Malattie e infortuni: il vero costo del lavoro
5 Maggio 2013Lella Bellina
“Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci”: era l’agosto del 2010, quando l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti sintetizzò così, pubblicamente e serenamente, il pensiero di molti imprenditori e politici.
Nel marzo del 2011 i giornali salutarono con entusiasmo i dati diffusi dall’Inail sugli incidenti mortali sul lavoro nel 2010 “la soglia scende sotto le mille unità l’anno, per una flessione del 6,9% rispetto al 2009”. Infatti i lavoratori morti furono “solo” 980. Inutile ribattere che la crisi era già iniziata, che i disoccupati erano aumentati e le ore lavorate diminuite…
19 aprile 2013: nella sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano quasi non si riesce a entrare (eppure non è facile da riempire, con i suoi 420 posti e gli ampi corridoi). Tocca a Maurizio Marcelli introdurre l’Assemblea nazionale degli Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza della Fiom, senza nascondere “le difficoltà determinate dal fatto che la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori oggi non è prioritaria nella nostra attività sindacale come d’altronde in quella delle Rsu”. Certo che è complicato battersi per il benessere psico-fisico dei lavoratori mentre le aziende chiudono, licenziano o minacciano di licenziare.
Il quadro dipinto da Marcelli è drammatico, non solo sotto il profilo dei numeri (non diminuiscono i morti, ma aumentano le malattie professionali, si riducono i controlli delle Asl per il taglio agli organici) ma soprattutto perché la filosofia della salute e sicurezza come costo da abbattere è ormai imperante: “il governo Monti – ricorda Marcelli – nel decreto sulla semplificazione, su sollecitazione delle associazioni datoriali, aveva previsto una norma (poi eliminata) che cancellava l’obbligo del documento di valutazione dei rischi nelle imprese fino ai 50 dipendenti”.
Gli interventi dei lavoratori confermano il progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita. Alla Marcegaglia di Forlì “d’inverno ghiaccia persino l’acqua dei bagni e d’estate, nei reparti, non si respira” dice Marco Bolognesi. Alla Electrolux di Susegana “l’elenco degli incidenti sembra un bollettino di guerra, eppure siamo pieni di esperti e l’azienda, con la complicità di Fim e Uilm, ha deciso di regalare 40 euro all’anno ai lavoratori dei reparti dove ci si fa meno male…”, “in fabbrica – continua Paola Morandin – ci sono 900 operai, 120 soffrono di malattie professionali riconosciute, 300 sono a capacità lavorativa ridotta”.
La sala è ancora piena quando, a pomeriggio inoltrato, Landini prende la parola. “quelli di cui abbiamo parlato oggi non sono problemi che hanno a che fare solo con il ‘dentro’ i luoghi di lavoro, ma anche con il territorio e non sono, non possono essere un problema solo nostro”. “Nella nostra Costituzione ci sono tre diritti, quello al lavoro, all’istruzione e alla salute, che oggi vengono messi pesantemente in discussione. Serve un progetto, un’idea di cambiamento della società”.