Perché la Regione non valorizza il proprio patrimonio?
16 Aprile 2016Roberto Mirasola
La vicenda del trasferimento degli uffici dell’Assessorato al lavoro è alquanto preoccupante. Nessuna informazione da parte della stampa, silenzio istituzionale a tutti livelli. Ma vediamo di ricostruire i fatti. Nel mese di gennaio 2014 il Direttore generale dell’Assessorato del Lavoro chiede agli Assessorati competenti degli interventi per la messa in sicurezza dello stabile in cui ha sede l’Assessorato, in via XXVIII Febbraio a Cagliari di proprietà della Regione. Si tratterebbe, nel particolare degli impianti elettrici in quanto privi delle certificazioni di conformità prescritte dalle normative vigenti e in minore misura dell’impianto antincendio. Inizia un tira e molla tra Assessorato del Lavoro e Assessorato degli Enti Locali sino a quando quest’ultimo comunica all’altro che la Giunta Regionale intende inserire l’immobile in questione, di proprietà della Regione, nell’elenco dei beni in dismissione e che pertanto non saranno eseguiti i lavori di messa in sicurezza. Ci si chiede, dunque, dove verranno sistemati gli uffici. Ma le nostre brillanti menti politiche hanno una risposta a tutto. Non avendo la Regione locali adeguati si pensa bene di smembrare l’Assessorato. La soluzione proposta è la seguente: una parte degli uffici andrebbe in affitto in Via San Simone dove si trovano dei locali di proprietà di un noto imprenditore Cagliaritano, e una parte minoritaria andrebbe in viale Trieste di proprietà regionale. Logicamente non stiamo parlando di un’operazione a costo zero visto che i locali di via San Simone peserebbero sulle casse regionali per un milione di Euro l’anno. Un buon padre di famiglia si chiederebbe quale sarebbe la spesa per mettere in sicurezza gli edifici di proprietà. E’ sorprendente constatare che nelle carte esiste uno studio di fattibilità dove si legge, che diversi piani dell’edificio di proprietà della regione sono in buone condizioni e che il costo di un adeguamento normativo sull’intero edificio sarebbe di due milioni di euro, e per l’adeguamento dell’impianto elettrico la spesa sarebbe di 430 mila Euro. E’ evidente che la scelta perseguita dalla Regione è quella più onerosa. Ad ogni modo si arriva a fine gennaio 2016 e nonostante le richieste dei sindacati, contrari a questa operazione, si procede al trasferimento degli Uffici in via san Simone. Sembrerebbe di essere arrivati ad una conclusione, sebbene inappropriata, ma cosi non è. Le sorprese in questa vicenda non cessano di stupirci. A Febbraio i dipendenti segnalano a chi di dovere che dopo aver utilizzato l’acqua potabile si verificano disturbi intestinali, nausee e malesseri vari. A questo punto interviene la ASL e i risultati delle analisi effettuate non possono che lasciare sbalorditi: l’acqua è gravemente inquinata. Questi sono i fatti ma gli interrogativi sono tanti. Perché la Regione non valorizza il proprio patrimonio? Una relazione dei Servizi Demanio dell’Ass.to Enti Locali del 2007 stimava il valore di mercato dell’immobile di via XXVIII in euro 15.164.133,00 oggi la Regione ha stimato di poter ricavare, dalla eventuale vendita, una somma pari più o meno alla metà di quanto previsto nel 2007, senza tener conto dello stato di incuria in cui versa l’edificio stesso, ormai abbandonato. Chi si avvantaggerebbe dunque dell’eventuale vendita dell’immobile? Perché si ritiene più vantaggioso spendere un milione di euro l’anno di affitto piuttosto che fare i dovuti interventi nell’edificio di proprietà pubblica? Come si è scritto sopra il solo intervento di sistemazione dell’impianto elettrico non darebbe luogo a spese esorbitanti e consentirebbe di far svolgere il normale lavoro ai dipendenti senza alcun motivo di spostamenti inutili. Senza considerare che detti lavori farebbero aumentare il valore dei locali che non dobbiamo dimenticarci sono di proprietà della collettività.