20 ottobre. Voci dalla Sardegna
16 Settembre 2007Cenzo Defraia
La manifestazione prevista a Roma per il 20 ottobre, e prima ancora il referendum su pensioni e stato sociale, c’impone qui in Sardegna un impegno forte. Probabilmente ancora più difficile che altrove per lo stato in cui versa la sinistra politica e sindacale. Per quanto riguarda la manifestazione del 20 le motivazioni della sua necessità sono state ampiamente ripetute sui giornali che l’hanno indetta. Liberazione ed il Manifesto sono riusciti, anche se non totalmente, a rintuzzare gli attacchi di chi, strumentalmente, considerava la manifestazione del 20 un’iniziativa contro il Governo. Ci siamo talmente disabituati a rivendicare e sostenere i nostri diritti con la partecipazione e la lotta che i moderati di centro, di destra e in parte di sinistra e i media, loro sostenitori, si sono schierati subito contro. Anche una parte della sinistra più radicale è contraria alla manifestazione perché afferma che essa sosterrebbe il governo. Forse qualcuno si è dimenticato che i comunisti non sono mai stati per il tanto peggio. Detto questo preliminarmente ritengo che tutto il nostro impegno, come Manifesto sardo, vada speso perché a Roma partecipi anche una forte rappresentanza sarda. Con altrettanto impegno dobbiamo attrezzarci perché il no al referendum su pensioni e stato sociale prevalga tra i lavoratori tutti ed i pensionati. E’ possibile farlo, anche perché dopo la bocciatura dell’accordo da parte della FIOM e delle Aree di “Lavoro e Società “ e della “Rete 28 Aprile” si può, anche nella nostra isola, sviluppare un movimento di lotta che abbia l’obiettivo di salvare e sviluppare quel che rimane dell’industria.
16 Settembre 2007 alle 16:33
Considerando la manifestazione convocata per il prossimo 20 Ottobre un appuntamento urgente, forse necessario, non lo caricherei in ogni caso di significati che non può, per ragioni evidenti, assumere.
Particolare importanza riveste, per me, il tentativo “costituente” di gettare un ponte tra i lavoratori tradizionalmente garantiti, portatori di una storia di lotta e di conquiste, e le nuove identità del lavoro precario e non garantito, flessibile e ultrasfruttato, ancora incapaci di trovare una definizione unitaria capace di soppiantare la presenza come attore sociale che fu della storica classe operaia. Anche se credo che difficilmente questa manifestazione possa dare il via, nella nostra isola o altrove, a “un movimento di lotta che abbia l’obiettivo di salvare e sviluppare quel che rimane dell’industria.” Trovo importante e utilissima la presa di posizione della FIOM sull’accordo del 23 Luglio, così come la sua adesione alla manifestazione del 20 Ottobre. Ma perchè questa scelta diventi “contagiosa”, occorrerebbe chiedersi, per esempio, che posizioni ha assunto la FIOM sarda; quanto delle scelte nazionali verrà recepito e portato sui posti di lavoro, e con quale impegno.
Non credo che la salvezza e lo sviluppo delle ceneri dell’industria sarda rientrino tra gli obiettivi locali del 20 Ottobre. Mi accontenterei se i lavoratori sardi, o almeno quelli della FIOM, fossero consapevoli della posta in palio, e dell’importanza, anche simbolica, che l’appuntamento riveste.