Prove tecniche di ordinaria disumanità e nuovo colonialismo
1 Settembre 2017[Marco Revelli]
Non troviamo altro modo per definire nella sostanza il significato del “vertice di Parigi”. Un’iniziativa che gronda ipocrisia nel modo con cui è presentata. E che sancisce la vocazione dell’Europa a coniugare la propria “guerra contro i poveri” con una forma inedita di nuovo colonialismo nei suoi contenuti. I tratti dell’operazione sono chiari, a saper leggere dietro il velo d’ignoranza costruito dal linguaggio diplomatico: estendere i confini dell’Europa fino alla portata dello sguardo, così da tenere i disperati della Terra fuori dalla nostra vista. Spostare le barriere dall’acqua alla sabbia: spariranno nel deserto, fuori da sguardi indiscreti, anziché affondare nello stesso mare blu delle nostre vacanze. Non li dovremo più vedere affogare quotidianamente nel Mare Nostro, creperanno nel deserto loro. E se qualcuno dovesse sfuggire a quella prima barriera, ci abbiamo già pensato noi, col “Codice Minniti” a svuotare il mare da osservatori scomodi – le “famigerate” ONG – malati di “estremismo umanitario” (sic!).
Pagheremo profumatamente per questo. Pagheremo – anzi, già paghiamo – le milizie che taglieggiano, torturano, stuprano e assassinano in Libia e lungo tutta la tratta che dall’Africa subsahariana sale verso di noi. Pagheremo gli “scafisti”, gli stessi che accusiamo di tratta degli schiavi, perché da trasportatori di carne umana si trasformino in macellai o in custodi degli spazi. Saranno gli stessi di prima, ma ora lavoreranno per noi.. Pagheremo i signori della guerra che governano (si fa per dire) quei paesi: li pagheremo in dollari, euro, oro, ma anche armi per addomesticarli ai nostri progetti. Alcuni saranno lì, a Parigi, alla tavola dei Signori. Altri sono già stati reclutati dai nostri emissari – servizi, mercanti di cannoni, uomini di finanza e di banca, funzionari d’ambasciata – e stanno scritti lì, nei protocolli della Nuova Europa, sotto dizioni immaginifiche: “sindaci libici”, capi tribù del Fezzan e del Sahel, i gioielli che Marco Minniti porta in dote a Angela Merkel ed Emmanuel Macron che gentilmente ringrazioano e approvano, mettendo il proprio suggello.
Questo stanno facendo, appunto, nell’”incontro a quattro”: approveranno l’”accordo Italia-Libia” riesumando un morticino con la sola forza delle parole; loderanno il “codice Minniti”, dando all’”inversione morale” che introduce il “crimine umanitario” status continentale; benediranno l’accordo tra Minniti (ancora lui!) e i 14 “sindaci libici” oltre ai 40 Capi-tribù del confine meridionale libico; si impegneranno per “un’azione comune che tenti di rafforzare la cooperazione con i Paesi d’origine (dei migranti) al fine di contrastare le cause profonde, prevenire le partenze e migliorare la capacità di far rientrare volontariamente i migranti clandestini nei loro paesi d’origine”, confermeranno “la loro determinazione a contrastare i flussi migratori prima che giungano in Libia” e si compiaceranno della cooperazione del Niger e del Ciad (i cui leader saranno presenti al vertice insieme ai rappresentanti libici, ndr) con l’obiettivo di affrontare le sfide della migrazione irregolare e della tratta degli esseri umani” (così recita il documento .ufficiale preparatorio); appoggeranno ”una maggior presenza di strutture governative nel nord del Niger e del Ciad… rinforzando i programmi esistenti che puntano a migliorare il controllo delle loro frontiere settentrionali con la Libia”.
Naturalmente copriranno tutto ciò con parole nobili e motivazioni politicamente corrette auspicando che quegli insediamenti governativi possano assistere i dispersi nel deserto (una sorta di Missione Triton di terra) e che Unhcr e Oim possano presto istituire postazioni umanitarie in Libia…E’ questo il modo con cui l’Europa affronta la Globalizzazione giunta ai suo terzo stadio: quello del nuovo “confinamento”: creando frontiere politiche trans-territoriali. Rencintando nuovi spazi oltre quelli codificati dai vecchi Stati Nazionali. Rendendo strutturale la propria antica e sempre rinnovata vocazione coloniale
Siamo a fine agosto, ma L’Europa di Parigi non è per nulla diversa da quella che nel luglio del 2015 ostentò con intento pedagogico la propria disumana volontà di vendetta contro la Grecia di Alexis Tsipras. Ancora una volta il motto “Guai ai poveri”.