Un milione di Italiani senza diritti: approviamo subito la legge sulla cittadinanza
1 Maggio 2017Ilham Mounssif
Il movimento degli #ItalianiSenzaCittadinanza lancia una petizione, ribattezzata « petizione di civiltà », al fine di accelerare i lavori in Senato della riforma sulla cittadinanza, rimasta bloccata in Commissione Affari Costituzionali per oltre un anno e mezzo. Dopo la costante attività di pressing del movimento – riaccesa anche dalla clamorosa vicenda dell’accesso negato a Montecitorio che mi ha visto protagonista – la settimana scorsa é ripresa la discussione del ddl 2092 in materia di cittadinanza, dopo infiniti rinvii e silenzi.
Siamo oltre un milione di giovani italiani e italiane non riconosciuti che attendono di uscire dal limbo della nostra società. La quotidianità, nelle cose più semplici, ci ripropone costantemente la consapevolezza della nostra subcondizione, in ogni nostra scelta o intenzione. Non c’è giorno che passa senza pensare « come sarebbe stato se fossi italiana/o anche per lo Stato » , e tra i mille sospiri di rassegnazione si infrangono i nostri sogni, le nostre ambizioni, dalle minime esigenze ai grandi progetti di vita. Rinunciamo a tanto, siamo soggetti a non poche ingiustizie e discriminazioni. Noi italiani di seconda generazione, figli di immigrati e non venuti in Italia per scelta. Nati e cresciuti come italiani di seconda categoria, non italiani. Perennemente legati a permessi di soggiorno che ci sbattono i faccia la lugubre realtà di non poterci mai identificare in una Patria.
Stufi della nostra subcondizione vogliamo lanciare un forte segnale che porti la nostra politica a guardare in faccia una realtà ben consolidata e ad avere il coraggio di cambiare l’attuale legge. Peraltro si tratterebbe di un’ integrazione della normativa vigente, e non un’eccelsa riforma o rivoluzione come spesso si descrive, per distorcere la realtà dei fatti, e strumentalizzare la questione al fine di “tirare voti” in favore o contro, in questo clima di eterna propaganda.
L’attuale disciplina in materia di cittadinanza, regolata dalla legge 91 del 1992 – di ben 25 anni fa – é basata sul principio dello ius sanguinis. Prevede inoltre:
- la cittadinanza al minore in seguito alla naturalizzazione del genitore straniero se vive con lo stesso in maniera stabile e comprovabile;
- cittadinanza al minore nato in Italia da genitori stranieri, se risiede nel territorio della Repubblica in maniera ininterrotta, a partire dai 18 anni, su sua richiesta entro un anno dal compimento della maggiore età.
- cittadinanza a coloro non nati in Italia, al compimento dei 18 anni, solo se hanno maturato 10 anni di residenza e se superano i requisiti di reddito.
La riforma introduce 3 fattispecie, che rispondono alle esigenze delle attuali istanze sociali:
- ius soli temperato, per cui al nato in Italia é concessa a cittadinanza solo se figlio di stranieri possessori di permesso di soggiorno UE di lunga durata ( quest’ultimo richiede 5 anni di residenza, superamento dei requisiti linguistici, di reddito e di alloggio);
- ius culturae, per cui il nato o arrivato in Italia entro i 12 anni di età diviene cittadino se ha frequentato regolarmente per 5 anni uno o più cicli di studio, oppure alla conclusione positiva di un corso di formazione primaria
- cittadinanza per naturalizzazione a coloro giunti in Italia tra i 12 e 18 anni di età, se vi risiedono legalmente da 6 anni oppure se hanno frequentato e concluso un ciclo di studi
L’attuale riforma é approdata in Parlamento grazie alla proposta di legge di iniziativa popolare da parte di ventidue organizzazioni sociali e sindacali che tra il settembre 2011 e il marzo 2012 hanno promosso la campagna “L’Italia sono anch’io” raccogliendo più di 200mila firme. Il 13 ottobre 2015 la Camera dei Deputati decise con uno storico voto che “chi cresce in Italia è italiano”, approvando la riforma che invece ha trovato al Senato una pila di oltre 8 mila emendamenti di carattere ostruzionistico – quasi tutti firmati Lega Nord – e solo negli ultimi giorni la Commissione Affari Costituzionali ha iniziato a sfogliare. Peraltro ci sono titubanze anche nell’ala centrista, non convinta dello ius soli per quanto esso sia temperato.
Insomma la volontà politica, e i suoi giochi, non pare compatta e decisa a compiere questo mezzo passo di civiltà : « mezzo » per via delle trattative al ribasso sul ddl tra le attuali forze politiche, che quindi solo in parte soddisfa la proposta promossa della campagna “L’Italia sono anch’io”. Se la riforma non dovesse esser portata a compimento sarebbe inoltre una grave mancanza nei confronti dei cittadini che hanno avanzato la proposta di legge, tra i pochi istituti di democrazia partecipativa che il nostro ordinamento garantisce, testimoniando quindi la necessità di tale di aggiornare la legislazione in materia di cittadinanza.
La nostra petizione intanto ha raccolto il 5 giorni 20mila firme, ulteriore segnale di come tale riforma sia urgente. Ignoreranno anche questo? I nostri diritti non possono più attendere, non é accettabile continuare ad essere stranieri in casa propria. Il nostro Paese solo con la via dell’integrazione può risolvere le sfide sociali che si trova ad afforontare, e come pensa di superarle al meglio senza riconoscere i suoi figli che per altro non hanno bisogno di integrazione alcuna, in quanto di fatto italiani ?