Politica creativa
16 Settembre 2015Marco Ligas
Capita sempre più spesso che chi viene designato al governo del Paese non rispetti il mandato che ha ricevuto dagli elettori. Questa anomalia riguarda ormai le nostre istituzioni a tutti i livelli, non ultime le amministrazioni locali. Da diversi anni il partito o la coalizione che ricevono l’incarico dai cittadini per l’attuazione di un piano di riforme si sentono autorizzati, in corso d’opera, a modificare non solo i programmi ma anche le alleanze precedentemente sottoscritte.
Questi ribaltoni sono praticati con noncuranza, nel disprezzo di valori fondamentali quali la rappresentanza e la democrazia. Vengono poi giustificati con motivazioni grottesche secondo cui la politica dovrebbe scommettere sulla creatività se si vogliono tutelare gli interessi dei cittadini e garantire una buona gestione dell’amministrazione pubblica! Peccato che la creatività di cui parla con disinvoltura questa nuova classe dirigente sia funzionale soprattutto al consolidamento dei posti di potere di chi sta nelle istituzioni e non a tutelare gli interessi di chi viene privato dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
Con Renzi si è avuta una delle dimostrazioni più clamorose di come si possa dar vita ad un governo che realizzi riforme non programmate nel corso di una campagna elettorale. Non solo, le stesse alleanze tra i partiti sono diventate estremamente fluide con passaggi rapidi quanto inaspettati di intere formazioni o parti di esse da uno schieramento all’altro. Chi avrebbe previsto che personaggi chiacchierati come Verdini o Bondi avrebbero abbandonato, seppure strumentalmente, il loro partito di appartenenza per sostenere Matteo Renzi non più leader indiscusso del Pd? E chi, fra gli elettori del Pd, aveva ipotizzato che il proprio partito potrebbe diventare, anche formalmente (di fatto lo è già), il partito della nazione? Sono questi dunque gli effetti della tanto proclamata creatività della politica.
Naturalmente vicende come queste si riscontrano in tutte le regioni del Paese; il patto del Nazareno ha conquistato proseliti, non c’è più un’amministrazione regionale o comunale dove non si verifichino fenomeni di questa natura, a volte in modo persino inaspettato.
La Sardegna in queste settimane sta vivendo un’esperienza analoga. Quartu S.Elena, terzo Comune della regione per numero di abitanti, sembra destinato a raggiungere il primato del degrado della vita politica, proprio grazie a quella interpretazione sventurata di creatività della politica.
Che su succede a Quartu? Nei mesi scorsi si è votato per il rinnovo del Consiglio comunale. La coalizione di centro sinistra ha vinto le elezioni. Dunque, fra le ipotesi possibili, tutto normale. Nella fase della formazione della Giunta sorgono le prime difficoltà. Il Sindaco Delunas non riesce a dar vita ad un esecutivo; nel Pd, il partito di maggioranza, emergono divergenza fra le correnti. Il conflitto è tale che il Sindaco si dimette. Una parte dei consiglieri dello stesso Pd propone nuove elezioni. Delunas ci ripensa e ritira le dimissioni. Tutto ciò viene motivato dagli stessi interessati come un conflitto per l’attribuzione degli assessorati “che contano”. Ma ecco la svolta, o meglio il prodigio della creatività: il Sindaco Delunas, nonostante una mozione di sfiducia presentata da consiglieri del suo stesso partito, ottiene la maggioranza del Consiglio; lo hanno sostenuto i consiglieri dell’opposizione, gli stessi ex Sindaci delle passate legislature contro i quali si era battuto nel corso dell’ultima campagna elettorale!
Riflettere ancora su questa vicenda può diventare autolesionista, è opportuno piuttosto capire come superare questo imbarbarimento.
Credo che i dirigenti regionali dei partiti che governano o amministrano le istituzioni regionali dovrebbero far conoscere ai sardi con la massima tempestività le loro opinioni su vicende come quella di Quartu, e soprattutto dovrebbero comunicare le modalità per correggere questo degrado.
In Sardegna il Pd è il partito di maggioranza, può il suo segretario tacere su vicende come questa? Ha il tempo e l’interesse per farlo o le sue attività esterne alla politica lo distraggono?
Le stesse formazioni politiche che sostengono la Giunta regionale, mi riferisco in particolare a Sel e a Rifondazione, davvero non riescono a tutelare adeguatamente gli interessi del popolo sardo? E se non ci riescono perché non escono dalle stanze del potere e con più efficacia spostano sul terreno sociale le loro iniziative?
Nell’immagine: Think outside the box, di Rene Schute