La via maestra: la Costituzione
17 Settembre 2013Nicola Imbimbo
Difesa e applicazione della Carta Costituzionale: no alla guerra, difesa della pace, delle libertà sindacali e dei beni comuni; Condanna e lotta contro tutti i tentativi di stravolgere la costituzione che è attaccata non solo da Berlusconi e i suoi ma anche dal PD e dagli altri partner delle “larghe Intese”; Battersi contro il potere della finanza internazionale e la devastante politica neoliberista; Rivendicare una legge elettorale nuova, che deve essere proporzionale perché è la più democratica e ispirata dalla Costituzione che afferma l’uguaglianza di tutti i cittadini, superare il finto bipolarismo che annacqua tutte le scelte politiche e restringe gli spazi pubblici ai temi del lavoro e a quelli tradizionali della sinistra.
Sono questi alcuni dei temi che saranno alla base della manifestazione nazionale indetta per il 12 ottobre dall’assemblea “La via maestra: la Costituzione”, tenutasi l’otto settembre a Roma aperta da un intervento di Stefano Rodotà e conclusa dal segretario della FIOM Maurizio Landini.
Si è trattato di un’assemblea di grande importanza per chi vuole difendere democrazia, lavoro, partecipazione e passione politica civile. Un avvenimento di fatto censurato dalla grande stampa, a partire dalla RAI: stampa che si comporta sempre più come stampa di regime sulle scelte politiche , sociali ed economiche fondamentali, nella difesa di un governo politicamente aberrante ed abusivo che da nessuna forza politica era stato prospettato agli elettori.
All’assemblea oltre Rodotà, Zagrebelsky, Revelli Landini, era, presente e rappresentata tutta l’area della “sinistra radicale”: dai promotori dei referendum contro la privatizzazione dell’acqua, ad associazioni ambientaliste, per la difesa della liberta di stampa, per una nuova economia e per il lavoro. L’istanza per il lavoro era rappresentata in particolare dalla Fiom per le lotte condotte a difesa dei diritti nel lavoro, della democrazia, della legalità, dalle lotte per l’occupazione e contro la precarietà, per la riconquista del contratto nazionale, dalle vicende Fiat sino alla sentenza della Corte costituzionale.
Interventi significativi sono stati svolti dal Costituzionalista Lucarelli , Marco Bersani di Attac Italia sui temi economici, Guido Viale, Flores D’Arcais, Sandro Medici, Corrado Oddi e tanti altri. C’era Ferrero, Ingroia. E’ passato, senza intervenire, anche Niki Vendola.
L’assemblea dell’otto settembre e la manifestazione preannunciata per il 12 ottobre costituiscono una “boccata di ossigeno” rispetto all’ammorbante incredibile sceneggiata del PDL dopo la condanna definitiva per frode ai danni dello stato di Berlusconi. Il PD che non fa nulla per sottrarsi all’ignobile messa in scena dei berluscones perché da corda e spazio a colombe e falchi (o a qualunque altra specie ornitologica) sostenendo che questo antidemocratico (nel senso che non è stato proposto agli elettori prima del voto, anzi!) governo Letta sostenuto da una larga quanto sgangherata e anomala maggioranza è l’ultima spiaggia contro il caos e l’ulteriore aggravamento della crisi economica del paese.
Per sottrarsi al ricatto, di cui Berlusconi e i suoi sono maestri e contro cui né Epifani,né Bersani e nemmeno Renzi possono competere, sarebbe bastato che il PD aprisse la crisi sostenendo: va bene l’emergenza, va bene la mancanza di alternativa, ma noi – con un partito il cui capo è responsabile di frode allo stato – non governiamo!
Per la politica di casa nostra in Sardegna al desolante quadro nazionale si è aggiunto il clima preelettorale. La Regione dopo un quinquennio di grigio tran tran con a capo Cappellacci, né centro destra né centro sinistra sembrano interessati a definire un programma politico per i prossimi cinque anni per cercare di porre rimedio alla devastazione su occupazione ambiente e sviluppo provocata dalla crisi.
