Perché sostenere il campeggio contro l’occupazione militare della Sardegna
7 Settembre 2016Roberto Loddo
Come redazione del manifesto sardo pensiamo sia necessario e urgente portare avanti il percorso politico per il superamento delle basi militari in Sardegna iniziato durante la grande mobilitazione di Capo Frasca nel settembre 2014 e la manifestazione del 3 novembre 2015 a Teulada contro l’esercitazione NATO Trident Juncture.
Un percorso che deve intraprendere una svolta radicale perché l’obbiettivo comune può essere rappresentato solo dall’unità di tutti i movimenti nel coinvolgere e generare la partecipazione del popolo sardo. Per questo motivo abbiamo deciso di sostenere l’appello dell’Assemblea generale sarda contro l’occupazione militare per una cinque giorni di confronto politico al campeggio contro l’occupazione militare della Sardegna che si svolgerà dal 7 all’11 settembre nel Bosco di Selene a Lanusei.
Il nostro giornale sostiene dalla sua nascita ogni iniziativa orientata a sostenere azioni e iniziative contro le basi militari perché pensiamo che alla Sardegna queste strutture non solo non servono ma risultano dannose perché sottraggono il territorio alle popolazioni, lo inquinano e lo rendono inservibile per qualsiasi uso. E soprattutto perché sono un sostegno alle guerre. La Sardegna ospita il 66 % del demanio militare Italiano. Si parla di 35 mila ettari suddivisi fra circa 170 installazioni militari, tra le quali spiccano i 3 poligoni più grandi d’Europa: Quirra, Teulada e CapoFrasca.
Queste costanti vessazioni dello Stato italiano sono accompagnate dall’atteggiamento complice e silenzioso della Giunta Pigliaru che fino ad oggi non ha adottato alcun atto per contrastare l’occupazione militare. Gli unici provvedimenti istituzionali di risposta alle mobilitazioni fino ad oggi sono rappresentati dalla violenza delle questure contro le attiviste e gli attivisti contro le basi. Per questo motivo il manifesto sardo sarà una voce attenta al rispetto della libertà di espressione politica e contro ogni tentazione autoritaria e repressiva.
Questo campeggio rappresenta uno strumento utile, un passo avanti per la costruzione di un vasto movimento popolare che ponga fine alle basi militari e ai giochi di guerra che hanno inquinato e devastato i nostri territori. Per questo motivo sosteniamo la partecipazione all’A Foras Camp 2016 e ci impegniamo a dare voce pubblicando le riflessioni collettive e i contributi maturati durante i workshop del campeggio. Military bases, get out!