Turchia e dintorni. Considerazioni sopra le dichiarazioni di un ambasciatore
16 Luglio 2018[Emanuela Locci]
Ieri mentre scrivevo il mio contributo per la rubrica Turchia e dintorni, sulla presenza armena nell’Impero ottomano, mi sono imbattuta su un video in cui si riproponeva la relazione che l’Ambasciatore di Turchia, Murat Salim Esenli, ha presentato in occasione in occasione della conferenza intitolata: “La Turchia nell’era del presidenzialismo-esecutivo. Quali possibili sviluppi nel rapporto con l’Unione europea”, che si è tenuta a Roma, organizzata dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e dall’associazione Turchia in Europa da subito, coordinata dal direttore della rivista “Diritto e Libertà” e corrispondente di Radio Radicale da Ankara, Mariano Giustino. Ho trovato l’intervento molto duro, e in alcune sue parti anche condivisibile, per altri versi le sue dichiarazioni hanno stimolato la mia curiosità. L’Ambasciatore si è sentito libero di esprimere il suo pensiero, e nello stesso modo vorrei farlo io. Lui da Ambasciatore, io da storica, visto che l’Ambasciatore mi pare uomo di dialogo, perfetto, dialoghiamo.
Da subito l’Ambasciatore pone il problema dell’adesione della Turchia all’Unione Europea, sottolineando che in molte occasioni l’UE ha sbagliato approccio nei confronti della Turchia, facendo promesse che dopo non sono state mantenute. Su questo punto mi trova in linea di massima d’accordo. Alcuni paesi europei, molto forti e influenti hanno per anni posto il proprio interesse nazionale al di sopra di quello europeo, sbagliando. Vero è che l’Unione ha commesso un errore quando ha permesso l’ingresso di Cipro senza aver preventivamente risolto il problema turco-cipriota. Vero è che la Germania e la Francia hanno giocato un ruolo fondamentale nell’esclusione della Turchia, che i paesi amici dei turchi non sono riusciti ad arginare, sempre per questioni di politiche interne, altro errore che denota la debolezza intrinseca dell’Unione. Vorrei ricordare ai più che da quando la Turchia ha iniziato il percorso verso la piena adesione, l’Unione ha finanziato i vostri sforzi verso la democratizzazione in alcuni ambiti politici e sociali. Tengo anche a dire che la Turchia, come gli altri paesi, non può negoziare la sua adesione. Si è deciso di avviare un percorso in cui non è prevista la negoziazione, ma l’accettazione di indicazioni che tendono al raggiungimento di standard e obiettivi. Lamia domanda quindi è: siete pronti al multilateralismo con tutto ciò che esso implica, e alla limitazione della sovranità nazionale?
Vero è che la Turchia sta affrontando sfide molto importanti, prima fra tutte la presenza di 4 milioni di profughi, per cui secondo l’Ambasciatore la Turchia ha speso di tasca propria 30 miliardi di dollari. A questo proposito vorrei puntualizzare che qualche contributo ve lo abbiamo dato anche noi, cittadini europei, con i soldi delle nostre tasse, nella convinzione che il problema profughi non sia solo vostro ma anche nostro. Molto è stato fatto e molto c’è ancora da fare, ma eviterei di indossare l’abito del vittimismo.
Le dichiarazioni del rappresentante del governo turco si sono poi spostate sulla figura del presidente Erdogan e sul risultato delle elezioni, parole testuali: «vorrei ricordare che il presidente ha ottenuto il 53% dei voti ed è stato eletto al primo turno».
Rispondo io: è vero, però bisogna considerare il clima in cui si è svolta la campagna elettorale, l’effettivo accesso ai media per tutti i candidati, la libertà reale che tutti i partiti hanno avuto. Non dimentichiamo che tutto si è tenuto sotto lo stato di emergenza, che di per se non è uno stato di vita “normale”. Inoltre le elezioni sono state indette con largo anticipo, anche questo non è nella prassi normale. Quindi il risultato è a mio avviso falsato già alle origini, ma questo è un terreno di discussione ampio, in cui farei rientrare anche l’aspettativa di democrazia dei cittadini turchi. Lei ritiene che i suoi concittadini siano stati messi nelle condizioni ottimali per ottemperare al loro diritto di voto in modo pieno e trasparente?
L’Ambasciatore ricorda che il presidente ha il pieno sostegno della sua popolazione, che questo ci piaccia o meno.
Io rispondo: Caro Ambasciatore, se volete veramente entrare nell’Unione, deve piacere anche a noi, che a voi turchi piaccia o meno. Non vorrete cadere nell’errore che avviamo fatto noi di anteporre l’interesse nazionale a quello comunitario?
Lei dice che Erdogan ha il mandato di «soddisfar le aspettative della popolazione turca in generale».
Io rispondo: si è vero, ma ha un altro mandato, sempre in ottica europea, soddisfare anche le nostre aspettative, altrimenti torniamo al peccato originale in cui ogni paese coltiva il suo orto e non scambia le verdure con il vicino, e in definitiva non gli rivolge neanche la parola. E quando lei dice che il suo presidente non deve rispondere all’opinione pubblica italiana, commette secondo me un’ingenuità di termini, perché se veramente volete entrare nell’Unione, che è un organismo sovranazionale, da uomo politico rispondi a tutti, non solo a chi ti ha votato, perché rispondi ai cittadini, non italiani, francesi o tedeschi, ma europei. E non starò a ripetere se vi piaccia o meno.
