Lettera aperta di Marcello Madau: Buon lavoro compagne e compagni
4 Ottobre 2012.
In questi giorni il compagno Marcello Madau ci ha comunicato che il carico di impegni della sua vita quotidiana e professionale gli rendono incompatibile la prosecuzione della militanza nel manifesto sardo. Ci dispiace questo allontanamento anche se siamo sicuri che la sua collaborazione, come lo stesso Marcello sottolinea, continuerà in altre forme. Per queste ragioni evitiamo dunque la retorica che accompagna queste circostanze, spesso corredate dagli auguri per le nuove attività. Siamo sicuri che Marcello continuerà ad occuparsi dei suoi interessi culturali con l’impegno e la coerenza di sempre. È d’obbligo piuttosto un ringraziamento per il carico di lavoro che si è assunto col manifesto sardo nel corso di questi anni.
m.l.
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La lettera “aperta”
Buon lavoro, compagne e compagni
Care compagne e cari compagni, caro Marco, mi trovo ‘di colpo’ a capire, attraverso una serie di fatti che sono tutti ‘causa scatenante’ e quindi nessuno lo è, che il carico di impegni della mia vita quotidiana e professionale è diventato incompatibile con la prosecuzione della militanza nel manifesto sardo, che cinque anni e mezzo fa abbiamo creato con entusiasmo e gestito con qualche spirito di sacrificio.
Mi verrebbe da fare un bilancio, ma non è opportuno perché il manifesto sardo prosegue, è in buone mani, ha il suo seguito e trova nuove collaborazioni: insomma, come mi è piaciuto dire, la ‘rete manifesta’ si amplia.
Però lasciatemi sottolineare di essere molto felice e fiero di avere contribuito a costruire in prima persona questa esperienza, di averla difesa strenuamente quando è stato necessario, anche prima che prendesse forma.
Un’esperienza libera, pur piccola (e comunque ogni numero del manifesto sardo ha mediamente 5-6000 letture), finisce spesso sotto osservazione e sotto attacco.
Credo che il manifesto sardo abbia trovato un suo ruolo critico e libero dignitoso, e sono certo che la sua tradizionale autonomia dai movimenti politici, anche impertinente se necessaria, verrà mantenuta; che possa continuare ad essere, o almeno provare ad essere, un luogo borderline – una terra d’approdo, direbbe Joan Oliva – per la discussione a sinistra in Sardegna, guardando contemporaneamente ben oltre i suoi illusori confini.
Senza tale autonomia non potrebbe richiamarsi a ‘il manifesto’, nella continuità alla tradizione comunista, fondativa e ben presente, in particolare quella sarda. E spero che anche il manifesto nazionale, la cui crisi è davvero preoccupante, non smarrisca il riferimento comunista e in genere la sua storia.
Però non credo che smetterò di scrivere all’interno del mio campo politico: intanto spero che i compagni del collettivo redazionale, dal quale devo uscire perché non mi interessa farne parte senza poter garantire un impegno conseguente, vogliano accettare qualche contributo, se gradito e utile, che invierò con piacere, autonomia totale e passione (diversamente non ha senso per me scrivere, come per il resto delle cose che faccio nella vita ‘privata’ e lavorativa).
Ora preferisco dedicare le risorse di tempo liberate, sperando che siano sufficienti, per contribuire nel mio piccolo alla costruzione di uno spazio critico dove gli aspetti culturali del territorio abbiano il primo piano, e l’irriverenza verso ogni paludamento moderato, anche di sinistra, sia un valore condiviso, centrale e non negoziabile.
Non vedo questo impegno come un’alternativa, ma un apporto aggiuntivo, spero utile, al servizio della comunicazione e della riflessione militante colta nello spazio straordinario del web.
In questo spazio vi è necessità vitale di risorse autonome, poiché in esso si stanno rovesciando iniziative giornalistiche caratterizzate, sotto l’apparente novità, da un convenzionalismo mediatico molto forte: destinato in ultima analisi ad operazioni autoreferenziali e di potere da rendere disponibili (assieme a se stessi) sul mercato. Tutto regolare e niente di male, ma mi è rimasta l’antichissima lezione di dare il nome giusto alle cose. In tale direzione perciò dedicherò qualche risorsa di tempo sperando di costruire utilità e trarne piacere.
Lunga vita al ‘manifesto sardo’ e grazie per le strade attraversate assieme!
Marcello Madau
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Caro Marcello,
capisco quello che dici, che a volte si ha l’impressione (e forse è più di un’impressione) di avere poco tempo per le cose che vorresti o che comunque devi fare. E allora ti senti costretto a fare delle scelte; magari rinunci ad interessi che richiedono un impegno eccessivo soprattutto se lo valuti in relazione ai risultati che raggiungi. Credo che l’esempio del manifesto sardo rientri in questi casi. Noi abbiamo spesso l’abitudine di sottolineare ciò che non va bene nelle cose che facciamo per cui capisco benissimo le considerazioni che fai.
