Tre domande sulla politica urbanistica a Cagliari
1 Ottobre 2016Stefano Deliperi
Il giornalista Vito Biolchini, qualche giorno fa sul suo blog, ha posto tre domande su mattone e urbanistica alla sinistra che governa la città di Cagliari. A mio parere, le domande, ben fatte, riguardano tutti i cagliaritani. Hanno risposto lo scrittore Giorgio Todde (“Lavori pubblici a Cagliari, gli insulti dei gorilla della rete non fermeranno le critiche”) e l’architetto Ilene Steingut (“A Cagliari troppi progetti architettonici scadenti, la vera sfida è quella della qualità”).
Ho risposto anch’io pur non facendo parte della “sinistra che governa la città”.
1) perché cinque anni di amministrazione non sono bastati per adeguare il puc al ppr? Cosa è successo? Quali sono stati gli ostacoli tecnici o politici che hanno impedito all’amministrazione di raggiungere questo obiettivo che è sempre stato definito prioritario?
Boh. C’era tutto il tempo e la competenza per adeguare il P.U.C. al P.P.R. Invece il massimo che è stato fatto è la seconda adozione del piano particolareggiato del centro storico, che – per legge e logica – dovrebbe esser successivo al P.U.C., visto che si tratta di un piano attuativo.
2) se negli anni scorsi il puc cagliaritano fosse stato adeguato al ppr, tutte queste operazioni urbanistico/immobiliari si sarebbero potute pianificare o portare a termine esattamente (ripeto: esattamente) come sono state pianificate o portate a termine?
No. Tutte no, ma in parte sì (S. Francesco di Stampace, campetti sportivi e ristorante sotto le mura di Castello), altre non possono essere realizzate in assenza di P.U.C. adeguato al P.P.R. (es. ex aree Mobilificio M. Cao), perché vige l’ordinario divieto di approvazione di varianti (art. 18, comma 1°, lettera c, della legge regionale n. 8/2015).
A mio parere c’è molto altro. Cagliari è oggetto da parecchi anni di una speculazione edilizia tanto strisciante quanto ottusa e distruttiva. Mi riferisco a quella rappresentata dall’edificazione nelle zone “BS 3*”, cioè le aree già previste dallo strumento urbanistico generale come destinate a “servizi pubblici di quartiere”. Verde pubblico, parcheggi, per capirci. Le zone “BS3*” sono mostri urbanistici prodotti dal connubio fra Amministrazione comunale Floris e la speculazione immobiliare kasteddaia. Si tratta di zone del piano urbanistico comunale – P.U.C. dove il proprietario può edificare sul 60% della superficie (con un indice volumetrico di 5 metri cubi per ogni metro quadro di superficie) in cambio della cessione gratuita del 40 % al Comune per la realizzazione di quei servizi pubblici (verde, parcheggi, ecc.) che, comunque, si ritengono necessari. Con, tanto per cambiare, la possibilità di deroga in favore dei costruttori: se si dimostra che l’intervento edilizio con le condizioni ordinarie non è redditizio, si può chiedere di monetizzare una parte della quota destinata ai servizi pubblici.
In questi anni in queste zone si è costruito con continuità (soprattutto a Bonaria, es. Via Asti, Via Milano) o si è programmato (es. Via Bolzano), mentre anche la sola predisposizione del nuovo P.U.C. avrebbe costituito valido motivo per “congelare” queste aree in vista del nuovo strumento urbanistico. Oggi a Cagliari ci sono la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati ISTAT, censimento 2011). Parecchi di questa miriade di interventi edilizi, spesso e volentieri di carattere speculativo, oggi sono invenduti e nemmeno affittati, con buona pace e tanti debiti con le banche dell’aristocrazia mattonara della Città del sole.
Cagliari non ha bisogno di nuovo cemento, non ha bisogno di ulteriore “consumo del territorio”, ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili. Soprattutto ha bisogno di più alberi, più verde pubblico.
3) quando finalmente a Cagliari il puc verrà adeguato al ppr?
Boh. L’assessore Frau, al termine della scorsa consiliatura (maggio 2016), ha lasciato le cose in alto mare. Francesca Ghirra ha molto da lavorare. Detto questo, visto che è stata tirata in ballo, due parole sulla recente sentenza della Corte costituzionale n. 189 del 2016, che si è occupata del c.d. piano per l’edilizia sardo.
Se è vero, infatti, che è stata dichiarata incostituzionale soltanto la disposizione che prevede il posizionamento “libero” di roulotte e case mobili in strutture turistico-ricettive, si tratta per le restanti parti di una sentenza interpretativa di rigetto, indicando quale sia l’unica interpretazione costituzionalmente legittima delle altre disposizioni regionali impugnate. E l’interpretazione cogente indicata dalla Corte costituzionale è quella che vede, ancora una volta, le norme di tutela paesaggistica (e quelle del piano paesaggistico, in particolare) prevalere sulle disposizioni regionali urbanistiche.
Chi volesse può approfondire qui: http://www.lexambiente.com/materie/beni-ambientali/169-dottrina169/12358-beni-ambientali-la-corte-costituzionale-ribadisce-che-qualsiasi-disciplina-urbanistica-%C3%A8-subordinata-alla-pianificazione-paesaggistica.html. Sulla politica di gestione del territorio a Cagliari ci sarebbe bisogno di un gran bel dibattito, senza pregiudizi, ma con l’obiettivo di far qualcosa di buono per i nostri bis-nipoti.