Chi è più povero del povero?
Patrizia Ruiu
In tutta Italia ci sono circa 4 milioni di precari, in maggioranza donne. La Sardegna non differisce dal resto del paese: più del 70 % dei contratti di lavoro che vengono stipulati fanno riferimento alla legge 30 e, anche in Sardegna, la maggior parte dei precari è di sesso femminile. Questo dato significa che, tra le altre cose, che la questione di genere è tutt’altro che risolta e che si va sempre a colpire, invece che a tutelare, le fasce meno protette della società. La lotta al precariato, con la riforma della legge 30, era nel programma elettorale dell’Unione, anche se la classe politica che ci governa pare averlo scordato. Nell’immenso programma di ben 282 pagine, la piaga del precariato è citata ben 28 volte. Chi minaccia, allora, il governo? Chi chiede il rispetto del programma o chi dimentica di averlo firmato? Ma cos’è una lavoratrice/e precario? Una persona che sul posto di lavoro ha solo doveri e nessun diritto. Chi come me ha avuto la sfortuna di laurearsi nel 1997 è stata investita in pieno dal pacchetto Treu. Quei pochi maledetti e subito, sono diventati troppi stramaledetti e ancora!
Con il pacchetto Treu si chiamavano: prestazione occasionale, Co co Co etc; con la Legge 30 sono cambiati i nomi, per lo più in lingua inglese, ma lo sfruttamento è lo stesso. La condizione psicologica in cui si trova a vivere il precario/a di lunga durata,non può essere compresa empaticamente, si può solidarizzare con i precari, ma se non ci si trova nella stessa condizione è molto difficile capire. Dopo i primi due/tre anni la flessibilità si trasforma in precarietà che comincia ad invadere ogni ambito della tua vita.
Una precarietà di lunga durata, ti ancora fortemente al presente, ti nega la possibilità, anche solo, di sognare il tuo futuro; perché la realtà che vivi ogni giorno è fatta di scadenze ben precise: il giorno che ti stipulano il contratto, la relativa tranquillità dei primi mesi, l’ansia successiva che ti assale a metà percorso; il sentimento a metà tra rivolta e rassegnazione nel mese della scadenza del contratto. La solitudine è sicuramente la componente psicologica fondamentale del lavoratore atipico/a, infatti, è molto difficile che si crei la solidarietà vera e propria all’interno delle aziende, proprio perché ognuno è costretto a pensare solo per se: il suo contratto, la sua scadenza, la sua retribuzione.
La precaria/o è sola con il suo datore di lavoro a contrattare il suo Presente, perché di futuro non si può parlare. L’azienda naturalmente opera delle differenze tra le lavoratrici e i lavoratori atipici. Solitamente quelle più evidenti sono quelle salariali: superfluo aggiungere che anche con le stesse mansioni gli uomini sono pagati più delle donne. Se c’è da stabilizzare qualcuno i maschi sono i primi a essere presi in considerazione e non subiscono l’invadenza delle domande sulla loro vita intima, visto che non corrono il rischio della maternità, primo fattore penalizzante per la donna lavoratrice (alla faccia delle politiche per la famiglia). Da tutto questo nasce a lungo andare l’incapacità di sognare il proprio futuro; il precario/a preferisce non pensarci, anche perché esiste un diffuso pessimismo suffragato da dati certi. Come si fa a pensare a comprarsi una casa, a mettere su famiglia, o anche solo comprare una macchina, quando sulla tua fronte hai incisa una data di scadenza? Il dramma della precarietà è che inizi a vivere un eterno presente. La precarietà ti toglie anche solo la capacità di sognare il tuo futuro. Il nuovo capitalismo, sempre più aggressivo risponde con le guerre preventive alla voglia di libertà e giustizia dei popoli; in politica economica con una serie di provvedimenti che annullano i diritti conquistati dai lavoratori con anni di lotte sindacali. Proprio per questo ora più che mai bisogna trovare la forza per reagire e far capire che il fronte non è spaccato e che le conquiste di diritti delle/i lavoratrici/ri sono conquiste di tutti. Perché abbiamo il dovere politico e morale di restituire ad un’intera generazione il diritto e la possibilità di sognare il proprio futuro.
Patrizia Ruiu
Segreteria Provinciale PRC-SE Nuoro