Sindacato Confederale, che organizza la Marcia per il Lavoro, porta in piazza oltre 10.000 persone, senza trovare la dovuta sensibilità da parte della Giunta Regionale e dei Capi Gruppo in Consiglio Regionale.
Quando si prova un senso di fastidio nei confronti di chi rappresenta il mondo del lavoro, che denuncia i ritardi della regione, che generano arretramento e sottosviluppo, che propone soluzioni alternative, si è inadeguati nel ruolo che si ricopre. Mi permetto di rilevare che quel senso di fastidio può produrre spinte distruttive, sé si considera che viviamo in una regione nella quale 3,5 sardi su 10 o sono disoccupati oppure rischiano di perdere il posto di lavoro. Si può pensare che con questi dati possa reggere la serenità e la coesione sociale? Cosa pensa il Presidente Cappellacci? Se la risposta è affermativa, la sua incapacità di governo si somma all’irresponsabilità pura. Inoltre, penso debba riflettere, perfino, il Presidente Monti che in occasione dell’assemblea dell’Abi, ha parlato malissimo della concertazione, ha accusato le parti sociali di aver favorito interessi ristretti e condotto il paese al declino.
Di fronte a queste considerazioni, superato il momento di smarrimento, mi sono chiesto dove fosse vissuto il Presidente Monti in quest’ultimo ventennio. Forse nell’Europa Vellutata e nei Salotti Bene? Ha dimenticato, strumentalmente, di dire che grazie alla concertazione si è salvato il paese dalla bancarotta, parliamo del lontano 1992, e grazie alla politica dei redditi, praticata a partire dal 1993, si sono create le condizioni per l’ingresso nell’euro. Perché non ricorda questi comportamenti e questi atti? Perché, per non ferire la sensibilità del suo predecessore, che gli garantisce l’appoggio in parlamento, non ricorda che è stato il berlusconismo ad accantonare le regole della concertazione, a lavorare per distruggere la Cgil ed il Sindacato Confederale, e che a causa di queste scelte scellerate il paese e precipitato in una condizione prefallimentare. E poi, da quale pulpito ha pronunciato il suo atto d’accusa.
Con tutto il rispetto per le persone per bene, non credo che il mondo delle banche e della finanza sia il luogo migliore per parlare di responsabilità delle parti sociali, dei limiti della concertazione, di equità sociale e della difesa dei giovani, dell’occupazione e delle imprese.
Molti di questi signori sono responsabili dello sfascio planetario. La crisi internazionale è stata la logica conseguenza del fallimento di due banche americane. Sono i banchieri ed i finanzieri internazionali i responsabili della cartolarizzazione dell’economia. Sono sempre loro che, per decenni, hanno scelto la strada dei guadagni facili e sostenuto le attività slegate dalla produzione di beni reali. Sono loro i responsabile delle bolle finanziarie che hanno messo in difficoltà le banche e l’economia di mezzo mondo!
Ecco perché il Professor Monti dev’essere rimandato a settembre e supportato da buone ripetizioni sulla storia del sindacato e della concertazione di questo paese. Tutte queste considerazioni portano ad una conclusione inevitabile!
Io penso che in Italia si debba votare nel minor tempo possibile. Sono consapevole del fatto che non esistono strade semplici e scorciatoie demagogiche. So che il berlusconismo non è morto! So che dovremo fare tantissimi sacrifici perché la condizione del paese e davvero complicata. Vorremo, però, fare questi sacrifici all’insegna dell’equità senza il ribaltamento della realtà, perché la Marcia per il Lavoro del 28 giugno ed il sit-in sugli strumenti di ammortizzazione sociale del 10 luglio, hanno dimostrato che molti padri di famiglia hanno perso la pazienza e la condizione di disoccupazione è tale da minare alla base la coesione sociale e la convivenza pacifica.
24 Luglio 2012 alle 16:27
Vorrei intervenire brevemente sull’articolo “Umiliati e offesi” perchè ho paura che l’aspettativa delle future elezioni,assolutamente giusta e condivisibile, mi ricorda un vecchio millennarismo che aveva questo assunto : “votiamo,andiamo al governo e cambiamo tutto !”. Purtroppo penso che questo non sarà così finchè la Sinistra sarà egemonizzata da una visione centrista e interclassista,come se fossimo tutti responsabili della situazione economica ; non è così perchè quelli che chiamavamo “ricchi e benestanti” hanno sempre gli “scudi” alzati e riescono a scaricare su altri i costi del loro status.Soluzione rapida è mutare impostazione,facendo capire chiaro e netto dalla parte di chi si stà, non ideologicamente ma molto pragmaticamente: per esempio facendo pagare le tasse agli evasori che di solito non sono operai e controllando la “barchetta” nel porto . Basta una semplice riforma della imposizione fiscale e della detraibilità/deducibilità delle spese dei lavoratori dipendenti : dall’affitto alle spese per i vari professionisti e artigiani . In concreto : quando spendo per un lavoro di altri posso detrarre il 30% della fattura. In breve emergerebbero i redditi nascosti alla collettività .Temo però che la risposta a queste proposte sarebbe: NO! perchè troppo semplice per una sinistra post-comunista! Tutto quindi si riduce a una lotta di classe per lo scontrino amico e la fattura felice? penso proprio di SI. Basta veramente chiederlo agli “invidiosi”operai e ascoltare .