Sardex. La comparsa anche in Sardegna dei circuiti di credito commerciale
16 Luglio 2016Gianfranco Sabattini
Horizon 2020 è il nuovo programma di finanziamento a gestione diretta della Commissione europea per la ricerca e l’innovazione, operativo dall’1 gennaio 2014 fino al 31 dicembre 2020. Il programma, che riordina in un unico quadro i finanziamenti erogati in passato per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico per la competitività e l’innovazione, mira a coprire tutte le attività di ricerca, finalizzate allo sviluppo tecnologico.
I fondi, assegnati attraverso “inviti a presentare proposte”, saranno resi disponibili per vari tipi di iniziative: progetti di ricerca transfrontalieri, aperti anche a partner internazionali; partenariati pubblico-privato e pubblico-pubblico, con obiettivi specifici e dettagliati a supporto di nuove frontiere di ricerche, intraprese da ricercatori di livello mondiale o da giovani ricercatori all’inizio della propria carriera; attività di piccole dimensioni, attraverso finanziamenti nella forma di prestiti anche ad alto rischio. Tra queste attività rientrano quelle orientate a costituire “circuiti di credito commerciale”, finalizzati a promuovere la propensione delle imprese a finanziarsi reciprocamente, utilizzando una moneta complementare condivisa, non gravata da oneri accessori.
I “circuiti” consentono, infatti, di dare corso a sistemi di scambio non monetario, in cui coloro che aderiscono su base volontaria al “circuito” si “scambiano beni e servizi” senza l’intermediazione del denaro, secondo un rapporto fiduciario diretto, in condizioni di reciprocità. I “circuiti”, tuttavia, non costituiscono un’alternativa all’economia di mercato, perché svolgono solo una funzione complementare rispetto ai sistemi monetari tradizionali; essi, infatti, non implicano l’abbandono dei mercati a decisioni decentrate e il ritorno a forme di baratto (cioè a forme di funzionamento dei mercati pre-moderne), ma, pur comportando la continuità dell’inquadramento dell’attività economica in una logica individualistica, favoriscono forme di reciproco aiuto tra operatori, in momenti di difficoltà dei sistemi economici, oppure di attenuare le conseguenze negative delle forme estreme di competizione presenti nelle economie di mercato moderne.
Inoltre, i “circuiti” non nascono per “soccorrere” le “vittime” della competitività, ma per conciliare l’iniziativa individuale con forme di solidarietà che il libero mercato non è in grado di supportare. Il mercato nella sua evoluzione ha certamente favorito il conseguimento di una crescente libertà dal bisogno delle comunità, ma le forme estreme di competizione economica oggi prevalenti risultano spesso distruttrici di ogni forma di solidarismo, del quale le società hanno bisogno, per preservare l’”inclusione sociale” a vantaggio dei “meno fortunati”. Con i “circuiti” si cerca di fare fronte ai deficit solidaristici delle economie di mercato, identificandosi in questo fine la loro caratteristica più importante e positiva. Alla base del successo dei “circuiti” sta la fiducia reciproca di coloro che se ne servono, considerando che una delle implicazioni dell’assenza del denaro nelle transazioni commerciali è proprio la presenza e l’aumento della fiducia, resa possibile e operante da stabili istituzioni sociali e politiche.
L’idea dei “circuiti di credito commerciale” ha avuto origine dalla teoria dei giochi applicata all’economia; tale teoria ha infatti dimostrato che la fiducia può essere un valido sostituto della razionalità del comportamento economico, dove il puro calcolo viene “temperato” dalla rilevanza che assumono, nello svolgimento del “gioco economico”, le norme morali. Nel mondo si sono affermate varie forme di scambi commerciali non mediati dal denaro; quelle sperimentate hanno la caratteristica di essere strumenti dotati di automatismi auto-organizzativi, mediante i quali ogni partecipante al “gioco” può ottenere beni e servizi offrendo semplicemente in cambio beni e servizi da lui direttamente prodotti, oppure prodotti da terzi previo trasferimento totale o parziale di un credito acquisto attraverso una precedente transazione.
