Anche in Sardegna nasce la coalizione sociale

1 Novembre 2015
12187764_10206652631588549_4144064663820347520_nRedazione

È una scelta indispensabile. La nostra regione non solo ha perso le caratteristiche di un luogo in grado di tutelare le condizioni essenziali di vivibilità dei suoi abitanti e del loro ambiente naturale, ma le sue istituzioni non danno segnali di cambiamento di questa realtà. Queste istituzioni si comportano come se i processi di industrializzazione avviati nei decenni precedenti e l’uso di ampie superfici per scopi militari non abbiano trasformato l’isola, danneggiandola in modo irreversibile.

Ancora oggi, in modo irresponsabile, questi interventi vengono presentati come occasioni di crescita e di lavoro, ma non è più ragionevole credere agli effetti miracolistici di queste politiche. Non hanno prodotto alcun risultato né sul piano dello sviluppo economico programmato né su quello dell’occupazione.

È da qui che nasce la necessità di organizzare in modo efficace la protesta e la lotta politica di chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo, di chi si sente sempre più vicino alla soglia della povertà, dei giovani che non vedono alcuna prospettiva per il loro futuro, neppure l’opportunità di migliorare la propria formazione professionale.

La stessa riforma della scuola, presentata con molta enfasi come una grande riforma, ha una duplice funzione: tende a riprodurre all’interno delle strutture scolastiche l’ispirazione fondamentale del jobs act e al tempo stesso si pone l’obiettivo di dar vita ad una bipolarizzazione: da una parte scuole ad alte prestazioni a favore dei ricchi e di scarto verso le zone periferiche, economicamente svantaggiate.

Questo disegno avviene proprio quando in Sardegna viviamo uno dei momenti più difficili non solo per quanto riguarda le condizioni di povertà ma anche perché registriamo un’invasione (è il termine più pertinente) di forze militari autorizzate dalle istituzioni nazionali e regionali a svolgere esercitazioni funzionali esclusivamente a predisporre le guerre di espansione delle potenze più forti.

Ecco, la riunione del 14 novembre nasce da qui, dalla necessità di discutere sulle modalità necessarie per avviare un’alternativa anche in Sardegna.

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