Ricordare le vittime delle mafie

1 Aprile 2017

Lenzuoli contro la mafia. Palermo, 1993. © Shobha/Contrasto

Graziano Pintori

Dopo Roma, Niscemi (CL), Reggio Calabria, Corleone (PA), Casarano (LE) e Torre Annunziata il 20 e 21 Marzo 2002 Nuoro ospitò la 7^ giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Fu un giorno in cui si concentrarono decine di gonfaloni, sindaci, giunte e consigli comunali, associazioni del volontariato e parlamentari, esponenti dell’antimafia e parenti delle vittime della violenza mafiosa, semplici cittadini provenienti da ogni luogo della Penisola e della Sardegna per animare la giornata simbolo del risveglio e della vita. Ossia il primo giorno di primavera per risvegliare le coscienze e riappropriarsi del coraggio contro il sopruso e l’abuso delle mafie, le quali con la violenza e la paura riescono a condizionare negativamente la vita e la crescita civile di molte comunità.

Nuoro era fuori dai circuiti degli interessi mafiosi, penso che lo sia ancora oggi, nonostante tutto, ma ciò non vuol dire che la mafia sia totalmente assente, anzi la sua forza corruttrice matura dove prevale nei suoi confronti l’indifferenza, il distacco, la non partecipazione, condizioni che l’alimentano rendendola più subdola e per questo più corrosiva e più difficile da sradicare. In quegli anni nella nostra provincia oltre all’incremento del traffico della droga, si registrarono più di 250 attentati nei confronti di professionisti, imprenditori, inermi cittadini e soprattutto nei confronti delle amministrazioni e amministratori locali, con effetti devastanti per la democrazia. I numerosi commissariamenti che seguirono davano la sensazione della resa istituzionale davanti alla sopraffazione della violenza delle bombe e della paura.

Una condizione che facilitò l’attecchimento della “pedagogia mafiosa” anche nelle più lontane periferie, una sorta di violenza “grigia” in grado di condizionare il potere e la volontà democratica delle istituzioni in forme inquietanti. Davanti all’allarme sociale che allora si respirava a Nuoro e provincia, con Don Ciotti e Giampiero Farru, rappresentanti di Libera e CSV Sardegna, con il Comune di Nuoro, Avviso Pubblico, Anci Sardegna, Provincia di Nuoro, si volle fortemente celebrare nella nostra città la 7^ giornata della memoria e dell’impegno con la finalità di scuotere le coscienze e far capire che l’indifferenza, l’individualismo, la paura, l’arrendevolezza costituivano, in molte circostanze ancora oggi, la forza incredibile delle mafie e delle sub-mafie. Ricordo che questa formidabile esperienza diede vigore e determinazione al progetto politico/sociale denominato “Presidi Etici” e “Città Educative”, che aveva lo scopo di abbattere l’abulia che pervadeva molti strati sociali e nello stesso tempo ricucire le relazioni umane con il dialogo, indispensabile per capire soprattutto ciò che ci lega piuttosto ciò che ci divide.

I diecimila partecipanti alla giornata della memoria contro la violenza e le vittime delle mafie fece sentire Nuoro e tutti gli abitanti del territorio al centro di una immensa solidarietà umana, ci sentimmo tutti protagonisti e ancora più forte si radicò l’idea di superare e fermare la cultura dell’odio razziale, religioso, sociale. Ancora più forte si sentì il bisogno di assumere posizioni contro la violenza diffusa e, in modo particolare, contro la violenza alle donne e ai minori, incidendo direttamente nell’ambiente in cui la violenza stessa matura. Se la memoria non m’inganna a quel periodo risale la determinazione per riaprire il Centro Antiviolenza e il Centro di Accoglienza per le donne e minori vittime di abusi e violenza in ambito domestico e non. Come pure prese vigore il progetto “Pugni in Tasca”, servizio di prevenzione sui minori a rischio di giustizia, avvalendosi di operatori di strada.

La Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie svoltasi a Nuoro il 20 e 21 Marzo 2002 contribuì a diffondere nelle nostre coscienze e nelle nostre comunità una cultura fondata sulla legalità e sulla giustizia sociale, in opposizione alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto. La pratica della cittadinanza attiva e solidale s’insediò in molti di noi.

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