Cagliari ieri, oggi e (forse) anche domani
16 Giugno 2014Roberto Loddo
Cagliari ieri, oggi e (forse) anche domani è un libro di undici racconti di dieci autori, un romanzo edito da Falco e curato da Antonello Ardu. Il libro parte dai quartieri di Cagliari con ambientazioni fantasiose ma neanche troppo irreali come in alcuni racconti di uno dei personaggi principali, Carule, di cui Antonello Ardu aveva già delineato il personaggio nel suo secondo romanzo Il fattore K: un autista del Ctm che raccoglie storie nei tanti volti e nomi incontrati tra le linee dei percorsi metropolitani.
Carlo Del Rio, detto Carule è il nonno di Giaime, nipote dodicenne orfano e affetto da una rara malattia genetica a cui racconta storie dall’assenza di margini temporali. Storie che partono dal 2037, un futuro dalle atmosfere post-nucleari vent’anni dopo lo scoppio della terza guerra mondiale. Tutto nasce da Cagliari, anche se le ambientazioni viaggiano tra Hiroshima, Tokyo e Londra. Giaime è instancabilmente alla ricerca di una cura che possa salvarlo. Navigando in incognito nella rete parallela, gestita dai partigiani del web, scoprirà che il suo destino è legato a quello di Mokuami, un bambino giapponese morto sessant’anni prima, ma anche a quello di Yoshi, giovane genetista a Tokyo, e del dottor Murakami, che trascorre la vecchiaia in un ospizio extralusso di Londra. Un vecchio medicinale, mai messo in commercio, la cui formula potrebbe rivoluzionare l’intero settore farmaceutico, sarà conteso da multinazionali senza scrupoli e da un ragazzino tenacemente aggrappato alla vita.
Antonello Ardu vive e lavora a Cagliari e la sua è una curiosa e simpatica biografia. Ha scritto di aver girato Fronte del Porto, il film interpretato da Marlon Brando e vincitore di otto premi Oscar e ha dichiarato di essere entrato nei servizi segreti inglesi sotto falso nome. Ha pubblicato anche Dossier Hoffmann (Aìsara Edizioni, 2009) e Il fattore K (Youcanprint Editore, 2012).
Undici racconti di dieci autori (Luigi Alfonso Antonello Ardu, Sonia Argiolas, Marco Corda, Chicco Fiabane, Igor Lampis, Giulia Manunta, Fabio Marcello, Francesca Marrocu, Consuelo Melis) presentati anche dallo studio editoriale Typos in alcune librerie cagliaritane.
Tra gli autori presenti Marco Corda, un cagliaritano appassionato di fotografia e nella vita si occupa di sviluppo software. Il suo racconto è ambientato nella Stampace di due anni fa. Una storia che sembra denunciare una galassia di tanti eventi drammatici determinati dalla crisi e dalla precarietà. La storia del signor Murgia e della sua drogheria in Corso Vittorio Emanuele dove si può trovare di tutto, dal bullone all’ultima serratura digitale e i dipendenti vengono licenziati in continuazione. Il signor Murgia troverà poi uno strano oggetto in grado di cambiare radialmente la sua vita.
Giulia Manunta è un’archeologa, autrice del racconto Il guardiano del cimitero che descrive uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi di Cagliari, il cimitero monumentale di Bonaria. Tra statue maestose e atmosfere di quiete e tranquillità che fanno riflettere su come la vita fosse in quel periodo, oltre due secoli fa. E’ qui che vive Sartorio, un gatto grosso e nero, ben istruito e acculturato.
Da Bonaria la narrazione si sposta a Genneruxi con il racconto di Francesca Marroccu che ha passato buona parte della sua vita a viaggiare per il mondo anche se quest’isola non vuole proprio abbandonare. Il suo è un racconto ambientato tra il 1999 e il 2009 che descrive il viaggio breve ma intenso di Clara, una donna affascinante in cui vengono riflessi gli ambienti del cosi detto mondo de su priogu arresuscitau. Un racconto che ci porta tra le strade dei soldi facili ma pericolosi dei nuovi ricchi resuscitati dalla povertà (come dice il proverbio).
Sonia Argiolas è una navigatrice del mondo del diritto, di Sadali ma vive a Cagliari. Con il suo racconto L’importanza di essere furbi arriviamo a San Benedetto con la storia di un bambino furbo, Mirko senza la kappa e della sua giovane zia Delia. Una delle storie che più portano il lettore alla riflessione, perché questa storia descrive perfettamente la freddezza delle leggi e delle conseguenze della giustizia che si scontra con la solitudine, la perdita della dignità e l’esclusione sociale nelle persone più deboli. Una storia che parla degli effetti perversi di un mondo a noi vicino, presente nelle nostre città ma invisibile: Il carcere.
Igor Lampis è il chitarrista dei Punkillonis che con il suo racconto Vietato suonare ambientato a Is Mirrionis nel 2015 conferma il suo stile con un ritmo molto incentrato sulla costruzione della suspense e dell’azione dei personaggi. Rimane il carattere crudo e nero dei personaggi sopratutto all’inizio del racconto con la descrizione dei tossicodipendenti sotto il pianerottolo del palazzo in cui abita Stravy, il protagonista. Stravy è un personaggio apparentemente sensibile e preoccupato per le sorti del sistema della musica, ma la sua lotta per la tutela delle band escluse è frutto di un profondo egoismo in quanto l’interesse di Stravy è la sola salvaguardia dei Punkillonis. Nel suo racconto vengono citati una serie di gruppi musicali che esistono davvero, una scelta non casuale che svela il reale messaggio contenuto nel racconto.
Vale la pena di leggere questo libro per due motivi. Prima di tutto perché gli autori sono alla loro prima esperienza editoriale e una casa editrice ha creduto alle loro potenzialità e ha investito il suo tempo e le sue risorse sugli autori. Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che gli autori di questo libro sono prima di tutto appassionati di lettura. Sono persone a cui piace leggere tantissimo e questo dovrebbe essere confortante di fronte a quel dato allarmante di due anni fa registrato dal rapporto sulla promozione della lettura in Italia in cui veniva denunciato che solo il 46% degli italiani ha letto almeno un libro in un anno.
16 Giugno 2014 alle 19:20
[…] Pubblichiamo la recensione di Roberto Loddo, redattore dello studio editoriale Typos del romanzo Cagliari ieri, oggi e (forse) anche domani apparsa oggi nel quindicinale “Il manifesto sardo”. […]