Guarire si può, ma con le famiglie

1 Febbraio 2013

Roberto Loddo
Perché coinvolgere le famiglie nella salute mentale? Una domanda a cui ha cercato di rispondere l’Asarp, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica, organizzando Venerdì 25 e Sabato 26 gennaio un corso di formazione per familiari, operatori e volontari dal titolo “lavorare con le famiglie in salute mentale”. Formatore del corso lo psicologo Roberto Pezzano, del Dipartimento di Salute Mentale di Caltagirone (Catania). L’importanza del coinvolgimento delle associazioni di familiari e di utenti nella formulazione e nell’attuazione dei piani terapeutici, il loro ruolo attivo come risorse al fianco dei servizi di salute mentale, è riconosciuto nel “Progetto Obiettivo” sulla Tutela della salute mentale approvato con il D.P.R. del 10 novembre 1999.
Un “Progetto Obbiettivo” purtroppo non ancora pienamente praticato in molti dipartimenti di salute mentale. Il percorso formativo dell’Asarp ha messo in luce le opportunità di gestione dei conflitti e delle condizioni di crisi che si generano all’interno delle famiglie delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale.
Spesso le famiglie che si relazionano con i servizi non sono messe nelle condizioni di sviluppare capacità di costruzione di “chiavi di lettura” differenti della propria condizione di disagio. Un disagio accompagnato sopratutto dalla scarsa capacità di presa in carico da parte dei servizi di salute mentale. Questa condizione di solitudine acuisce il disorientamento e la paura della famiglia nei confronti della malattia mentale.
Tema centrale dell’incontro formativo dei familiari dell’Asarp è la comprensione degli strumenti di promozione dei diritti, come il coinvolgimento dei familiari negli incontri di formulazione e verifica dei piani terapeutici individuali.
Uno strumento efficace e utile in mano ai familiari per la costruzione di responsabilità e consapevolezza è quello dei gruppi di auto-mutuo-aiuto. Esperienza importante come quella del nuovo gruppo di auto-mutuo-aiuto degli uditori di voci dell’Asarp o dell’associazione  di Trento che si fondano sull’azione partecipata delle persone in difficoltà: “persone che hanno un problema, persone, però che nel gruppo si attivano ed aiutano, portando qualcosa di sé, la propria storia, la propria esperienza, le conoscenze e le competenze che da tale esperienza derivano loro, le proprie risorse, cognitive ed emozionali”.
La conclusione dell’attività formativa ha determinato la necessità della formazione di un gruppo locale di auto-mutuo-aiuto che parta dalla comunità dei familiari che orbitano attorno all’Asarp. La narrazione e la condivisione delle esperienze può generare elementi di “Recovery”. Una parola che tradotta significherebbe semplicemente “guarigione” ma che ha un significato molto più ricco e complesso. Il significato di questa parola è inteso come riconquista di sè, ricostruzione delle proprie capacità di vita e di relazioni sociali. Una parola divenuta sinonimo della possibilità di guarire. Praticare la recovery significa integrare le esperienze delle buone pratiche dei servizi di salute mentale con il sapere e la conoscenza dei familiari e superare la mancanza di speranza, la dipendenza dai servizi, la perdita di controllo sulla propria vita.

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