Il PD tralasciando, le questioni di contenuto su cui pure occorrerebbe un ampio coinvolgimento, affida alle “primarie” la difesa di una democrazia di facciata . Ma chi ha letto, c’è da chiedersi, il dibattito interno al PD sardo, al successivo tavolo, a geometria variabile ( allargato, ristretto ecc. ) di discussione una cosa diversa da una competizione tutta interna ai vari gruppi che si contendono il controllo del PD e dell’accesso alle poltrone in vari centri di potere che quel controllo garantisce? Se n’è accorto persino SEL politiche che non vuole partecipare alle primarie dette del centro sinistra perché significherebbe solo entrare in casa d’altri per prendere parte ad una competizione tutta interna.
Dovrebbero prendere atto che si tratta di primarie tutte interne al PD anche tanti partiti o partitini che pure dal PD avevano preso le distanze o erano stati snobbati alle ultime politiche : Rifondazione comunista (Ferrero che era all’assemblea otto settembre a Roma) , Italia dei Valori , giustamente all’opposizione del PD durante il governo Monti , i Rosso Mori per la loro chiara opzione non solo fortemente autonomista ma di “sinistra”che aspirano ad essere un partito di “sinistra” , sardisti vecchi nuovi e “rigenerati” , nonché liberi cittadini di buona volontà che ancora credono ad un PD veramente alternativi a Cappellacci.
Una sfida diversa si sarebbe potuta , e forse si potrebbe ancora, tentare da parte di tutte queste realtà : una sfida aperta agli ormai esausti e impopolari partiti, ad una classe politica che ha fallito nella gestione pluridecennale di un governo della Sardegna, che mai è stato autenticamente autonomo. Una classe politica che non vuole e ormai non può cambiare.
Una sfida che potrebbe essere maggioritaria, vincente, se rivolta a quanti delusi dai partiti non votano più. A quei numerosi e diffusi quanto inascoltati movimenti che si oppongono ad iniziative pseudo produttive che rapinano e rovinano l’ambiente sardo, ai lavoratori espulsi dalle fabbriche, ai giovani senza futuro, a quanti hanno votato 5 stelle per la radicalità delle critiche al sistema ma inadatti a confrontarsi, a cercare, stimolare alleanze; agli intellettuali, scrittori e scrittrici mondo universitario, e alle eccellenze in diversi settori ma non ascoltate, di cui la Sardegna dispone.
Il programma non può solo consistere nello sconfiggere Cappellacci o Pili o chi altri della destra. Il problema è costruire e perseguire scelte autenticamente alternative alle scelte della destra e del neoliberismo imperante. Il PD questa garanzia non la da per la sua non definita e ibrida identità, per l’alleanza ormai pluriennale nel governo del paese con le forze di destra e le scelte antipopolari approvate e difese, per una non opposizione vera e forte né nel “palazzo” meno che mai con e tra la gente in tutto il dopo Soru . Un quinquennio grigio ma non indolore per sardi e Sardegna, governata da Cappellacci il commercialista scelto e imposto da Berlusconi come candidato Presidente.
Tentare si può e se va bene, anche cambiare sarà possibile!
20 Settembre 2013 alle 20:04
Prendo atto con soddisfazione che sia Rifondazione sarda tramite Nicola Culeddu e lo stesso Paolo Ferrero a cui dopo la pubblicazione di questo articolo ho posto direttamente la domanda affermano che Rifondazione comunista non parteciperà alle primrie del centro sinistra sardo per le prossime regionali.
5 Novembre 2013 alle 18:20
Ma ahi loro! parteciperanno alle elezioni e sosterranno il candidato presidente del centro sinistra (e non solo, ma forse ex sardisti e chi sa UDC) che al momento è Barracciu.! Auguri