Quel muro sul lago di Como
1 Dicembre 2009Annamaria Janin
Negli ultimi tempi ci siamo votati alle “grandi opere”, una megalomania che contagia gli italiani come una peste: soprattutto coloro che dalle stesse opere lucrano (moltissimo, gli imprenditori; quel tanto che consente la sopravvivenza, i lavoratori). Gli altri (quelli che non ne traggono diretti benefici economici) sono per lo più indifferenti agli scempi perpetrati sull’ambiente – naturale e urbano – che è di tutti e quindi anche il loro. Ma loro non sono in grado di vedere l’indecenza di certe operazioni: chi per ignoranza, chi per ignavia. E così il Bel Paese continua a subire oltraggi su oltraggi. Una “grande opera” varata recentemente consiste in un alto muro di contenimento delle acque del lago di Como che, circondandone le riviere, dovrebbe prevenire (quanto, e fino a quando?) le esondazioni in città, occultando la vista del panorama lacustre fra l’indifferenza di molti degli abitanti. Va detto che fra le persone che sono sensibili a questi problemi ci sono gli artisti (meglio, alcuni di essi). E puntualmente a Como una pattuglia di artisti affronterà il problema dell’invivibilità da diversi angoli visuali con media diversi, esponendo le opere in una galleria cittadina: la Mon Ego Contemporary (dal 30 novembre al 12 dicembre). Titolo della manifestazione “Chiari segni di ostilità”. Ad essa partecipa anche il sardo Mauro Cossu, sensibile da sempre a queste tematiche, in particolare riguardo a Castiadas, la zona dove risiede, che è notoriamente minacciata da massicce colate di cemento). Cossu propone l’apertura di alcune finestre fittizie sul muro già costruito, da cui emergono segni e gesti di protesta e sberleffi verso la violenza del potere.
Annamaria Janin
4 Dicembre 2009 alle 19:02
(…)Ad essa partecipa anche il sardo Mauro Cossu, sensibile da sempre a queste tematiche, in particolare riguardo a Castiadas, la zona dove risiede, che è notoriamente minacciata da massicce colate di cemento).(…)
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Angelo Liberati