La Sinistra sarda risorgerà come l’araba fenice?
16 Dicembre 2016Andrea Pubusa
La lettera di Andrea Pubusa su Democrazia Oggi ai dirigenti della sinistra sarda,
Cari dirigenti della sinistra sarda, è consentito ad uno che avete confinato, esprimere un giudizio sulla vostra situazione? Premetto che non sono molto informato sulle questioni interne, e dunque mi scuso in anticipo se tralascio i dettagli.
Prima considerazione. Voi tutti, nessuno escluso, siete entrati come subalterni nella coalizione capeggiata dal PD, con Pigliaru candidato alla presidenza. Quale la ragione della genuflessione? La ferma volontà di far avanzare le classi lavoratrici e i cittadini normali? O l’intento di fruire di una legge elettorale truffaldina per diventare consigliere regionale? La prima alternativa non sta neppure nel vostro immaginario. La ragione vera e concreta è la seconda: carpire il seggio regionale. Volete che vi spieghi cosa implica questa scelta? Significa semplicemente che voi avete deciso di concorrere ad una rapina di voti, ad un furto di democrazia a danno dei sardi per un tornaconto elettorale. Vuol dire che avete spinto una buona percentuale di sardi, schifati dal sistema elettorale, a disertare il seggio e avete rubato il voto di chi ha votato una lista non genuflessa e non ammessa in lista da uno dei due grandi partiti PD e FI, i soli destinati a conquistare seggi con la legge elettorale regionale. Ancora avete accettato un sistema che limita la presenza di donne nll’Assemblea regionale: quattro su sessanta consiglieri, ossia una percentuale da Stato islamico integralista!
Seconda considerazione. Quando la legge elettorale sarda è stata portata (da me e da altri venti elettori democratici) al vaglio del giudice amministrativo, per paura di perdere il maltolto, vi siete tenuti alla larga da qualsiasi mobilitazione o solidarietà verso chi ha impugnato la legge. Anche questa vostra ostilità ha concorso a far sì che i giudici, che sono molto sensibili alle opinioni prevalenti o diffuse, con sentenze, a dir poco criticabili, non abbiano neanche rinviato alla Corte costituzionale una legge che, per il combinato disposto di premio di maggioranza e di sbarramento, è peggiore del Porcellum, fiondato, come ben sapete, dal giudice delle leggi.
Terzo. Non avete assunto alcuna iniziativa per modificare la legge, così da offrire finalmente ai sardi lo strumento per esprimere in libertà e uguaglianza la propria sovranità col voto.
In estrema sintesi avete venduto la democrazia sarda per pochi miseri seggi. Trenta danari!
Bene, voi avete questa macchia. Ma è frutto di una sbadataggine o di un errore? No, no, è il risultato della vostra intima natura: avete trasformato le vostre organizzazioni in mere sigle autoreferenziali, distaccate dal mondo del lavoro e dai lavoratori, vi siete impegnati solo nella spasmodica “ricerca di seggio”. So che nella storia i fenomeni non si ripetono mai nell’identico modo, ma voi assomigliate molto a quei notabili ottocenteschi, messisi a capo di consorterie per cupidigia di seggio. Siete riusciti a cancellare oltre cento anni di storia in cui i pionieri della sinistra hanno inventato e formato il grande partito di massa, sul presupposto che solo organizzando le grandi masse dei lavoratori si può creare una società di liberi ed uguali, ossia il socialismo. Questa parola e questa prospettiva voi l’avete persino cancellata dal vostro vocabolario, accettando innanzitutto nel linguaggio, ma anche nella condotta, l’egemonia delle forze che dovreste combattere. Leggete la storia di Giuseppe Cavallera, medico, e di Cesare Loi, di Arbus anche lui medico dei minatori, per citarne solo due, e capirete, partendo dalle origini del Movimento operaio e socialista sardo, quale patrimonio organizzativo e morale avete disperso. Un patrimonio che ha resistito ed è risorto dopo il fascismo, ma non ha resistito alla vostra opera distruttiva!
Dopo aver combinato tutto questo, come capibastone avete tanto impoverito il bacino elettorale da darvi alla lotta cannibalesca, frazionandovi in tanti partitini, da spendere come sigle elettorali. Il linguaggio della sinistra lo avete in parte mantenuto ma solo come vuota enunciazione in funzione elettorale.
