Cinquantamila ragioni per esserci

7 Febbraio 2010

Paga degli operai (affresco del Romanino, 1531-1532, Trento)

Redazionale

Con la manifestazione dei cinquantamila i lavoratori hanno dato una risposta importante all’arroganza del padronato e alle complicità del governo: hanno ribadito che la crisi dell’attuale modello industriale deve essere contrastata, che il capitalismo non può salvaguardare i propri interessi facendo pagare alla collettività il prezzo della crisi. I bisogni dei lavoratori sono più importanti e le imprese non possono trasferire i propri impianti in altre aree geografiche perché i costi di produzione sono più bassi: non possono farlo soprattutto dopo aver attinto dalle casse dello Stato lauti finanziamenti.
Subito dopo lo sciopero Cappellacci si è presentato in televisione, ha parlato come se fosse in campagna elettorale nel tentativo di attribuirsi meriti nella conduzione di questa vertenza. Nei comportamenti di questi dirigenti riemergono vecchi trasformismi, i soliti tentativi di scaricare su altri responsabilità che invece condividono esclusivamente con le multinazionali.
E’ vero, manca una visione alternativa della società e dello sviluppo, ed è urgente costruirla. Il ritardo della politica e dei sindacati è notevole. Eppure se la sinistra ha perso la capacità di proporre modelli e dare risposte, non bisogna dimenticare che i rappresentanti del centro-destra infiltratisi nella manifestazione del 5 febbraio sono gli stessi che hanno contribuito alla rovina degli operai in lotta.
È indispensabile che il lavoro sia garantito e le migliaia di persone coinvolte – non soltanto Alcoa ma anche Vinyls di Porto Torres, contadini e pastori, addetti ai call centers, docenti studenti e artigiani – siano sostenute in una battaglia comune.
Tutti i manifestanti sono stati in piazza per rivendicare un lavoro e una vita dignitosa. Chi non ha partecipato ha sbagliato.
La precarietà dell’esistenza è un danno inaccettabile. Il diritto al lavoro deve essere garantito da un cambiamento strutturale dell’economia e dei sistemi sociali. Serve l’unità, la presenza anche fortemente critica ma solidale, di tutti, e quella visibilità che ieri ha invaso Cagliari, le televisioni e i giornali. E’ una lotta che non dovrà interrompersi finchè ci sarà anche un solo un operaio disoccupato, a causa di questo liberismo.

1 Commento a “Cinquantamila ragioni per esserci”

  1. Mariano Orrù scrive:

    Bene, che dico benissimo cara Redazione.
    Io aggiungo, in modo molto critico, si alle alleanze e all’unità delle lotte,
    riconoscendo però non solo gli infiltrati del centro destra, ma, anche chi a Sinistra sostiene Riforme che non porteranno al nulla di fatto, se non, alla riconferma di personaggi stantii, che già in passato hanno dimostrato le loro
    misere capacità e interessi politici.
    Voi per primi dovreste appoggiare, dando loro visibilità mediatica, tutti quei movimenti e partiti, che meritano, perchè sempre presenti, anche quando c’è
    da prendere manganellate. E’ ovvio è chiaro a tutti che bisogna alzare il tiro nelle lotte…..quanti Riformisti sono disposti a questo?
    Quanto, gli operai in lotta sono disposti ad ammainare certe bandiere e smetterla di andare sotto al vaticano in pellegrinaggio?
    Un saluto a pugno chiuso e un hasta siempre a tutti.

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