Pezzi di coste sarde nella macelleria del territorio
1 Novembre 2012Stefano Deliperi
Bisogna affrettarsi, l’occasione è d’oro: “pezzi” di rare coste sarde sono in vendita nella “macelleria” della speculazione immobiliare. A Badesi.
“Le abitazioni sono immerse nel verde della macchia mediterranea, in un’atmosfera intrisa dai profumi del mirto e del lentischio, di fronte al mare turchese della baia.
L’esclusività del Gioiello delle Dune Bianche è avvalorata dalla generosità che la natura ha saputo donare a questo luogo incantato che rientra nell’area Sito d’Importanza Comunitaria (SIC), per la presenza di una flora e di una fauna da proteggere per l’unicità dell’ambiente.
Le residenze de il Gioiello delle Dune Bianche sono un’imperdibile occasione per assicurarvi un posto in prima fila a pochi metri dal mare, infatti grazie a una regolare autorizzazione, precedente alla legge “salvacoste”, abbiamo potuto fare oggi ciò che ormai in tutta l’isola è vietato: costruire sulla costa! Una particolarità in grado di garantire all’investimento margini di rivalutazione immobiliare notevolissimi. Finalmente nel mese di settembre 2011 la regione ha dato l’ultimo ok alle autorizzazioni e quindi, entro la fine dell’anno inizieranno i lavori. La consegna è prevista per la primavera del 2013. I prezzi degli alloggi partono da €. 119.000. Il progetto prevede 90 alloggi, ne sono già prenotati 52”.
E’ tutto chiaro nella pubblicità on line di “La Casa Bianca” (Gruppo La Casa Bianca Italia s.p.a.), ecco allettanti offerte di vendita di ville e appartamenti nei complessi “Il Diamante delle Dune Bianche” (9 ville previste) e “Il Gioiello delle Dune Bianche” (90 appartamenti).
I lavori sono iniziati recentemente in base a “una regolare autorizzazione, precedente alla legge ‘salvacoste’, così giura la Società realizzatrice. Si può solo pensare a un’imprecisata “autorizzazione” di lunga data precedente alla legge regionale n. 8/2004. Sarà vero? Vogliamo accertarlo. Come consente la legge.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato (25 ottobre 2012) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni interventi in proposito. Sono stati coinvolti il Ministero per i beni e le attività culturali, la Direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio, la Direzione regionale della pianificazione urbanistica e della vigilanza edilizia, il Servizio regionale tutela paesaggistica, la Soprintendenza per i beni ambientali di Sassari, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, il Comune di Badesi. Informate, per gli aspetti di competenza, le Procure della Repubblica presso i Tribunali di Tempio Pausania e di Cagliari, nonché la Commissione europea.
Una precedente analoga istanza (25 agosto 2011) aveva comportato – di fatto – il mancato inizio dei lavori. Le spiagge (costituenti parte del demanio marittimo, art. 822 e ss. cod. civ.) e la fascia dei 300 mt. dalla battigia marina sono tutelate con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), l’area in argomento, sul mare e ricoperta in buona parte da macchia mediterranea evoluta, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e rientra nel sito di importanza comunitaria – SIC “Foci del Coghinas” (direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, della fauna e della flora, D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i.).
Il sito del cantiere rientra in un vecchio piano di lottizzazione (rep. n. 1104 del 3 ottobre 1975), ma vi sono parecchi dubbi sulla sua vigenza, vista la durata decennale (art. 28 della legge n. 1150/1942 e s.m.i. e art. 10 conv.) e la non conoscenza di eventuali atti di proroga o nuovi atti convenzionali: secondo gran parte della giurisprudenza, la scadenza del termine comporta l’inedificabilità dei residui comparti e singoli lotti non realizzati.
Non si sa nemmeno se sia stata svolta sul progetto edilizio la procedura di verifica preventiva (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), con la valutazione anche degli impatti cumulativi.
Cosa pensare? Senza dubbio, in un Paese normale non ci sarebbe bisogno di un esposto da parte di un’associazione ecologista perché intorno a ruspe e mattoni s’affollassero immediatamente agenti del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, tecnici comunali, funzionari regionali, tutti tesi ad accertare se i lavori fossero legittimi o meno. Ma evidentemente non siamo in un Paese normale e in tempi di “macelleria sociale” c’è anche una rinomata “macelleria del territorio”: chissà come andrà a finire.