Lei parla di populismo in Europa, io rispondo che ha ragione, ma le vorrei ricordare che c’è anche da voi, e che il suo presidente lo sta cavalcando molto bene. Il populismo è da combattere, non da foraggiare. Cosa sta facendo la Turchia a questo proposito?
L’Ambasciatore poi tocca il tema degli emendamenti alla costituzione derivati dal referendum del 2017, lei dichiara che Erdogan è chiamato a essere ancora più responsabile. La prego di chiarire questo concetto. La mia domanda è: responsabile di fronte a chi? al popolo? Non certo di fronte al parlamento, o ad altri organi detentori di potere statale, direi, no?
Evidentemente abbiamo una diversa visione della forma di governo che è chiamata democrazia, che si basa anche su una rigida divisione dei poteri e aberra l’accentramento degli stessi nelle mani di una sola persona. Secondo la nostra visione è sconsigliabile che il vostro presidente si prenda questa responsabilità. Da qui nasce la domanda, e siccome io di mestiere scrivo libri di storia e ho l’obbligo di non essere diplomatica: lei ritiene che oggi la Turchia sia uno stato in cui vige lo stato di diritto? Dialoghiamo su questo, è un argomento che mi interessa molto, e interessa milioni di cittadini europei.
L’Ambasciatore dichiara anche che non abbiamo compreso l’importanza del fatto che Erdogan con le sue azioni ha impedito che i militari potessero riprendere il potere, come era già capitato in passato, e aggiungo io: dallo studio delle carte europee, seguendo anche alcune indicazioni dell’Unione.
E qui rispondo: si Erdogan ha seguito alcune direttive dell’Unione, ma le propongo un’altra chiave di lettura, e le pongo una domanda allo stesso tempo. Lo ha fatto per adempiere alle direttive o ha strumentalizzato le stesse per indebolire un probabile concorrente nella gestione del potere? Attendo una sua esaustiva risposta, così dialoghiamo anche su questo tema.
La relazione dell’Ambasciatore prosegue poi toccando il tema dei diritti umani e del loro mancato rispetto. Concordo con lui sul fatto che non abbiamo una visione chiara della situazione in Turchia. Io personalmente sono ignorante (sarà per mia mancanza o perché non sono dati facilmente reperibili da fonte governativa). Le chiedo quindi di fornirmeli lei, io li studierò, li confronterò con fonti non governative e dopo possiamo anche aprire un dibattito. Collegato a questo tema lei parla della lotta al terrorismo e riferendosi a FETO dichiara: Abbiamo dovuto perseguitarli.
Rispondo: spero sinceramente sia stato un errore di traduzione, se così non fosse le vorrei solo ricordare che il uno stato di diritto non si perseguita nessuno (le parole hanno un significato preciso, in italiano come in turco, le parole sono importanti). Se non è un errore di traduzione, quando lei lamenta il fatto che non sono stati aperti i capitoli 23 e 24 su diritti umani e magistratura, la mia domanda è: lei è sicuro che la Turchia abbia di base il curriculum adatto per l’apertura di questi capitoli? Lei pensa che la sua nazione abbia “il minimo sindacale” degli standard europei? Se così ritenete non dovrebbero esserci problemi a rendere operativa la commissione di Venezia che è chiamata a verificare gli standard i democratizzazione e in particolare il tema dei diritti umani.
Inoltre a proposito del tema del tentato colpo di stato e della ricerca dei responsabili. Mi pare vi siano molte zone scure sulla faccenda. In particolare vorrei capire se è stata avviata un’indagine parlamentare sulla questione. A suo tempo il presidente Erdogan propose un’indagine di questo genere, ma mi pare che la proposta non abbia avuto seguito. È così?
Per ciò che concerne il tema lotta al terrorismo il dibattito sarebbe molto ampio, prima sarebbe necessario chiarire a priori il significato di terrorismo e indicare chiaramente le organizzazione a cui vi riferite, (e qui chiudo la parentesi).
Riprendendo la relazione, è vero che la Turchia a diritto di guardarsi a 360°, ma lo state facendo da anni, dagli anni Novanta, con la teoria del neo ottomanesimo, con gli ingenti investimenti all’estero, anche in terre molto lontane, attraverso accordi bilaterali. La mia domanda è: lei è certo che la Turchia abbia la forza economica per portare a termine il suo ambizioso progetto di espansione economica e di influenza? Nello scacchiere del Mediterraneo, come altrove?
Lei inoltre dichiara che se l’Unione, l’Italia non si sveglia voi: «continueremo ad agire a modo nostro». Questo è a mio avviso un errore politico, perché nella nostra visione europeista il “modo nostro” non deve esistere.
Su molti fronti abbiamo sbagliato nel portare avanti la nostra convenienza europea, non fate lo stesso errore portando avanti solo la convenienza turca, non porterà dei benefici per nessuno, specialmente nel lungo periodo.
E usando le sue stesse parole le dico che: gli amici raccontano verità amare.
E usando le mie dico: parliamo, aiutateci a capire il vostro punto di vista, perché anche se possiamo avere posizioni in parte divergenti, rimaniamo quello che siamo: uomini. E l’eloquenza è un dono che non ci manca, usiamolo.
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