Ad esempio, se l’impresa A ha necessità di apportare una miglioramento tecnico al suo lay-out produttivo, può richiedere, all’interno del circuito del credito commerciale, le prestazioni necessarie all’impresa B, aderente al circuito e produttrice delle prestazioni di cui l’impresa A necessita. Se quest’ultima chiede ed ottiene dall’attività specializzata B le necessarie prestazioni, potrà accreditare, a fine lavori, il valore delle prestazioni ricevute. L’attività B, che ha corrisposto le prestazioni richieste, disponendo del credito virtuale, potrà decidere di effettuare, a sua volta, l’acquisto di nuovi materiali. L’assenza di liquidità non sarà più per l’attività B, all’interno del circuito di credito al quale ha aderito, un vincolo assoluto; ciò perché potrà effettuare il pagamento dei nuovi acquisti utilizzando il proprio credito per “pagare” i materiali ricevuti dall’impresa C, un’altra impresa che produce i materiali acquistati e aderente allo stesso “circuito”. Il processo può continuare, con un’alternanza tra chi si indebita e chi si accredita, cedendo tutto o parzialmente il credito maturato all’interno del sistema, per ottenere la disponibilità di beni e servizi, che diversamente non sarebbe stata possibile, a causa della mancanza di liquidità o di insufficiente disponibilità o dell’insufficienza dei mezzi ottenuti mediante il ricorso al credito bancario. La funzione più importante dei “circuito” è quindi quella di supportare e sviluppare la sopravvivenza delle quote di mercato delle piccole e medie imprese locali, che soffrono di problemi di liquidità e risentono di un difficile accesso al credito ordinario.
I circuiti di credito commerciale si stanno diffondendo anche in Italia; sono comparsi prima in Sicilia, con il Sicanex; successivamente in Piemonte, con il Piemex, ed ora in Sardegna, con il Sardex. L’obiettivo del circuito di credito commerciale creato in Sardegna, secondo le parole di uno dei suoi dirigenti, Carlo Mancosu, è quello di “realizzare circuiti commerciali che funzionano grazie alla moneta virtuale in tutte le Regioni italiane. Il meccanismo è sempre lo stesso: noi mettiamo la nostra esperienza a disposizione delle realtà locali, poi sono loro [le imprese che costituiscono le realtà locali] a gestire il progetto”.
In Sardegna, stando alle dichiarazioni dei responsabili della gestione del “circuito” di Sardex, sarebbero più di 1.000 le imprese che vi hanno già aderito; una realtà, questa, che sta approfondendo il proprio consolidamento, al punto che anche la Regione Sarda ha deciso di contribuire con 20 milioni di euro, da assegnare a diecimila giovani disoccupati tra i 25 e i 35 anni: un “reddito di comunità” che garantirà ai beneficiari, ogni mese per tre anni, l’equivalente di 500 euro spendibili all’interno del “circuito”.
Quest’ultimo aspetto è forse uno dei più importanti tra quelli che connotano Sardex; esso, infatti, potrà essere assunto a conveniente paradigma, per misurare il successo della sperimentazione di una possibile adozione in Italia del “reddito di cittadinanza”; ciò, a patto che i fruitori riescano, nell’arco dei tre anni, a rendersi economicamente autonomi.
Per quanto riguarda la rilevanza economica dei “circuiti”, essa deve essere senz’altro giudicata positiva, se riferita, all’interno di un’economia di mercato, ad imprese locali alle prese con situazioni di crisi del contesto generale in cui si trovano ad operare. Non deve essere trascurato il fatto che il possibile allargamento dell’area in cui opera un determinato circuito di credito commerciale contribuirà a rendere sempre più precaria la fiducia necessaria perché possa essere costante la sua operatività; a ciò si aggiunga che il fondamento della fiducia su cui riposa la credibilità dei “circuiti” sono la stabilità e l’efficacia delle istituzioni, che devono garantire la continua operatività delle regole che sottendono il rispetto degli obblighi contrattuali. Inoltre, non deve essere sottaciuto il fatto che se anche un’istituzione abbia una prevalente credibilità in ambito locale, non è detto che tale credibilità sia idonea a supportare una sua possibile dinamica espansiva.
I “circuiti”, quindi, sono e restano validi presidi delle piccole realtà economiche operanti in periodi di crisi, all’interno di spazi sociali e territoriali assi limitati; la limitata dimensione dell’area al cui interno possono essere perseguite le finalità economiche ed extraeconomiche dei “circuiti” costituisce la condizione indispensabile perché possa svolgere un ruolo positivo la reciproca conoscenza di tutti gli operatori che si servono dei “circuiti”. E’ solo in questo modo che la conoscenza e la reciproca fiducia, al di là della credibilità delle istituzioni pubbliche, possono fungere da supporto allo scambio senza denaro, privilegiando nello svolgimento dei rapporti economici rapporti diretti che, spesso, mal si conciliano però con rapporti che sottendono, ad esempio, il dono, l’altruismo e la solidarietà, a volte assunti ad esempio dei molti vantaggi extraeconomici dei quali i circuiti di credito commerciale si vorrebbero portatori.