Ora che prospettiva avete? Il “campo o centro progressista” di Pisapia e Zedda rientra alla casa madre, il PD, perfino a destra rispetto all’opposizione interna di Bersani, dopo aver sostenuto palesemente Renzi e il suo tentativo di stravolgimento della Costituzione. Costoro hanno votato sì (Pisapia) o serbato un silenzio rumoroso e indecoroso (Zedda), o inventato il grottesco SO (Uras, che, ieri, tradendo il voto dei suoi elettori, ha votato la fiducia a Gentiloni!). Gli altri, non lo nego, si sono generosamente spesi nella campagna referendaria, ma mantengono la loro alleanza con i “traditori” delle istituzioni autonomistiche sarde, con Pigliaru & C., entusiastici assertori dello scasso costituzionale che avrebbe eliminato il regionalismo in Italia e il diritto di voto dei cittadini per una delle Camere legislative. Voi fate come coloro che condannano la pena di morte e tuttavia collaborare col boia che la esegue. Voi avete fatto e fate questo. Per onestà devo dire che, fra i dirigenti, Michele Piras ha fatto una battaglia ferma e coraggiosa fin dai lavori parlamentari. Giovannino Deriu con altri suoi compagni altrettanto, dissociando alfine Riforndazione dalla Giunta regionale. Pizzuto si è visto da qualche parte fare buoni discorsi per il NO.
Cari compagni dirigenti della sinistra sarda, realisticamente, il risultato delle vostre malefatte al momento sembra questo: lesinando il seggio, accetterete ancora il ruolo di zerbino del PD e ne seguirete la sorte, facendo da specchietto per le allodole imbroglionesco per la parte più ingenua dell’elettorato di sinistra. Badate però che, con questa legge elettorale, il PD alle prossime elezioni, probabilmente, scompare dal Consiglio regionale, essendo ormai allo sbando e, molto verosimilmente, terza forza dopo M5S e FI. Comunque, se il PD non vi vorrà, sarete costretti a mettervi in proprio e mostrerete quello che siete veramente, singolarmente presi: nessuno. Potreste unirvi, ma dubito che lo farete, tanti sono i veleni e i sospetti che vi dividono. Il cannibalismo non lascia spazio per ricomposizioni! Come capibastone potreste passare la mano ad altri compagni. immuni dai vostri vizi. Ma lo farete? E ancor prima: esistono a livello dirigente queste seconde file esenti dai difetti delle prime? Lo spero, ma ne dubito fortemente. Questa tuttavia è l’unica via per tentare una ricostruzione della sinistra sarda dalle fondamenta. Un segnale forte di discontinuità e di unità potrebbe mettere in moto l’esercito della sinistra onesta e operosa, che nella società è molto diffusa.
Anche questa uscita di sicurezza tuttavia forse oggi è tardiva. Il M5S vi ha tagliato l’erba sotto i piedi. In pochi anni ha dimostrato quanta voglia di alternativa c’è in Italia, quanto spazio voi avete lasciato a livello popolare. Il M5S è ormai l’unica alternativa credibile al PD e a FI. E sapete perché voi li detestate? Ve lo dico io: saggiamente i grillini proclamano che non vi consentiranno il giochino in cui siete diventati maestri: riciclarvi, con nuovi simboli e bandiere, a fini elettorali. Insomma, non vi vogliono, non vi permettono di usare la loro lista per appagare la vostra inesauribile sete di seggio.
Qualcuno, nel corso e dopo la campagna referendaria, mi ha invitato a considerare l’ipotesi di lavorare a ricomporre i cocci della sinistra sarda. Ho visto, girando per i paesi, quanta bella umanità c’è nella nostra società, quanti bravi compagni (umiliati dai vostri intrighi) sono pronti a rimettersi al lavoro e lo hanno dimostrato col loro generoso impegno per il NO, ma queste energie preziose non sono recuperabili fino a quando voi dell’attuale dirigenza (salva qualche rara eccezione) non sarete completamente fuori gioco. Come l’Araba fenice la sinistra potrà risorgere dopo che il fuoco purificatore avrà ridotto l’attuale dirigenza (ripeto: salva qualche eccezione) completamente in cenere. Amen!
17 Dicembre 2016 alle 14:42
Analisi amara, condivisibile, purtroppo magra di prospettiva. Piangersi addosso può costituire buon esercizio per pacificarsi con la propria coscienza, ma senza la scintilla capace di illuminare la strada (forse basterebbe rischiarare anche un semplice sentiero) della prospettiva, si lascia il campo libero agli opportunisti della politica, gli Uras e compagnia cantando, appunto.
