Commercio a Cagliari
16 Settembre 2016Roberto Mirasola
L’importante è dire che tutto volge al meglio, del resto l’ottimismo è la chiave della felicità. Che poi questa massima sia vera questo è un altro discorso. Accade così che a livello nazionale i dati iniziano a dire che il jobs act è stato un flop, che il PIL non cresce, che la domanda interna è negativa. Insomma il trend non è buono. Ad ogni modo la comunicazione governativa piace anche a Cagliari se è vero che sono sempre più frequenti le voci entusiaste che trascinano gli altri nella convinzione che la Cagliari che si sta affacciando è il migliore dei mondi possibili. Poco importa se le voci che dissentono iniziano a farsi sempre più numerose. Il clima piace anche ai giornali. Un noto quotidiano locale descrive in un articolo una via Garibaldi delle meraviglie, dove è bastato poco più di un anno a farle cambiare volto. Sembra che il destino sia sempre di più segnato in positivo, visto che la via sarà sempre più un centro commerciale naturale. Insomma le polemiche sono alle spalle. La visione che abbiamo noi purtroppo è molto diversa. Basta farsi un giro nella via e ci si rende conto della drammaticità della situazione. I negozi chiusi nel tratto che va dalla piazza Garibaldi all’incrocio con via Oristano sono tantissimi. Ben 10 su 50. Meglio senza dubbio nella parte che sale sino alla piazza Costituzione. Certo vi è la presenza di nuove attività, ma purtroppo il ciclo di vita di molte è sempre più breve. Diversi chiudono subito dopo aver aperto. Come mai? Sicuramente la crisi ha fatto la sua parte ma incide anche l’esagerata presenza dei grandi centri commerciali che da un paio di mesi aprono addirittura 24 ore su 24. Eppure prima la normativa regionale demandava ai territori le decisioni riguardo alle aperture. Il decreto liberalizzazioni di montiana memoria ha dato il via libera, sempre con la promessa di nuovi posti di lavoro. Quali poi non si sa. Se fate un salto al Carrefour vi accorgerete che molto probabilmente personale normalmente impiegato ai magazzini viene dirottato di turno e occupato a sistemare gli scaffali. Con l’utilizzo poi delle casse “fai da te” il gioco è fatto. A conti fatti, in definitiva, il personale utilizzato è ben poco. Certo è che i piccoli faticano a stare dietro. Il commercio è parte delle competenze della Regione, non sarebbe il caso di affrontare il problema? La verità è che manca ad oggi un’idea di commercio e non si capisce bene se le linee guida debbano essere a favore dei negozi di vicinato o della grande distribuzione. Abbiamo dei dubbi al riguardo? E’ annunciata per novembre l’apertura dell’ennesimo centro commerciale a Sestu, che inevitabilmente avrà ripercussioni negative anche per la città metropolitana. Che fare dunque? L’idea che i lavori di rifacimento delle strade cittadine sia di per sé sufficiente è un’illusione, come più volte abbiamo scritto è necessario ragionare in termini di sistema. Nel centro storico esistono già diversi centri commerciali naturali, ma questi non sono adeguatamente valorizzati. Alzi la mano chi può dire di essere consapevole di entrare in un CCN quando inizia il percorso di via Garibaldi, o di via Manno o di via Paoli. A nostro parere l’amministrazione comunale deve entrare nella gestione dei CCN insieme a Camera di Commercio e associazioni di categoria. Così come diventa prioritario porre un limite al proliferare di centri commerciali. Se il comune ha poca voce in capitolo si solleciti allora l’intervento della Regione che sino ad oggi ha potere di intervento sulla materia. Come più volte abbiamo scritto la legge regionale 5/06 aveva come obiettivo quello di tutelare i negozi di vicinato e di favorire lo sviluppo e la nascita dei CCN. A dieci anni della sua entrata in vigore, sarebbe opportuno un tagliando.