La campagna sentimentale di Melenchon

24 Aprile 2017
Roberto Musacchio
Comunque si voglia guardare al voto di ieri di certo la vecchia Francia non c’è più. I partiti storici conoscono una sconfitta bruciante, con i gollisti per la prima volta fuori dal ballottaggio presidenziale e i socialisti ridotti a cifre da Pasok.

Si affermano tre poli. Una destra in cui la continuità famigliare della dinastia Le Pen mette ancora più in luce il cambiamento di profilo in direzione di una matrice di populismo reazionario che guarda al malessere sociale e coerentemente sconta qualche defezione nella vecchia Francia che si riconosceva in Le Pen padre. Macron è l’invenzione dell’istant candidate per salvare il salvabile di un sistema che non tiene più. Melenchon fa un risultato straordinario, impensabile, se si sta alla realtà politica e non ci si lascia guidare dalla emozione del momento.
La sinistra francese non è in condizioni splendide. La esperienza di Hollande è stata devastante. Le forze alternative, l’alleanza del Front de Gauche tra Pcf e lo stesso Melenchon, venivano da un periodo di attriti e non erano particolarmente sulla cresta dell’onda. I movimenti erano stati importanti ma avevano viaggiato paralleli alla politica, anche per i limiti di quest’ultima. Sta di fatto che la campagna elettorale ha spostato e molto.

Melenchon vi ha immesso tutta la sua straordinaria energia costruendo quella che qui in Italia ameremmo chiamare una narrazione. Una narrazione originale con ingredienti antichi e nuovi, il richiamo ai valori del popolo e una modernissima capacità mediatica. Con un elemento che va tenuto bene presente: la partecipazione. Non è questa epoca in cui si riempiono le piazze facilmente. Le piazze della France Ensoumise sono state piene.

Riempie le piazze, a meno che non siano piazze di regime, chi ha messaggi forti e comprensibili insieme. Melenchon ha ricercato e voluto questa costruzione collettiva. Che è la cifra vera del successo raggiunto. A mio parere, oltre i singoli punti del programma, che per altro si sono andati dispiegando secondo l’andamento delle stessa campagna elettorale. Certo si possono avere sensibilità e idee diverse su punti come il che fare con l’Europa (e io li ho). Ma di Melenchon va apprezzato il discorso non prefabbricato e non fatto ex cattedra.

Per questo sbaglierebbe chi pensasse a qualcosa da ricopiare, perché ciò a cui guardare è la connessione sentimentale di gramsciana memoria. Se si guarda al voto che prende Melenchon si trova la mappa della Francia che soffre le sciagurate politiche del liberismo austero. La Francia delle aree attraversate dalla crisi, delle banlieu di Parigi e delle altre città, dei giovani. Saranno i loro voti a essere decisivi per battere Le Pen che per altro pesca nello stesso mare di sofferenza. Ma questi voti non saranno richiamati solo dal vecchio spirito repubblicano.

Certamente alle coscienze a cui si è richiamato Melenchon ripugna Le Pen. Ma per motivare un giovane delle banlieu di Parigi ad uscire da casa per andare a votare tra pochi giorni per un ex banchiere come Macron ci vuole non solo il giusto disgusto per la destra lepenista ma anche una prospettiva di futuro diverso. Di questa prospettiva ha cominciato a parlare Melenchon dicendo alla France ensoumise che si andrà avanti insieme e chiedendo loro di riflettere insieme sul che fare anche al ballottaggio. Chi scrive apprezza l’appello immediato a sbarrare il passo a Le Pen avanzato dal Pcf che indica la scelta per Macron. Ma lo stesso Pcf fa un discorso molto attento e compiuto sul contesto in cui nulla si può dare per scontato e a comando. Lo dovrebbe sapere anche Macron che farebbe bene a non credere che bastino le dichiarazioni di voto di vecchi sistemi politici sconfitti a garantirgli la vittoria e, soprattutto, il futuro. Futuro incerto.

Cosa verrà fuori dal crollo del vecchio sistema politico? Domanda pressante perché già incombono le elezioni politiche. Come ci si andrà? Appare chiara la volontà di Macron di costruirsi una maggioranza neo centrista smembrando il vecchio sistema politico e prendendo pezzi sia dal versante gollista che socialista. Si fa forte dell’appoggio degli establishment europei, delle grandi coalizioni come quella tedesca e dell’ennesima versione nuovista che incarna. La durezza della realtà lo metterà alla prova. Quello che conta è che la forza della France ensoumise vada avanti, già dalle politiche, e soprattutto nella società. Per essere pronti ad una alternativa, che potrebbe essere necessaria presto.

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