L’obbedienza non sempre è una virtù
16 Gennaio 2016Marco Ligas
“La Sardegna non può destinare il 50 per cento del suo bilancio alla Sanità”: questo è uno dei temi su cui discute attualmente, e non senza polemiche, il Consiglio regionale. Entrambi gli schieramenti presenti in Consiglio si scambiano accuse sulla gestione del sistema sanitario, considerata da tutti inadeguata. Ciascuno attribuisce all’altro le responsabilità dell’impennata dei costi rispetto al fabbisogno. E tutti, in nome di una moralità di facciata, si considerano vittime di insinuazioni immeritate.
Ma non è difficile cogliere in questa disputa le gravi responsabilità di una classe politica che non tiene conto dei bisogni dei cittadini non solo sulle questioni del lavoro ma anche sui temi più generali che riguardano le condizioni di vita del popolo sardo. Non è un caso che la discussione in corso non dia la priorità al problema fondamentale del servizio sanitario, vale a dire la necessità di garantire ai sardi il diritto alla salute favorendo l’accesso alle cure con la massima tempestività, evitando sia le attese interminabili sia le spese impossibili sempre a carico dei meno abbienti.
È paradossale, ecco uno dei tanti esempi clamorosi di sprechi, che il numero dei posti letto in Sardegna superi di oltre 1000/1500 unità quello necessario: questo fenomeno è tanto più grave se si considera che ogni ricovero costa 1.000 euro al giorno. Eppure questa irregolarità viene accettata da tutti come se si operasse nella totale legalità. C’è da chiedersi dunque perché si perpetuino queste scelte e perché non vengano eliminate le spese inutili.
In realtà non è difficile capire come queste anomalie alimentino e confermino dubbi più che legittimi sull’esistenza di reti clientelari funzionali non a risolvere i bisogni dei malati ma al mantenimento di privilegi: la salute dei cittadini è ancora una volta meno importante di tutto il resto. Ed è persino scandaloso che alcuni posti letto vengano creati ad hoc, come sostiene lo stesso presidente della commissione Bilancio in Consiglio regionale, “per la moltiplicazione dei primariati e per raggiungere la soglia di 20 come prevede la legge per creare una struttura complessa”.
In una situazione così compromessa è evidente come il decentramento del servizio sanitario di cui si parla continui ad essere un obiettivo che stenta a concretizzarsi. Tanto più che le difficoltà sono molteplici: non riguardano soltanto la messa in discussione dei privilegi consolidati, ma anche la creazione delle reti territoriali funzionali ai bisogni dei pazienti cronici e al riordino delle strutture ricettive. I ritardi e gli sprechi accumulati in passato avranno ancora degli effetti negativi. La Giunta regionale pensa di superare questi ostacoli percorrendo la solita strada, attraverso la richiesta di nuovi sacrifici (ovvero di nuove tasse) necessari per il risanamento del debito.
Come sempre in questi casi, si sostiene che saranno i cittadini più abbienti quelli che risaneranno il debito, però a queste chiacchiere non crede più nessuno; l’esperienza suggerisce a tutti un’ipotesi diversa: la richiesta di nuove imposte sarà di tipo lineare e saranno come al solito i cittadini e le famiglie più indifese a sostenere gli sprechi commessi da una classe dirigente sempre più lontana dal popolo sardo e sempre più avvinghiata agli interessi delle reti clientelari di qualsiasi natura.
In più di un’occasione sul Manifesto sardo abbiamo affermato che le nostre istituzioni territoriali, la Regione in primo luogo, si comportano come uffici periferici del Ministero dell’interno (vedi le prefetture). Non pretendiamo che disobbediscano, seppure riteniamo che la disobbedienza sia talvolta un opportuno strumento di lotta politica, però è pur vero che potrebbero assumere nei confronti del Governo centrale un atteggiamento più autonomo e dialettico. Per esempio sostenendo che il debito pubblico va risanato con un coinvolgimento adeguato di chi, a causa dei controlli insufficienti, evade il fisco o porta i capitali all’estero. Perché questa nostra Giunta regionale non prova, col sostegno dei cittadini sardi, a rivendicare questi obiettivi, soprattutto in situazioni così importanti come sono quelle relative alla tutela della salute?
Nell’Immagine: intervento di taglio cesareo tratta dall’Enciclopedia Medica Italiana, 1880.