Operaio in mare aperto
1 Giugno 2014Franco Tronci
Raramente mi capita di leggere un libro tutto d’un fiato. Mi è successo, di recente, per un testo, Operaio in mare aperto. Conversazione su lotta, uguaglianza, libertà, scritto da Gianni Usai con Loris Campetti.
L’occasione mi ha anche consentito di scoprire che fa parte di una collana ( Palafitte) delle edizioni del Gruppo Abele che ha per dominante la Conversazione come occasione di scrittura e di racconto. La scelta editoriale dell’incontro fra le persone e del dialogo vis à vis, in presenza, non è cosa da poco nell’epoca della comunicazione in assenza, della confusione fra tecnologia e significato, del narcisismo calligrafico e del culto del messaggio breve.
Nel caso del testo in oggetto, all’oralità è delegato il compito della ricostruzione dell’esperienza e dello scavo nella memoria, alla scrittura quello dell’ordine e della forma del racconto.
Non guasta se ad agevolarle entrambe soccorra un’antica e cementata amicizia.
Argomento centrale del volumetto è la vita di una personalità singolare di operaio-pescatore, Gianni Usai, che emigrato giovanissimo da Arbus a Torino con la famiglia, ha trascorso una buona parte dei suoi anni da operaio alla FIAT diventando protagonista di una stagione irripetibile di lotte politiche e sindacali, gli anni Sessanta e Settanta del “secolo breve”, per poi ritornare in Sardegna e costruirsi, con lo stesso impegno e tenacia e la collaborazione di un gruppo di pescatori della costa occidentale dell’Isola, un destino da cooperatore, organizzatore, esperto (ed altro) nell’industria ittica sarda.
A dialogare con lui è il giornalista Loris Campetti, suo amico fin da quando, seguendo le lotte sindacali dell’autunno caldo e l’originale esperienza dei consigli di fabbrica per il quotidiano “il manifesto”, ne ha conquistato l’amicizia e ne ha accompagnato la parabola umana fino ai nostri giorni.
Il procedere della scrittura rivelerà al lettore che la storia di Gianni e Loris è anche la storia di una generazione. In essa la vita del protagonista assume tutte le caratteristiche formali del bildungsroman, del romanzo di formazione con partenza, ricerca della fortuna, ritorno alla terra d’origine. Nel mezzo, cinquant’anni di lotte, vittorie, sconfitte e delusioni. Lo stimolo alla riflessione induce talvolta il narratore a superare la naturale modestia e a giudicare con rigore lo spessore di una crescita culturale, politica e umana esemplare.
Per lo storiografo il raccordo con la ricostruzione storica diventa anche occasione per un bilancio più generale che riguarda un’intera generazione. Le due vite , come due fiumi, corrono parallele e si uniscono alla foce.
Lo scavo nel tempo e nella memoria produce, inoltre, altre piacevoli sorprese: fa emergere, ad esempio, i tratti e le personalità, note o sconosciute ai più, che ruotano intorno agli avvenimenti. Ricostruisce, senza appesantire la lettura, l’atmosfera culturale e artistica (libri, film, canzoni, di quegli anni e la ricchezza di una cultura impegnata e progettuale.
Nel consigliarne la lettura cerco di moderare gli attestati di simpatia che vorrebbero ricambiare il piacere che la lettura mi ha procurato. Mi sento però di affermare che si tratta di un testo per adulti e giovani: i primi potranno cogliervi l’occasione per un bilancio delle stagioni che ci hanno preceduto e per una riflessione sulle ragioni che ci hanno condotto alla crisi attuale. I secondi potranno conoscere, seppure in una forma originale, i caratteri di un’occasione perduta per la società italiana, la stagione dei consigli di fabbrica, e la ricchezza dell’eredità che quella stagione di lotte aveva preparato per loro e che ora devono imparare a riconquistare e ad accrescere.
D’altronde, neppure la storia di Gianni e Loris è finita.
Come nei Racconti di mare e di costa di J.Conrad, i vecchi corsari talvolta riprendono il mare.