PPP
16 Marzo 2016[Red]
Si inaugura giovedì 31 marzo alle 17,30, nella sede della Fondazione di Sardegna a Sassari (in via Carlo Alberto, 7), PPP Pier Paolo Pasolini – sulle ali della poesia, una mostra sullo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, uno dei maggiori intellettuali del secondo dopoguerra, ideata nel 2015 in occasione del quarantennale della sua tragica scomparsa (avvenuta il 2 novembre 1975). La mostra – che gode del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – si articola in tre sezioni attorno alle intense immagini in bianco e nero scattate al maestro nel 1975 del fotografo romano Dino Pedriali.
Con la mostra PPP Pier Paolo Pasolini – sulle ali della poesia, la Fondazione di Sardegna apre al pubblico e alla città gli spazi della storica sede di Sassari, da sempre riservati alle attività istituzionali dell’Ente. La Fondazione, che per la sua unicità nella Regione Sardegna, svolge un ruolo primario nello sviluppo economico e nella crescita del capitale umano, sociale e culturale del territorio sardo, vuole, con questa esposizione, offrire alla comunità e ai cittadini un segnale simbolico forte, volto alla proposizione e condivisione di valori etici e sociali che possano offrire stimoli per la crescita culturale del territorio. Un’occasione importante che inaugura un progetto di condivisione e compartecipazione alla vita della collettività e che dà anche evidenza della volontà della Fondazione di aprirsi sempre più alla collaborazione sinergica con gli enti territoriali al fine di valorizzare e promuovere le dinamiche culturali che partecipano alla costruzione del patrimonio identitario della nostra terra.
Pier Paolo Pasolini – fotografie di Dino Pedriali
Durante la seconda e terza settimana di ottobre del 1975 un giovanissimo Dino Pedriali realizza un reportage fotografico del grande Pier Paolo Pasolini, all’apice del suo successo, che verrà assassinato di lì a pochi giorni. Una prima sessione fotografica ha luogo a Sabaudia, nello studio del Poeta, intento al lavoro, per le strade della città, in automobile – la “mitica” Alfa 2000 – e a piedi. Una seconda sessione si tiene pochi giorni dopo nella casa immersa nella vegetazione che il poeta ha fatto costruire ai piedi della Torre di Chia, vicino a Viterbo, cui Pedriali dedica alcuni scatti. Ecco il Poeta alla scrivania con i suoi strumenti, la macchina da scrivere, la penna, i fogli. È concentratissimo, che è già un modo di essere “nudi”, esposti allo sguardo indagatore dell’altro. Oppure è in giro per le strade della città, in posa, guidato dalle indicazioni del fotografo, un poco imbarazzato, che è un’altra forma di nudità. Destino vuole che queste immagini siano così vicine alla morte del Poeta da esserne segnate, cosicché il gioco delle trasparenze e delle soglie diventa metafora anche della morte, passaggio anch’essa tra due momenti, spazi e tempi, separati ma collegati. L’efficacia straniante di queste immagini di Pedriali sta forse oggi proprio in questo raddoppiamento: anche noi, vicinissimi eppure così distanti, guardiamo attraverso il tempo un corpo conservato ad arte.
Dino Pedriali nasce a Roma nel 1950. L’iniziazione alla fotografia arriverà grazie all’incontro con Man Ray. È autore di famosi servizi fotografici a Giacomo Manzù, Giorgio De Chirico, Federico Zeri, Alberto Moravia, Federico Fellini, Rudolf Nurejev, Andy Warhol e Man Ray. Pedriali, rimasto fedele alla fotografia in bianco e nero, ha fatto del nudo maschile il suo genere d’elezione, divenendone uno dei massimi esponenti.
Frammenti corsari parole e immagini dalla vita di un poeta
La vita di Pasolini – la vita personale e la figura del poeta, la scrittura, il cinema – è evocata da materiali fotografici, quotidiani e riviste d’epoca, da filmati originali. Questi raccontano la sua storia, la famiglia, l’esclusivo rapporto con la madre, le amicizie, gli ambienti, fino alla cronaca della sua tragica morte. La scrittura è raccontata non solo dall’esposizione dei suoi libri, da quelli di poesia ai romanzi, fino a quelli di critica e saggistica, comprese alcune rare prime edizioni, ma anche attraverso numerosi filmati che raccontano il clima culturale dell’epoca, la passione politica, le battaglie sociali. Arricchiscono l’esposizione riviste d’epoca con interventi dello scrittore.
La sezione del cinema si dipana, invece, attraverso frammenti dei film, i trailer di tutti i suoi film, da Accattone fino a Salò, filmati d’epoca con backstage dei diversi film, interviste sul cinema, filmati d’epoca con Totò, Citti e Davoli, proiezione di film-documentari di Pasolini meno noti al grande pubblico. Una sezione a sé è rappresentata dall’esposizione dei manifesti e locandine originali di tutti i film del regista.
Les chansons de PPP
Negli anni Sessanta Pasolini, per il quale non esistono confini tra cultura alta e cultura popolare, si cimenta nella produzione di testi per canzoni, alcune delle quali diventano subito popolari, Nel 1960 scrive il testo del “Valzer della toppa” su musica di Piero Umiliani e voce di un’incantevole e acerba Laura Betti. Una storia come altre, una donna di vita che si prende un giorno di libertà dal lavoro. Un brano in un certo senso storico, ripreso nel 1973 da Gabriella Ferri, che aveva in comune con Pasolini il culto del popolo come fonte di saggezza universale. Durissima invece la marcetta che prende il titolo “Il soldato di Napoleone” del 1962 cantata da Sergio Endrigo, maestro di tutte le malinconie. “C’è forse vita sulla terra” e “I ragazzi giù nel campo” (scritte con Dacia Maraini) sono due adattamenti di canzoni del compositore greco Manos Hadjidakis tratte da un film memorabile come “Sweet movie” (1974) di Dusan Makavejev, e cantate da Daniela Davoli. Nel testo si parla di borghesi fatti a pezzi e dell’importanza della memoria per i giovani. Nel 1967 scrive, con Domenico Modugno, per l’episodio del film “Capriccio all’italiana”, quella che forse può essere considerata la sua canzone più bella, “Cosa sono le nuvole”.
La mostra PPP Pier Paolo Pasolini – sulle ali della poesia, curata da Giannella Demuro e Antonello Fresu, è realizzata dal PAV, la sezione di arti visive dell’associazione Time in Jazz, con il supporto e il contributo della Fondazione di Sardegna, la partecipazione del Comune di Sassari e dell’Università di Sassari, la collaborazione della Collezione Lucio e Giovanna Rovati, la Johan & Levi Editore e la Sardinia Ferries. La mostra gode del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nel quarantennale della scomparsa di Pier Paolo Pasolini.