17 Dicembre 2016 alle 19:05
Caro professore, esistono spazi per chiedere referendum abrogativo di questa legge?
17 Dicembre 2016 alle 20:48
Caro Enzo non mi pare che Andrea ci chieda di piangerci addosso per essere in pace con noi stessi. Mi pare ci inviti a fare quello che molti di noi non sono riusciti a fare bene fin’ora: ricostruire uno strumento adeguato ai tempi per fare attività politica liberata da interessi personali, per avviare un processo virtuoso verso un umanesimo socialista. E’ come tentare la quadratura del cerchio ?
Forse. Ma vale la pena tentare perché sono egoista: voglio godermi la felicità di fare una cosa non solo giusta, anche bella.
18 Dicembre 2016 alle 13:15
Condivido in pieno questa analisi che ritengo molto delicata nell’attribuire responsabilità a persone che pure le hanno e gravi. Io vengo da oltre sessanta anni di militanza, ora attiva,ora dormiente, nel senso che non mi spendo più in mancanza di riferimenti. riferimenti che ho perso nel1996 quando nella fretta di dimostrare che i comunisti non c’erano più, almeno quelli onesti di sempre, la nostra classe dirigente candidò Rutelli a presidente del consiglio. Un mio vecchio compagno, nel senso che è passato molto tempo e lui non c’è più, mi chiese se votassi per Rutelli a cui risposi che piuttosto non avrei votato, mi rispose saremoo almeno tre milioni che non andranno a votare. e così fu, ma avvantaggiammo quelli che da ramoscelli divennero cespugli, poi piante poi andarono a bombardare in nome e per conto degli americani, popoli innocenti ed amici. da li alle nazionalizzazioni e alle barche a vela da due miliardi il passo fu brevissimo.tutto questo per dire che bisogna recuperare quella idealità che portò alle grandi e piccole conquiste delle classi lavoratrici, ragionare in termini di classi e di classe di appartenenza è il nuovo obbiettivo da riconquistare, senza questo e senza condivisione di questo, penso, non sarà possibile alcuna sinistra nè alleanza con altri
20 Dicembre 2016 alle 07:33
Caro Enzo, ognuno salva la propria coscienza a suo modo. Io, ad esmpio, me la sono pacificata battendomi, senza risparmio e con tanti compagni ed amici, contro la Renzi-Boschi-Verdini e ancor prima impugnando con altri, nel silenzio generale, la legge truffa elettorale della Sardegna davanti al Tar e al Consiglio di Stato. Ora, proveremo a cambiarla in altro modo. questo è il percorso. Certo non va nella direzione della rifondazione della sinistra o di un nuovo partito. Ma partiti ce n’è già tanti, per tutti i gusti, ed io, da semplice elettore quale sono, uno per i miei gusti elettorali attuali l’ho individuato. Ed Uras, stai sicuro, è al capolinea. Quindi nessun pianto adosso, nessun esercizio per la salvezza dell’anima. Si fa ciò che si può con immutato impegno.
25 Dicembre 2016 alle 20:53
Analisi puntuale e spietata. Condividerla ok. Ma non mi basta. La sinistra sarda e nazionale deve risorgere. Fuori dall’attuale m PD a scanso di equivoci. In sardegna oltre alle tante ..sinistre esiste la specificità di entità composte da sovranisti/autonomisti/federalisti ecc., e riferendomi alle regionali del 2014 abbiamo avuto il raggruppamento della coalizione di Michela Murgia. Al netto di opportunismi e trasformismi una larga fetta di elettorato che in pratica non è rappresentato.
Non è rappresentato sia a causa della legge elettorale che merita un discorso a parte, sia per l’inconsistenza politica degli occupanti seggio.
A mio parere deve ripartire una azione tendente a mettere insieme gli elettori di sinistra oggi disorientati, gli elettori che guardano all’autonomismo e federalismo e tutto quel popolo tentato dall’assenteismo/astensionismo, che comunque non è del tutto perso per la politica o tentato dall’antipolitica.
Tanto per iniziare qualcuno dovrà avanzare idee e proposte. Chiare e semplici. Dire con chi si vuole stare e per fare cosa. D’accordo con Andrea Pubusa quando dice che con gli attuali dirigenti il destino sarebbe segnato. Ma uno scambio di idee lo ritengo comunque indispensabile con tutti e un’iniziativa, a mio parere PUBBLICA deve essere assunta al più presto per individuare linee politiche e organizzative utili a mobilitare militanti e cittadini, perchè ritorni la sinistra e l’impegno per una politica sarda migliore.