Il devastante dimensionamento della scuola sarda

16 Febbraio 2015
dimensionamento
Amedeo Spagnuolo

“La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue”.
Queste parole furono pronunciate da Piero Calamandrei in occasione del III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale tenutosi a Roma l’11 febbraio 1950. Purtroppo dopo oltre sessant’anni da quel discorso è molto triste dover ammettere che la situazione per la scuola italiana è veramente preoccupante e che le parole di Calamandrei andrebbero rivisitate dai responsabili della politica scolastica nazionale, ma soprattutto dalla classe politica che governa la Sardegna che sta dimostrando proprio in questi giorni di essere “più realista del re” applicando in maniera cinica e sistematica l’ennesimo piano di dimensionamento scolastico che contribuirà in maniera determinante a cancellare definitivamente il ruolo di presidio democratico dei piccoli centri della Sardegna.
A partire dal 2000 la scuola pubblica italiana ha subito un attacco devastante per quanto riguarda il dimensionamento degli istituti scolastici autonomi. Questo scellerato intervento ha ridotto drasticamente la qualità dell’offerta formativa soprattutto in quelle regioni dove più alto è il tasso di dispersione scolastica, infatti, la mannaia dei tagli si è abbattuta per il 66% sul sud e le isole ovvero in quei territori nei quali la struttura scolastica è già molto fragile e la dispersione scolastica è un problema sociale. Nel sud e nelle due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, sono state tagliate due scuole autonome su tre, nonostante, lo ripetiamo, l’allarme relativo al grave fenomeno della dispersione scolastica che affligge questa parte del nostro paese. Il “rischio abbandono” scolastico interessa purtroppo molto da vicino la Sardegna, infatti, per quanto riguarda la scuola secondaria di I grado, al primo posto c’è la Sicilia, al secondo la Sardegna e al terzo la Campania, mentre nella secondaria di II grado, la Sardegna è addirittura prima, seguita da Sicilia e Campania.
Calamandrei già sessant’anni fa sottolineava la centralità della scuola nella vita democratica di un paese moderno, paragonandola ad un organo che ha il compito di produrre il sangue, la giunta Pigliaru, forse anche per un difetto d’interpretazione del discorso di Calamandrei, sta pensato bene di “dissanguare” ulteriormente la scuola sarda applicando senza alcun tentennamento il nuovo piano di dimensionamento calato dall’alto in maniera arrogante e autoritaria dal governo Renzi. Questi dimostra ancora una volta di vivere in una dimensione autoreferenziale che non ha alcun contatto con le problematiche concrete dei diversi territori italiani e, nello specifico, con le peculiarità del territorio sardo poco popolato e quindi, proprio per questo, costellato da piccole comunità che sopravvivono anche grazie al ruolo centrale che in esse esercitano le piccole istituzioni scolastiche che invece Pigliaru e soci vogliono spazzare via!
È di questi giorni la notizia che nei piccoli centri della Sardegna si sta creando un movimento di opposizione popolare a questo vergognoso tentativo di demolizione della scuola pubblica, basti pensare, ad esempio, ad una delle proteste più recenti che ha visto gli allievi, i genitori, l’intero consiglio comunale e un consigliere provinciale, che si è incatenato al cancello della scuola, lottare insieme per difendere la scuola di Santa Maria Coghinas che il dimensionamento spazzerebbe via costringendo al pendolarismo i bambini di questo comune.
La cosa che colpisce maggiormente è l’indifferenza dei rappresentanti politici della giunta della Regione Sardegna relativamente al futuro socio – economico delle zone più disagiate del territorio sardo, sembra quasi che dietro questa indifferenza si nasconda in realtà un disegno politico cinicamente lucido ovvero abbandonare al loro destino tutte quelle aree della Sardegna considerate poco “produttive” per concentrarsi unicamente sugli interessi delle aree metropolitane e costiere che, secondo questa allucinante visione politica, sono le uniche che possono sopravvivere in un mondo dominato dalla logica del profitto e dalla mercificazione dell’essere umano.

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