Sabattini e la critica alla teoria della decrescita di Latouche
1 Marzo 2017Roberto Mirasola
Buona partecipazione di pubblico per la presentazione dell’ultimo libro di Gianfranco Sabattini , “elogio della sostenibilità dello sviluppo”, tema quanto mai di attualità. In un momento storico dove il capitalismo nella sua forma più aggressiva come quello finanziario ha sempre di più impoverito accentrando, la ricchezza nelle mani di pochi, sono tante le aspettative che si vengono a creare a favore di chi sostiene di avere la soluzione del problema. Serge Latouche con il suo movimento per la decrescita si pone in forte rottura con le teorie economiche e se vogliamo con la stessa scienza economica. Da qui il libro di Sabatini che propone una critica alle teorie della decrescita, contrapponendo la sostenibilità dello sviluppo.
Apre la serata Vittorio Dettori, già professore di economia politica all’Università di Cagliari. Dettori fa notare che Latouche è un economista che col tempo è diventato un po’ sociologo, un po’ antropologo e un po’ filosofo contestando il sistema economico occidentale. Cosa propone? Un ritorno alla sobrietà in una società conviviale dove non esiste neanche il baratto, ma il dono. Posizioni alquanto strane per un economista. Molti economisti criticano l’eccesso di consumismo, così come è evidente che la situazione del mercato del lavoro è quantomai drammatica, ma la risposta a questi problemi non può essere trovata fuori dall’economia.
È l’uomo stesso che per sua natura si pone degli obiettivi a fronte di risorse scarse riproponendo la natura stessa dell’economia come scienza sociale. Quindi bisogna concentrarsi sull’ottimizzazione nella gestione delle risorse, in particolare delle risorse naturali, avendo come punto di riferimento la tutela delle generazioni future. Il vero problema oggi è il neoliberismo che pensa di poter privatizzare tutto, anche le risorse naturali che invece appartengono a tutti. Non quindi la mano invisibile di Smith ma quella visibile dello Stato che sappia regolamentare il mercato.
Pietro Maurandi, già docente di storia delle dottrine economiche all’Universita’ di Cagliari, riconosce che vi è un certo fascino nelle teorie di Latouche, ma oltre a questo non si va. Non si può pensare che la soluzione sia la fuoriuscita dall’economia. Si tratterebbe di una visione fortemente ideologica ma priva del dovuto realismo. È preoccupante invece che le teorie liberiste teorizzino, ad esempio, la possibilità di introdurre degli indennizzi per l’inquinamento, questo perché si ritiene che l’ambiente possa essere anch’esso regolamentato dal mercato. La posizione di Maurandi al riguardo è chiara: l’ambiente va posto al di fuori del mercato.
Come se ne viene fuori da tutto questo? È lo stesso Sabattini a spiegarlo. Si precisa che la crescita è un fenomeno quantitativo, strettamente legato alla produzione, mentre lo sviluppo è un fenomeno qualitativo incentrato sul miglioramento delle condizioni di vita. Cita Herman Daly, si deve bloccare la crescita quantitativa, ad esempio con un’utilizzazione diversa dalla produzione odierna, ma non lo sviluppo sostenibile. Diventa dunque prioritario il miglioramento del benessere della comunità conservando il patrimonio delle risorse ambientali, con un utilizzo minimo delle risorse esauribili.
Una bella serata dunque con molti spunti di riflessione che dovrebbero sollecitare anche l’agire dei nostri politici, quanto mai lontani da queste belle proposte.