Capisco meno però l’affermazione dove ci comunichi ‘le dimissioni tecniche dal manifesto sardo’ accompagnata dall’altra ‘Però non credo che smetterò di scrivere all’interno del mio campo politico: intanto spero che i compagni del collettivo redazionale, dal quale devo uscire perché non mi interessa farne parte senza poter garantire un impegno conseguente, vogliano accettare qualche contributo, se gradito e utile, che invierò con piacere, autonomia totale e passione (diversamente non ha senso per me scrivere, come per il resto delle cose che faccio nella vita ‘privata’ e lavorativa)’.
Fai bene a sottolineare che continuerai a scrivere con autonomia totale e passione. Guai a te se non lo farai. Scusa Marcello, ma in quali circostanze non abbiamo fatto così?
Comunque ciò che mi preme dirti è un’altra cosa: tu adesso ti senti particolarmente impegnato (mi dicevi al telefono anche un po’ stanco). Perché non ti prendi una pausa, uno o due mesi, e poi verifichi di nuovo la voglia di continuare? Tra l’altro tu stesso sostieni che intendi continuare a scrivere. Che senso ha allora parlare di dimissioni?
Tanto più che affermi di voler contribuire alla costruzione di uno spazio critico … con l’irriverenza (consentimi la precisazione: io parlerei più esattamente di avversione perché implica maggiormente un impegno propositivo) verso ogni paludamento moderato, anche di sinistra.
E dove è possibile tutto ciò se non dentro l’area del Manifesto?
Un caro saluto,
Marco Ligas
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Caro Marco,
il riferimento alle condizioni essenziali per scrivere era solo per assicurarvi, a fronte di un allontanamento, che il mio impegno continuerebbe, almeno per ciò che vi trasmetterei, non per una questione più o meno di maniera.
Mi è sembrato cortese sottolinearlo proprio in questa situazione, come il non dare nulla per scontato.
Ma – ringraziando di cuore e con affetto – mi sento di confermare quanto deciso. Vorrei dedicare il mio tempo ad altre scritture, e non potrò farlo che togliendo tempo a quello limitato di cui dispongo, orientandolo verso di esse.
Un caro saluto
Marcello Madau
4 Ottobre 2012 alle 22:23
Caro Marcello,
ti sei impegnato a non farci mai mancare i tuoi determinanti contributi critici sulle politiche culturali territoriali, e come gli altri lettori li aspetto qui, nello spazio del Manifesto sardo. Come (essendo tanto ma tanto curiosa) aspetto quelle novità che ti stanno allontanando dal lavoro di redazione, nella speranza che si tratti solo di una lontananza temporanea.
Capisco anche la stanchezza e la confusione nel sentire come la nostra classe, quella dei lavoratori, stia perdendo il suo filo conduttore ideologico, come si perda dietro a sirene autarchiche, o si assoggetti ai ricatti padronali (referendum FIAT e ILVA). Vent’anni di cultura berlusconiana e una congiuntura economica che sta gettando nell’indigenza interi territori sono riusciti a corrodere alle basi il pensiero. Ma dobbiamo cercare di essere ottimisti, pensare che questa crisi ideologica e l’allargamento del dibattito a nuovi soggetti potrebbe partorire freschi modelli di pensiero da cui ripartire. Anche per questo dobbiamo resistere, e anche per questo sono certa di ritrovarti qui.
Valeria
6 Ottobre 2012 alle 18:34
Mi dispiace molto,comunque buon lavoro e non rompere i rapporti col Manifesto sardo. Un saluto anche da ALBA Cagliari. Ciao Nicola
8 Ottobre 2012 alle 13:09
Prendo ovviamente come un auspicio, e non una prescrizione, l’invito di Nicola. Che ringrazio, ovviamente. Ma credo di avere già risposto su questo tema. Ringrazio anche Valeria e condivido in pieno l’esigenza di lavorare ove possibile su aggiornati (‘freschi’) modelli di pensiero.
9 Ottobre 2012 alle 00:46
Marcello, ma che mi combini!
Va beh che devi scrivere libri, ma non ci puoi mollare proprio adesso che comincia la salita. Adesso che il manifesto rischia di diventare altro da come noi lo abbiamo conosciuto, sostenuto ed amato, spazi come il sito del manifesto sardo assumono una importanza ancora maggiore, per mantenere vitale uno straccio di pensiero ed elaborazione comunista. In questo sforzo disumano per continuare ad andare avanti a testa alta ogni abbandono è una fitta al cuore. Un abbraccio comunista. Mauro
9 Ottobre 2012 alle 10:40
Nessun abbandono, caro Mauro. Continuerò a scrivere e a lottare. Con ‘il manifesto’ e ‘il manifesto sardo’ nel cuore, e anche il ‘manifesto di Bologna’…. Ricambio i saluti comunisti e girali a tutte le compagne e i compagni.