La guerra dei cent’anni

1 Maggio 2009

rabbia.jpg
Natalino Piras

Pubblichiamo un brano tratto dal “Libro delle sepolte”.

Maschere d’oppressione
ci tagliano la lingua
Fummo costretti
ad essere divisi
pietra anche noi
in un suolo di conquista
Seminammo il grano
e uccelli rapaci lo beccarono
i cani
sbranarono le bestie più feconde
calammo in mare le reti
e i prinzipales comprarono anche il mare
Tutto ci presero
il campo
la casa
la donna
A noi lasciarono
la fame
la sete
le decime da pagare
Gente di fuori
nuove catene
consacrarono nel sangue dei poveri
dei carcerati
degli inseguiti
l’ingiustizia eretta
a modo di vita
Chiudete i pascoli
chiudete le fontane
chiudete le strade
chiudete la terra
chiudete anche il cielo
Ma non riuscirono
a imprigionare il vento.

Cuore mio ammassato
denti neri di terra
sangue hanno rubato
acqua berrà la guerra.

2 Commenti a “La guerra dei cent’anni”

  1. Nico Orunesu scrive:

    Ancora nuove catene, ancora terra scura da masticare per i diseredati di oggi e di domani, ancora bavagli, silenzio e partiti che non hanno lotta all’ordine del giorno. Noi che abbiamo colorato i muri scrivendo quelle parole-pallottole ora andiamo verso i sessanta, vediamo la storia ripetersi e troppo pochi e divisi sono quelli che seguono il vento del riscatto. Annoiati vediamo intellettuali balbettare teorie intimiste, studenti inseguire goliardie, operai appellarsi alla bontà del padrone. Davvero quella che per noi è stata una guerra, sembra non finire mai, e saremmo condannati a vederne le sorti delle sconfitte passate. Ma per ora il campo di battaglia è scorrazzato da un solo esercito che sbandiera e fende sciabolate in ogni dove. Ma la cosa che più ci tormenta è che non abbiamo lasciato nessuna forma di lotta in eredità! L’auspicio è che se ne inventino nuove, più forti ed efficaci, dove non ci siano finalmente “lacrime per le rose”.

  2. Antonia Piredda scrive:

    …leggo, nelle forti parole di Natalino, qualcosa che va oltre la nostra storia di isola depredata. non ci si può esonerare anche dalle nostre responsabilità per tutto quello che ci è stato fatto! in un modo e tempo diverso, l’abbiamo permesso.
    leggo qualcosa che credo, nel profondo, appartenga a tutti, umanità sperduta nelle lande d’impero. parole, impulso di vita che tocca tutti, anche oltre il mare.
    grazie, api.

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