Cagliari percorsi di pace: Palestina che fare?

16 Ottobre 2015
ilan-pappe
Roberto Mirasola

Gli accadimenti di questi giorni giorni in Palestina rendono ancora più interessante i dibattiti che si terranno venerdì 16 ottobre presso la sala consiliare del comune di Cagliari e sabato 17 all’università di Cagliari. Già il titolo del convegno di venerdì: Cagliari città del dialogo e della pace percorsi di conoscenza Ilan Pappe’, evidenzia il cambiamento di rotta che si vuole dare.

Molti di noi hanno un’idea precisa delle origini del conflitto ma è ormai chiaro che non è più sufficiente continuare a rivendicare le posizioni di una parte se alla fine i bambini continuano a morire. Bisogna fare il salto di qualità e iniziare a tracciare dei percorsi di pace seri. Cosa vuol dire seri? Semplice devono avere come obiettivo il benessere delle popolazioni locali e non perseguire interessi geoeconomici. Ad esempio la volontà di utilizzare i tornado in Iraq per colpire le postazioni dell’Isis sono utili a pacificare la zona o sono strumentali ad altri interessi? Ulteriori interventi militari in medio oriente e eventualmente in Libia non farebbero altro che mortificare le popolazioni arabe con la conseguenza che nel futuro ci sarà nuovo astio e nuovi conflitti.

Il prof. Pappe’ e’ un convinto sostenitore  della soluzione di un unico stato binazionale che riconosca pari diritti e dignità sia agli Israeliani che ai Palestinesi. È fattibile? È difficile dare una risposta precisa. D’altro canto gli accordi di Oslo non danno i risultati sperati, scontentando entrambi i contendenti. Se è vero che è  difficile dare delle risposte precise è però vero che è importante iniziare a creare strade alternative discutendo magari di proposte poco conosciute ma che comunque sono in campo. Non può sfuggire  che l’importante convegno si fa a Cagliari. È ormai da più di un anno che si parla di città della pace e del confronto.

Non si tratta del vecchio slogan “Cagliari capitale del Mediterraneo “, ma si tratta di un percorso che la città deve mettere in atto per meritarsi quel ruolo che gli può  competere per la sua posizione geografica. Cagliari deve diventare un luogo di confronto tra culture diverse perché solo da questo può scaturire un domani una società interculturale dove ci sia pacifica convivenza. Del resto non si può prescindere da ciò visto che i flussi migratori sono destinati ad incrementare da qui sino ai prossimi cinquant’anni.

Solo il confronto è capace di eliminare le paure identitarie che paventano un isolamento della cultura sarda. La conoscenza dell’altro non può che portare ad un arricchimento culturale capace di creare una nuova società meticcia che allo stesso tempo possa valorizzare le rispettive identità . Si tratta di rendere realizzabile il motto del comitato primo marzo Cagliari: uniti nelle diversità. È evidente che per far questo sono necessarie delle politiche attive  sull’immigrazione che ad oggi sono purtroppo assenti.

Ad esempio non è più sufficiente che l’immigrazione sia inserita come una sorta di branca delle politiche sociali, ma deve avere una sua autonomia perché diverse sono le problematiche e diverse sono le soluzioni così come diverse devono essere le competenze da mettere in campo. Ad esempio diventa centrale il ruolo che possono svolgere i mediatori culturali che possono e devono collaborare con le Istituzioni. Mi si obietterà che i fondi latitano ma è anche vero che esistono dei finanziamenti specifici se si è capaci di mettere in campo dei progetti. Si tratta solo di volerlo.

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