Soru, ex governatore illuminato. Anche in azienda?
16 Luglio 2009Enrico Lobina
Tiscali non se la passa bene. Scomparse le attività estere, rimane Tiscali Italia. Tiscali UK è stata venduta ad un prezzo molto inferiore rispetto al valore reale. Costretto dalle banche a svendere, Renato Soru ha ceduto alle richieste di Banca Intesa e JP Morgan. Con l’ingressodi De Benedetti nel 2007, e l’aumento di capitale dello stesso anno, si puntava al rilancio. È successo esattamente il contrario. Le operazioni tentate si sono rivelate dei fallimenti, e la situazione finanziaria è peggiorata. Sino alla condizione attuale. L’assemblea dei soci, conclusasi il 30 giugno, ha varato importanti misure: riduzione del capitale sociale e aumento di capitale, cioè nuova offerta di azioni sul mercato. Ma i lavoratori come stanno? Parliamo di 700 lavoratori con contratto telecomunicazioni. Più circa 500 che fanno riferimento alle ditte esterne. Tutti nel complesso de Sa Illetta. L’anno scorso, per i 700 dipendenti Tiscali, si è proceduto all’esodo incentivato. Se ne sono andati un centinaio, con un buono uscita di 13 mensilità. Alcuni si sono rimessi a studiare, altri avevano già altre offerte. Altri ancora hanno fatto un salto nel buio. In aziende simili, in caso di esodo, le mensilità offerte sono 18. E anche di più. Ora alcuni di coloro andati via con l’incentivo sono tornati in azienda. Forse hanno restituito le 13 mensilità, o forse no. Alcuni sono rientrati come consulenti. Magari dopo aver seguito Renato nell’esodo da Viale Trento, palazzo della Presidenza della Giunta, a Sa Illetta. Quasi tutti stanno davanti ad un computer per ore ed ore. Ma non esiste neanche un videoterminalista, a meno che non stai in un call center. Non tanto per l’indennità, quanto per la pausa. Ogni videoterminalista ha diritto a 15 minuti di riposo ogni 2 ore di lavoro. Se chiedi all’ufficio personale una dichiarazione scritta in cui s’affermi che non ci sono videoterminalisti, l’ufficio nicchia. Te lo dice per mail, ma non con una comunicazione ufficiale. Troppo rischioso. Si dice che Soru non sopportasse tutti quei dipendenti al bar in orario di lavoro. Evidentemente in pausa. Eliminata coattivamente la pausa, è stato anche chiuso il bar. O, meglio, aperto solamente dalle 8:00 alle 9:00 e dalle 12:30 alle 15:00. Così i fannulloni non hanno scuse. E i videoterminalisti? Non ci son più, anche se tutti continuano a fare sempre lo stesso lavoro. Il nipote di Renato, gestore del bar, ha perso un bel guadagno. A Tiscali si guadagna dai 900 euro in su. Però il principio stesso lavoro stesso salario non vale. I lavoratori contrattano singolarmente la propria busta paga. Ci sono vicini di scrivania, con lo stesso livello e le stesse mansioni, che hanno salari diversi. E sei fai straordinario il cartellino lo segna, ma non è detto che venga pagato. Per essere pagato devi fare una richiesta specifica. Se sei un neoassunto non la fai. Se hai paura del licenziamento non la fai. Se vuoi chiedere un aumento non la fai. E magari, se la fai, ti dicono che nessuno t’aveva espressamente chiesto di fare straordinario. L’ufficio personale non fa solo questo. Non ti dice che hai diritto al congedo parentale, anche se una legge nazionale lo prevede. Se chiedi informazioni è titubante e vago, ma ti fa capire che non è cosa gradita. Quasi che il benessere dei dipendenti non fosse una precondizione per una vera produttività dell’azienda. Benessere è anche non costringere i dipendenti a consumare i buoni pasto in giornata e solamente dentro l’azienda. O non costringerli a fare lunghe camminate, magari sotto la pioggia, quando si va a riprendere i bambini all’asilo solamente perché i cancelli devono rimanere chiusi. O dare a tutti un parcheggio non in divieto di sosta. Renato Soru, tornato in azienda dopo l’esperienza come governatore, ha cambiato il logo. Da Tiscali. a Tiscali: (con due punti). Forse sarebbe ora di cambiare anche le modalità di gestione del personale.