Il sonno della ragione genera mostri, all’Asinara
1 Giugno 2016Stefano Deliperi
Siamo alle solite, purtroppo. Ancora una volta la splendida Isola dell’Asinara è oggetto di attenzioni speculative. Dopo la chiusura della Colonia penale agricola e delle Sezioni di massima sicurezza (1885-1998), nel 2002 è stato istituito il parco nazionale dell’Asinara, inizialmente in stato di pressochè totale abbandono, dopo il rilascio da parte dell’Amministrazione penitenziaria.
Sono seguiti lunghi anni di difficoltà e di grandi sforzi da parte delle esigue strutture del parco nazionale, che han visto un netto miglioramento delle condizioni ambientali (es. bonifica delle tante discariche abusive, restauro conservativo di numerosi edifici carcerari, cura delle popolazioni faunistiche presenti, ecc.), ma anche il permanere di alcune carenze, soprattutto nelle forniture idriche e nella depurazione dei reflui, per non parlare dell’assenza di un presidio medico.
Nel giro di questi ultimi anni è successo un po’ di tutto: dalle polemiche sollevate a fine 2008 dall’allora Presidente della Regione Renato Soru e dall’allora Assessore regionale della difesa dell’ambiente Cicito Morittu verso una dirigenza del parco che insieme al Consiglio direttivo – fra mille difficoltà – ne stava lentamente migliorando le condizioni alla notizia di una possibile riapertura di una sezione penitenziaria di massima sicurezza, dal conferimento della titolarità dell’isola all’Agenzia della Conservatoria delle coste all’ennesima boutade di qualche tempo fa dell’allora Ministro dell’interno Roberto Maroni sulla riapertura del carcere, così come poi l’allora Ministro della giustizia Paola Severino e l’attuale Ministro dell’interno Angelino Alfano.
Nel 2008 la gran parte dell’Asinara, di pertinenza della Regione autonoma della Sardegna, veniva conferita alla gestione dell’Agenzia della Conservatoria delle coste, attualmente – con l’Amministrazione Pigliaru – in stato catatonico. Nel 2012 la forte reazione ecologista e istituzionale eviteranno la realizzazione di una centrale eolica off-shore, mentre in questi ultimi anni è stato necessario fronteggiare anche reiterati progetti di ricerche petrolifere mediante il contestato metodo dell’airgun sempre nel mare dell’Asinara. Ma non basta.
Eccolo, “il progetto sviluppo turistico del circolo Pd di Porto Torres”, predisposto dal geometra Giuseppe Marceddu: 286 camere, 709 posti letto, tre ristoranti, un centro benessere, un centro commerciale, due piscine, impianti sportivi, tre bar, impianti ludici, un porto turistico su 17 ettari a Cala d’Oliva, con affidamento a un soggetto realizzatore previo bando pubblico, 56 milioni di euro di investimenti e 560 posti di lavoro diretti e indiretti ben sbandierati.
Una folle privatizzazione speculativa di un parco nazionale, di un gioiello naturalistico del Mediterraneo. L’Asinara è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), zona di protezione speciale (Z.P.S.) e sito di importanza comunitaria (S.I.C.), area naturale protetta terrestre e marina (legge n. 394/1991 e s.m.i.), il piano del parco ne conferma la salvaguardia integrale.
Ce n’è abbastanza per rispedire al mittente una simile proposta e il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus effettuerà tutte le azioni necessarie perché accada. L’Asinara ha bisogno di un turismo in punta di piedi, rispettoso del valore naturalistico e storico-culturale straordinario e unico dell’Isola, ha bisogno di “normali” servizi di trasporto, ha bisogno di una “normale” condotta idrica e di un “normale” depuratore per far funzionare l’esistente ostello, le strutture del parco, servizi per il turismo calibrati sulla fruizione naturalistica dell’area protetta, ha bisogno soprattutto di vigilanza e corretta gestione del patrimonio naturale e storico. Gli alberghi sono già a Stintino e Porto Torres. Non ha bisogno di mostri. E, purtroppo, il sonno della ragione genera mostri.
Dipinto di paesaggio di Sardegna, l’Asinara – Giovanni Cau
5 Giugno 2016 alle 12:53
Perfetto, grazie Deliperi. Ma la frase “folle privatizzazione speculativa” va perfezionata: “criminosa (op. delittuosa) privatizzazione speculativa”.
D’accordo anche sul sonno della ragione. Ma il sonno della Regione?
6 Giugno 2016 alle 23:16
sì, il “sonno della Regione” fa il paio con il “sonno della ragione”.
Silenzi e mostri che piano piano nascono e crescono. Non a caso.