A Foras Camp 2016. Gettare le basi per liberare la Sardegna
16 Settembre 2016Nadir Congiu
Si sono conclusi i cinque giorni dell’AForasCamp2016 evento organizzato dal Comitato Studentesco Contro l’Occupazione Militare della Sardegna nel bellissimo scenario del Bosco di Seleni, presso Lanusei.
Un’occasione per riunire tutte le anime che compongono il popolo di chi si oppone a una delle più grandi ingiustizie perpetrate contro la Sardegna, per mettere insieme oltre cento persone a discutere e dibattere su ogni fenomeno legato all’occupazione militare e provare a trovare soluzioni, a breve o a lungo termine. Di sicuro è stata una settimana produttiva, con tantissimi tavoli di lavoro che hanno affrontato questioni spinose e temi spesso non considerati quando si parla della presenza massiccia di demanio militare nell’isola.
Viverlo in prima persona è stata un’esperienza formativa di vera politica e vedere così tanti sardi, di ogni età e provenienza, analizzare problematiche ed elaborare documenti per la lotta contro un moloch di tali dimensioni è stato veramente stimolante. Si è parlato di come l’occupazione militare influisca totalmente, in termini negativi, sulla società sarda, di come generi diseconomie e promuova infelici narrazioni di noi stessi e delle nostre comunità, senza farci mancare la nostra storia – quella dei Sardi per intenderci – rivista dall’ottica dell’evoluto colonizzatore portatore di innovazione.
Nei tavoli di lavoro si è parlato di diversi temi, fra cui la storia della lotta all’occupazione militare in Sardegna, la narrazione militarista nelle nostre scuole, le collaborazioni fra poli universitari e l’apparato militare e il ruolo delle industrie belliche come la fabbrica di bombe a Domusnovas. Ricchi momenti di divulgazione di informazioni, confronto e studio, con importanti analisi che saranno rese a breve disponibili.
Tenere un simile evento a Lanusei è stato importante. Non è stata infatti una scelta casuale, vista la storia e la posizione di Lanusei in un territorio spesso messo ai margini come l’Ogliastra. Quando il Comitato Studentesco Contro l’Occupazione Militare della Sardegna mi contattò per verificare se fosse possibile organizzare l’AForasCamp2016 fui entusiasta all’idea della scelta di Lanusei e lo sono ancora di più a evento concluso. Il Bosco di Seleni avrebbe offerto la sua naturale bellezza e freschezza, la struttura ivi presente gestita da una cooperativa sarebbe stato un apporto logistico fondamentale e così è stato. Ma c’era dell’altro.
Il centro ogliastrino, noto come polo amministrativo e culturale del territorio, ha avuto nella storia diversi momenti importanti e spesso è stato capofila in tante battaglie che hanno visto protagonisti gli abitanti, la comunità. Di recente ricordiamo la battaglia per la salute e per un ospedale di qualità, che ha coinvolto tantissime persone e ha portato nelle strade di Lanusei centinaia di ogliastrini stanchi delle solite decisioni calate dall’alto, ossia dell’accentramento politico ed economico di Cagliari che tutto decide. È stato salutare, se non altro per risvegliare tanti dal letargo, dimostrando che purtroppo i servizi presenti nel capoluogo ogliastrino non sono più “al sicuro”.
Infatti, spesso Lanusei si è cullata sul fatto che avesse un ospedale, le scuole e svariati uffici pubblici e che quindi dal punto di vista economico e amministrativo fosse in una botte di ferro. Che il panorama non sia esattamente così sereno è un dato di fatto da anni ormai e indubbiamente qualche scossone si è sentito, specie di fronte ai numerosi giovani che partono per cercare lavoro e opportunità.
La percezione che l’assenza di dibattito politico su temi riconducibili a tutto il territorio circostante e alla Sardegna intera era ed è ancora diffusa, anche se sono necessari più frequenti momenti di discussione che coinvolgano i cittadini. Infatti sono penetrate nella memoria collettiva narrazioni faziose e distorte soprattutto a proposito del PISQ e più in generale dell’apparato militare.
Questo è un punto fondamentale sul quale il Comitato vuole lavorare, partendo proprio da una delle cittadine simbolo dell’Ogliastra: per smantellare le basi in cui si sperimentano strumenti bellici bisogna iniziare dalla percezione che l’opinione pubblica ha di queste. Laddove vengono chiuse scuole e ridimensionati ospedali, si dovrà pur togliere qualcosa dalla bilancia del demanio militare?
Quindi anche l’AForasCamp2016, come le proteste pro ospedale o la drammatica constatazione della ripresa dell’emigrazione è stato una specie di sveglia che ha suonato forte. In questo paese così come in tutta l’Ogliastra non mancano le persone sensibili a un tema come quello dell’occupazione militare e negli anni passati si sono anche svolte attività di sensibilizzazione ed eventi per informare la popolazione del danno causato dalle esercitazioni e tutto ciò che è a esse collegato.
Da qualche tempo però si sentiva la necessità di fare uno o due passi avanti, creando collaborazione con Sardi di altre parti dell’isola, con gruppi organizzati che potessero dare suggerimenti, consigli e riflettere criticamente. Bisognava insomma promuovere l’unica strada possibile per questa lotta: la creazione di un movimento popolare.
La partecipazione dei lanuseini a questo evento è stata importante. Anche se nella fase assembleare erano presenti in pochi, forse perché il problema è stato percepito come distante o ostico, l’assemblea è stata fruttuosa, c’è stata una discussione ampia e va detto che un evento simile a Lanusei non si era mai tenuto. D’altra parte il radicamento nei territori è un processo lungo e difficile e bisognerà lavorarci con maggiore costanza.
Sono state più soddisfacenti le altre attività della manifestazione perché tanti sono stati i lanuseini e gli ogliastrini che hanno sostenuto la riuscita dell’evento e che hanno assistito ai momenti di musica e spettacolo offerti dall’AForasCamp. Inoltre tantissimi cittadini hanno manifestato soddisfazione nel vedere gruppi di ragazzi dell’organizzazione spendere diverse ore a pulire il bosco prima e dopo l’evento, mostrando con i fatti che il territorio va curato sempre e comunque.
Una nota dolente sono state le pressioni verso chi gestiva la struttura in cui si è tenuto l’evento con ripetute visite inaspettate di forze dell’ordine e menzogne sulla reputazione degli organizzatori, telefonate ad amministratori comunali con false informazioni. Ma la cosa che più di tutto lascia perplessi è stato il vistoso spiegamento vistoso di forze dell’ordine in tutto il paese per una settimana con l’intento di far apparire l’evento e i partecipanti pericolosi. Evidentemente in Sardegna temi come quello dell’occupazione militare sono tabù.